Dalla rassegna stampa Cinema

Colin Firth: meglio il mio prof gay di un re costretto alla solitudine

Esce in Italia anche il film di Tom Ford tratto dal romanzo di Isherwood «Ma le discriminazioni ci sono ancora, gestite con la paura»

Un altro George, mr Firth?

«Sì, ma stavolta è un re. George VI, re d’Inghilterra dopo che Edward aveva abdicato per sposare Wally Simpson. Il padre di Elisabetta II, l’attuale regina».

Che salto sociale. Da George Falconer, il professore universitario gay di «A single man», a sovrano del Regno Unito…

«Per carità, molto meglio essere professore che re. Crescere in una famiglia reale può essere tremendo. Sono inglese, so di cosa parlo» ride Colin Firth, al telefono da Los Angeles dove sta girando King George, film sul tormentato monarca.

«Un uomo sfortunato, timido, anche balbuziente. Il film racconta del suo rapporto con un logopedista incaricato di fargli pronunciare il discorso d’incoronazione senza troppi intoppi. Ripeto, molto meglio essere George Falconer. Uno che ha vissuto la sua vita come voleva, che ha amato chi voleva. E che come vuole decide di metter fine alla partita».

Difatti «A single man», tratto dal romanzo di Christopher Isherwood e diretto da Tom Ford, stilista d’alta moda al suo debutto da regista (ieri sera da Fazio a Che tempo che fa stasera all’anteprima milanese del film, da venerdì nelle sale distribuito da Archibald), lo mostra in quello che potrebbe essere l’ultimo giorno della sua vita.

«George ha perso quello che aveva di più caro, il suo compagno. Un lutto ancora più doloroso perché deve essere nascosto. A lui non è consentito nemmeno andare al funerale. E’ solo per i familiari, gli viene ricordato seccamente».

E’ l’America puritana degli Anni 60, quando essere omosessuali era un peccato da nascondere.

«Isherwood lo sapeva bene, l’aveva vissuto sulla sua pelle. Prima compagno del poeta Auden, poi, fino alla morte, legato al pittore Don Bachardy. Bisognava essere molto forti e sicuri di sé per poter sostenere socialmente simili legami. E tutto sommato penso che bisogna esserlo ancora. Dopo mezzo secolo le cose non mi sembrano troppo cambiate. Nemmeno nel mondo del cinema. Non conosco un attore che si dichiari apertamente gay».
Sta parlando degli Usa o dell’Italia, dove ormai vive per buona parte dell’anno con sua moglie, Livia Giuggioli, e tre bambini?

«Nonostante i gay pride, le battaglie per i diritti, la situazione non mi sembra troppo diversa. Nello stesso giorno in cui abbiamo girato la scena in cui a George negano di andare al funerale, in California è passata la legge che aboliva le nozze gay. Una triste coincidenza».

Eppure qualcosa è cambiato: di recente Obama ha nominato un transessuale, Amanda Simpson, nella sua amministrazione.

«Un bel segno. Meno male, ero rimasto deluso che al suo insediamento avesse invitato un prete conservatore, anti gay. Da lui mi aspetto prese di posizione coraggiose».

L’ultima lezione che il prof. Falconer tiene ai suoi studenti è sulla paura. Tema scelto non a caso…

«La paura è l’arma più potente. Più del denaro, più del sesso. Spaventare la gente vuol dire poterla controllare. Paura è il contrario di conoscenza. Quando non sai, temi. Così è facile far passare il diverso, lo straniero, per nemici. I governi lo sanno bene, lo sanno bene le religioni. Seminare terrore è la strada per ogni sterzata reazionaria. Oggi sono in molti a provarci».

Al di là del lato gay, «A single man» racconta una storia d’amore e una separazione.

«E racconta anche il potere della bellezza. In quello che potrebbe essere l’ultimo giorno della sua vita, George impara a riconoscerla in ogni cosa, là dove prima non l’aveva mai vista. Ora sa che tutto è effimero, ma coglierla anche un attimo vale la pena».

A settembre compirà 50 anni. Come vive questa data?

«Sono vittima di un errore genetico. Io sono sempre giovane… Scherzo. Questo è il momento più bello della mia vita. Sia nel privato che professionalmente. Con questo film ho anche vinto il premio come miglior attore a Venezia. Se una maga mi proponesse di tornare a 25 anni, direi: no grazie. A 25 anni la mia faccia era poco interessante e io troppo noioso. Con le rughe sono migliorato. E oggi le donne mi trovano persino sexy».
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