Dalla rassegna stampa Cinema

Zombie e vampiri omosex Locarno sdogana il porno

Arriva in concorso “L.A. Zombie” di Bruce LaBruce con il divo François Sagat – Il regista: “C´è anche la versione hard-core, ma in dvd” … Sotto certi aspetti, pare la versione “splatter” delle fantasie cinematografiche gay di Kenneth Anger, o di Andy Warhol e del suo allievo Paul Morrissey. …

LOCARNO – Sembrano passati secoli da quando si discuteva se “sdoganare” il porno. Oggi un porno-gay va, addirittura, in concorso al (finora) compassato Festival di Locarno, anche se col divieto ai minori di 18 anni e proiettato solo a tarda sera. Mentre il Film Festival di Melbourne lo ha cancellato dal programma (e il film è stato vietato in tutta l´Australia), il direttore Olivier Père rivendica la scelta come normalissima; quanto al regista Bruce LaBruce, proclama non esserci alcuna differenza tra pornografia e arte, aggiungendo che se L.A. Zombie non è moralmente difendibile, lo è come prodotto artistico.
Se poi lo vedi, è un altro paio di maniche: a cominciare da un soggetto che è poco definire delirante. Sbucato dalle acque dell´oceano, un tizio con i denti da vampiro e la bava perennemente alla bocca non fa che imbattersi in morti di morte violenta. Copulando con le loro ferite, dai buchi nella testa in giù, ed eiaculando spruzzi di liquido nero in simil-sperma, li riporta alla vita. «È una sorta di messia, un Salvatore – osa il regista – forse un alieno, forse un senzacasa schizofrenico». I coiti, infatti, beneficiano gli homeless losangelini («Negli ultimi anni il loro numero è aumentato enormemente»), ma si estendono anche a criminali, vittime d´incidenti, gay palestratissimi in costumini di pelle nera.
Per trasformarsi in zombie François Sagat, pornodivo del cinema omosex con recenti trasferte in quello ufficiale (una parte nella sesta puntata di Saw l´enigmista; qui a Locarno anche col film Homme au bain, accanto a Chiara Mastroianni), ha innestato sul pene una protesi dalla punta a coda di scorpione, con una pompetta che spruzza nero di seppia. Bando agli effetti digitali, insomma, come conviene a un porno che si rispetti. Trasgressivo di professione (nel catalogo del Festival indossa una maglietta con la stella e la scritta delle Brigate Rosse: «Per protesta – dice – contro la mercificazione di simboli che i ragazzi portano addosso senza nemmeno sapere di cosa si tratti»), LaBruce si compiace della pubblicità che la censura australiana ha procurato al film e rincara: «Ne ho fatto anche una versione molto più hard-core di quella che avete visto qui; è in fase di montaggio e sarà venduta in dvd nei pornoshop».
Difficile immaginarla se non come una sequenza di copule più lunga; e tuttavia il regista non esita a rivendicare lo struggente romanticismo di L.A. Zombie, che paragona a Poe e Baudelaire. Non bisogna dargli troppo ascolto, naturalmente. Anche se, a scavare sotto la crosta, il suo porno mostra una discendenza abbastanza nobile: quella dello storico cinema underground americano. Sotto certi aspetti, pare la versione “splatter” delle fantasie cinematografiche gay di Kenneth Anger, o di Andy Warhol e del suo allievo Paul Morrissey. Inclusa la colonna sonora, che il regista si è fatto comporre nello stile dei Tangerine Dream anni 70.

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