Una madre, una figlia intraprendente e tre possibili padri su un’isola greca dell’Egeo
mamma (grande, con figlia quasi sposa) in salopette. Devi essere un’ex ragazza degli anni Settanta per indossare un indumento che imprigiona dalle caviglie al collo che non portano più nemmeno operai e bambini. È una scelta, anche romantica, che si fa con la consapevolezza che la scomodissima tuta più che vestirti parlerà di te. Così è anche nel film Mamma mia! di Phyllida Lloyd, il personaggio di Donna-Meryl Streep lo intuisci dalla prima inquadratura e il succo della sua storia svelato dal diario (altro rimando generazionale) contiene molti temi di quegli anni, dalla libertà sessuale in poi. Da ragazza ha fatto l’amore con più uomini e non sa chi è il padre di sua figlia quindi la cresce da sola, si inventa un lavoro in un’incantevole isoletta della Grecia e va avanti con la famiglia che c’è, con le amiche-compagne di una vita, ex rockettare allegramente single. E la figlia Sara-Amanda Seyfried che fa? La fidanzatina pronta a sposarsi a vent’anni con il primo amore e determinata a rimettere ogni cosa al suo posto, a incollare i pezzi secondo lo schema classico, alle ortiche la rivoluzione e le scelte di sua madre, ogni ragazza ha il suo sogno e il suo è diverso, lo spiattella all’inizio del film: «Voglio un matrimonio perfetto e voglio che mio padre mi porti all’altare».
Mamme ex ribelli con figlie che sognano l’abito bianco allora? E’ soltanto un copione o sono andate a finire così le cose? Qualcuna si è rivista in certe scene del film, e qualcun’altra ha sbuffato: «Banalità, non sono così i ragazzi di oggi».
Rifiuta questa lettura Lidia Ravera. Scrittrice e giornalista, ha un figlio di 31 anni e una di 28 che «non si sognano affatto di sposarsi, convivono felicemente. Perché dovrebbero buttare denaro in un matrimonio e in un abito bianco? E non credo che i miei figli siano un’eccezione, i loro amici sono uguali». Ravera nel ’76 scriveva «Porci con le ali», argomento: la sessualità degli adolescenti, due milioni di copie vendute, nessuno prima di lei aveva iniziato un libro così, «Cazzo. Cazzo cazzo cazzo. Figa», nessuno scriveva di masturbazione, amore di gruppo, omosessualità (e del sesso libero come un diktat). La Procura di Roma ordinò il sequestro del suo libro per oscenità. Ecco, qualcuno sostiene che se hai una mamma così poi ne desideri una che stia a casa a fare la torta di mele e il tuo sogno diventa il maritino, il dalmata e la station wagon. Non orfanotrofio. Per ideali, impegno e passioni sono come noi. E siamo uguali quando ci innamoriamo: noi passavamo ore incollati al telefono, loro su Facebook, è lo stesso. Nel privato però fanno scelte diverse».
Altra mamma e figlia, altra storia. Daria Colombo, su una madre ex sessantottina ci ha appena scritto il suo primo romanzo (Meglio dirselo, Rizzoli), in parte parla anche di sé, la generazione è quella. Il rapporto con sua figlia lo definisce idilliaco, «è una persona che mi piace molto» (anche se ha fatto fatica a «perdonarle» la scelta di vivere da sola: «già a 21 anni, certo che sono orgogliosa ma piangevo tutte le volte che entravo nella sua camera vuota»). Oggi Carolina ha 27 anni, vive con il suo compagno ma lo ha già annunciato: «Si sposerà in bianco, effetto meringa, con il papà che la porta all’altare. Me l’ha detto chiaro, “niente cose da ’68, non come te”». Lei, moglie di Roberto Vecchioni, il giorno del sì portava un vestito rosso tipo sari, aveva la treccia, i fiori nei capelli… «E due figli in braccio. Alternativa, sì. Però mia figlia è orgogliosa di questa mamma alternativa».
Come Dalia Gaberscik, figlia di Ombretta Colli e Giorgio Gaber è orgogliosa della sua. «È grandissima, mi è simpatica, la stimo moltissimo. Le nostre madri sono state splendide, proprio come Meryl Streep nel film. Noi siamo madri diverse? No, sono i tempi diversi, faccio fatica a pensare di fare oggi con i miei figli le cose che lei faceva con me. Ed è superata anche la contestazione tout court. Nessuna retromarcia, è che noi possiamo e dobbiamo andare avanti, proprio grazie a quelle ribelli delle nostre mamme».
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Dagli svedesi Abba, re Mida del pop, il racconto per la famiglia (allargata)
Solo Beatles e Michael Jackson hanno venduto altrettanti dischi. Eppure gli Abba (nella foto, da sinistra, Benny Andersson, Anni-Frid Lyngstad, Agnetha Fältskog e Björn Ulvaeus) arrivavano dalla Svezia, alla periferia dell’«impero», ed erano diventati famosi nel 1974 vincendo l’Eurofestival, la regina delle manifestazioni di serie B. Ma il loro potenziale melodico e commerciale aveva pochi rivali. Come si potrà verificare di persona in Mamma mia!, musical (poi film, nel 2008) costruito sui loro brani e su una trama scoppiettante: una madre, una figlia in procinto di sposarsi e tre possibili padri che ricompaiono dal nulla. Dal 24 settembre sarà al Teatro Nazionale di Milano con Chiara Noschese (la protagonista Donna), la figlia Sophie (Elisa Lombardi), fidanzata con Sky (Giuseppe Verzicco), le due storiche amiche di Donna (Lisa Angelillo e Giada Lorusso) e i tre possibili padri di Sophie (Luca Arcangeli, Roberto Andrioli e Gipeto). o al numero telefonico 848.44.88.00.