Dalla rassegna stampa Libri

Michael Cunningham "Come Thomas Mann cerco la storia d´amore definitiva"

Lo scrittore americano e il suo ultimo libro, che racconta così: “Confesso, Morte a Venezia è stato il mio modello”

NEW YORK – A cominciare dalla metà degli anni Ottanta, Michael Cunningham ha scritto un romanzo mediamente ogni cinque anni, raggiungendo il successo planetario con The Hours, insignito del premio Pulitzer nel 1999 e quindi adattato in un film molto popolare con protagonista Nicole Kidman. Non ha avuto lo stesso successo con il successivo Giorni memorabili, nel quale riproponeva la struttura narrativa in forma di trittico, e negli ultimi anni ha scritto due sceneggiature, cimentandosi in un caso anche come produttore. Cunningham è un uomo brillante, spiritoso e colto, che mette al centro dei propri romanzi l´ineluttabilità di sentimenti caratterizzati dalla fragilità, ed il rapporto tra passioni divoranti ed una fallacia che provoca sgomento. Molto spesso le storie che racconta ruotano attorno ad amori gay o ad attrazioni omoerotiche, ed è così anche per il nuovo romanzo, intitolato Al limite della notte. Il libro, in uscita in questi giorni in Italia per Bompiani (pagg. 286, euro 17,50 traduzione di Andrea Silvestri), è ambientato nel mondo dei galleristi d´arte newyorkesi, ed ha per protagonisti una coppia di mezza età, Peter e Rebecca, che vengono turbati dall´arrivo improvviso di Ethan, il giovanissimo fratello della donna. Il ragazzo, che è soprannominato “l´errore”, ed ha avuto seri problemi di droghe, è intelligente e conturbante, e suscita in Peter una travolgente attrazione erotica. La presenza improvvisa di un ospite che mette in crisi una situazione di stabilità e successo è un espediente letterario certamente non nuovo, ma Cunningham lo rivisita con abilità e sincerità, e nella descrizione dell´irresistibile attrazione omoerotica ha in mente un modello letterario alto quale Morte a Venezia. «È uno dei libri più importanti della mia vita, al quale devo molto» racconta nel suo appartamento di New York, non molto lontano dal loft di Soho nel quale abitano i protagonisti del romanzo. “Thomas Mann ha immortalato una grande storia d´amore. Non racconta la storia di un anziano che si invaghisce di un ragazzino, ma una ricerca di bellezza. Non si tratta di lussuria ma di un´idealizzazione».
Proprio in Morte a Venezia Mann scrive che «l´arte è vita ad un gradino più alto».
«Sono d´accordo, con un´aggiunta fondamentale: è un errore separarle. L´arte è parte della vita».
In The Hours uno dei personaggi era Virginia Woolf. Come mai i suoi libri hanno spesso un rapporto diretto con altri autori?
«Amo la letteratura, è una parte centrale e determinante della mia esistenza. Non riesco a distinguerla dalla mia esperienza umana. E tra gli autori di riferimento, oltre alla Woolf e a Mann voglio citare Walt Whitman».
Ha degli scrittori di riferimento contemporanei?
«Denis Johnson, più di ogni altro, ma anche Joanna Scott».
Peter, il protagonista, è un uomo che ricerca il bello in un mondo dell´arte che privilegia il provocatorio e il nuovo ad ogni costo, e, spesso, programmaticamente, il non bello.
«Ho voluto esprimere le mie forti perplessità sull´arte contemporanea. Sulla sterilità della provocazione, e sulla superficialità con cui si celebra il nuovo. Mi chiedo che spazio si sia lasciato alla bellezza. È così raro trovare qualcosa di bello e onesto, ma non siamo cambiati molto da quando Michelangelo ha dipinto la Cappella Sistina. Abbiamo un bisogno disperato di bellezza duratura».
Quanto è autobiografico il personaggio di Peter?
«Tutti i miei personaggi lo sono, anche la lucertola di Giorni memorabili».
Lei racconta anche una crisi matrimoniale.
«Non volevo fare un discorso generale sul matrimonio, ma raccontare la storia di due persone dignitose ed estremamente normali che hanno vissuto insieme molto a lungo e ora sono in crisi. Credo che questa normalità renda il tutto più doloroso e spero anche più sincero».
Anche lei, come Jonathan Franzen, ha dedicato il romanzo al suo editore, Jonathan Galassi.
«Era ora che almeno due scrittori lo facessero. Ritengo che sia uno dei più grandi editor di sempre. Sarà ricordato come Maxwell Perkins».
Il libro inizia con una citazione di Rilke: «Nulla è il bello, se non l´emergenza del tremendo».
«È ancora la ricerca della bellezza pura, quella che annichilisce e salva il mondo».
Ritiene che sia mutato il modo di raccontare l´amore?
«Credo che l´uomo proverà sempre le stesse emozioni, e cercherà sempre di raccontare l´amore: quello che cambia è solo lo stile. Stiamo cercando ancora la storia d´amore definitiva».
È cambiata la maniera di scrivere, in un mondo in cui si comunica per e-mail e sms?
«Penso di sì, ma non sono tra coloro che vedono ciò solo come un pericolo. Le nuove tecnologie possono rappresentare un´opportunità della quale bisogna tener conto. Se si pensa a quanto fossero lente le corrispondenze di un tempo, ritengo molto più soddisfacente l´immediatezza della comunicazione dei nostri giorni».
Ritiene che si possa sfuggire ai propri sentimenti?
«Si è possibile, ma perché dovremmo farlo? Io credo che dobbiamo seguire le nostre passioni anche a rischio di finire in zone oscure. Senza passione non saremmo esseri umani».
Qual è a suo avviso la più bella storia d´amore mai scritta?
«Quella di Dante e Beatrice nella Divina Commedia».

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