Commedia sul significato dell’educazione, sottile e profonda, colta e dalla leggerezza tagliente, ironica e immensamente divertente «The History Boys» di Alan Bennett, portata ora in scena per la prima volta in Italia con la regia di Ferdinando Bruni e Elio De Capitani, è uno spettacolo giocato su ritmi sostenuti, ben recitato, allegro, brillante, foriero di riflessioni e quanto mai attuale. La storia è quella di un gruppo di studenti di un college inglese di provincia che si preparano per gli esami di ammissione possibilmente a Oxford o Cambridge, dando così prestigio alla scuola come vorrebbe lo sciocco preside, ben interpretato da Gabriele Calindri. A questo fine convoca il giovane professore Irwin, spregiudicato e molto attento all’arte del saper apparire, cui Marco Cacciola ben dà toni velati di insicurezza, che deve «modernizzare » i ragazzi. Si scontrano così due modi di concepire lo studio e la cultura, quello di Irwin finalizzato a ben apparire «sul mercato del sapere» e quello rappresentato dai vecchi professori come miss Lintott, la brava Ida Marinelli, che insegna con nitida serietà storia e il più cialtronesco, anarcoide, omosessuale, confuso Hector che insegna letteratura, magnificamente reso da Elio De Capitani in un’infinità di sfumature dal trombonesco al raffinato, dal cinico al disperato. Professori che cercano di dare ai ragazzi i mezzi per leggere la realtà ponendo l’attenzione all’educazione dei sentimenti che non hanno vita casuale ma prevedono uno sforzo di formazione e di cultura e per Hector la poesia insegna a vivere meglio. Bravi gli otto giovani attori, ben scelti e ben diretti e tra battute folgoranti, citazioni e canti, tra pulsioni e scherzi, lo spettacolo, divertendo e suscitando riso e sorriso, fa trapelare anche come sia importante educare con responsabilità le facoltà non-razionali, quelle che danno l’energia per essere.
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