Dalla rassegna stampa Cinema

Il viaggio dell´addio con dignità e bellezza

Il film di Yojiro Takita, Oscar per l´opera straniera nel 2009, premio al Far East di Udine La storia del ragazzo che compone i corpi dei morti lascia incantati e commossi … lavando il corpo di una bella ragazza suicida, tocca all´inguine qualcosa di imprevisto: ai genitori disperati chiede, …

Sconfitti ma non rassegnati, abbattuti da furbe commediole o da giganteschi 3D, alcuni appassionati (ormai in estinzione e sbeffeggiati) di bel cinema, osano: andate a vedere Departures! Quando l´anno scorso vinse l´Oscar al miglior film straniero, battendo opere importanti come l´israeliano Valzer con Bashir e il francese La classe, quei pochi eletti ne sapevano qualcosa, e si pensò a una bizzarria hollywodiana.
È vero, è un film giapponese, genere non più di moda dagli anni 70; è vero, i cadaveri sono apprezzati solo nei film horror soprattutto nel ruolo di morti viventi, mentre qui appaiono come defunti reali, al centro del dolore delle persone care, e da noi sarà tutto un toccarsi. Ma quell´Oscar l´ha meritato, come anche il premio dell´audience all´ultimo Far East Film Festival di Udine. L´orchestra sinfonica dove il giovane Daigo suona il violoncello viene sciolta e lui è costretto a tornare con l´amata moglie Mika nella cittadina natale, che gli ricorda il dolore infantile per l´abbandono del padre.
Daigo risponde all´inserzione di un´agenzia che cerca “accompagnatori”, ma si tratta di un turismo particolare, l´ultimo viaggio oltre i cancelli della vita, e l´accompagnatore è colui che officia un rito laico sul corpo del defunto, prima di deporlo nella bara e cremarlo. È uno strano spettacolo di grazia struggente, di amorevole cura e rispetto, di gesti rapidi, esperti e affettuosi, che danno alla morte, sempre chiamata viaggio, non l´idea di fine ma di passaggio, di continuità con la vita.
Non ha nulla del funerale religioso ed avviene in luoghi pieni di luce, di fiori e broccati bianchi. L´abilità dell´”accompagnatore” è quella di svestire, lavare, comporre, rivestire con un ricco chimono il corpo, senza mostrarne a chi assiste neppure un centimetro di pelle. Alla sua prima volta come officiante, Daigo, lavando il corpo di una bella ragazza suicida, tocca all´inguine qualcosa di imprevisto: ai genitori disperati chiede, volete che la trucchi da donna o da uomo? Da donna, risponde il padre finalmente riconciliato con quel figlio perduto. Dapprima nauseato (il primo cadavere che avvicina è quello di una vecchia morta due settimane prima), a poco a poco Daigo è preso dall´armonia di quegli addii cui è lui, con la sua abilità gentile, a dare dignità e bellezza. Il mestiere però è impuro, gli amici non lo salutano più, la moglie lo lascia. Poi tutto poi si ricompone in un nuovo viaggio d´addio che ripara ogni ferita del passato.
Il regista, di cui nulla so, è Yojiro Takita, gli attori, attraenti, hanno nomi che non si ricordano, si resta incantati e commossi da questa visione poetica e lieve della morte, dal rispetto delle tradizioni che rendono sontuosa la modernità, e dai tanti inchini e modi cortesi che sono stati cancellati dal nostro modo di vivere.

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