ROMA — «La reazione di Alessandra Mussolini — dice Monica Barladeanu — è stata sproporzionata, perché l’intenzione di quella battuta non era personale. Io in quella scena sono con mio padre, che usa quella frase come argomento per convincermi a non andare in Italia». Dunque nessuna solidarietà femminile? «Se non c’è offesa, non c’è nemmeno solidarietà».
Monica, 31 anni, è la protagonista di Francesca , il film di Bobby Paunescu che, dopo il passaggio alla Mostra di Venezia, Fandango fa uscire il 27 novembre. La Mussolini ha presentato ricorso chiedendone al giudice il sequestro. La battuta incriminata: «Non hai sentito quella put… della Mussolini che vuole morti tutti i romeni?». Monica legge il focus del Corriere con gli ultimi dati: «I romeni primi tra gli stranieri nei reati più gravi nel nostro Paese. Il 15 per cento degli immigrati accusati di omicidio è romeno, così come il 37 per cento di chi ruba». Giorni fa il pestaggio del giovane inseguito da due farabutti romeni alla stazione di Roma.
Monica: «Ognuno è responsabile dei propri atti, sul mio passaporto non c’è scritto criminale. Capisco che c’è una realtà difficile con i miei connazionali, non ho giustificazioni». Lei vive tra Bucarest (dove sta per debuttare a teatro nella pièce La stella senza nome di Mihail Sebastian, un commediografo che morì nel ’45, a 38 anni) e Los Angeles, dove studia recitazione. «Ma vengo spesso in Italia, ho amici a Milano e a Roma, non ho mai incontrato pregiudizi. Mia sorella fa la babysitter a Torino, suo marito è muratore, lei sì ha avuto momenti spiacevoli. Spero che i romeni vadano a vedere il nostro film, il percorso di Francesca è lo stesso che avevano fatto loro». Chi è stato in carcere, dice che in Italia si sta meglio che in Romania, dove sono molto più severi con chi delinque. «Io posso solo sperare che trattino questo Paese con rispetto e gratitudine per le braccia aperte che hanno trovato. È un’utopia, ma niente può fermare la mia speranza. Il film mostra anche la violenza e la corruzione che c’è a Bucarest».
Ma l’Italia è stata mai un miraggio per lei, come lo è per il suo personaggio? «Sono nata a Iasi, 500 chilometri da Bucarest e Trieste è la prima città all’estero che ho visto. Venni da ragazza per un progetto fotografico dell’Istituto culturale romeno. Io capisco il sogno e il desiderio di fare esperienze in altre culture e stili di vita, per i più giovani rappresenta la ricerca di un’identità. Il contatto sviluppa la tolleranza, che considero la prima virtù. Sarei capace di vivere in Italia? Assolutamente sì. Tra l’altro, io mi chiamo così perché mio padre era innamorato dei film con Monica Vitti. Litigò con mia madre che voleva chiamarmi Elena. All’anagrafe sono un compromesso, Monica-Elena».
C’è un risveglio della cinematografia romena, da Cristi Puiu a Cristian Mungiu, per non parlare di Radu Mihaileanu (Train de vie, Le concert ). E poi il premio a Cannes (Un certain regard) con
The death of Mr. Lazarescu dove si formò il sodalizio Paunescu-Barladeanu. Pensare che nel 2000 non si produsse alcun titolo. «Il fatto è che ci sono pochi soldi e lo Stato finanzia l’1 per cento dei film. In più le sale sono vecchie e il sonoro non è buono». Attrici italiane che le piacciono? «Anna Magnani, Margherita Buy e Laura Morante. Tra gli uomini Nanni Moretti. Ho Caos calmo nel
computer, voglio vederlo. Ho adorato la scena di La stanza del figlio in cui, mentre da psicologo visita un paziente, pensa al figlio che è appena morto».
Ha vissuto la fine del comunismo?
«Avevo 11 anni. Ricordo che i miei genitori scherzavano sui segreti che dovevamo mantenere: ‘Non dite che andiamo in chiesa ma dai nonni’. Il frigo era vuoto e alle tre di notte mi svegliavano perché dovevo fare i turni con i miei due fratelli per prendere il latte: per il freddo, in fila, si resisteva solo due ore». Poi? «I miei divorziarono. Io studiavo Legge. Per pagarmi gli studi cominciai come cameriera in un ristorante.
Mi presero per un catalogo di foto di pigiami. Non mi interessava fare la modella». Ma sul suo sito lei appare in questa veste. «È sbagliato. Non sapevo bene come volevo rappresentarmi. In tv ho fatto la presentatrice e degli spot, dove non devi solo essere bella, ma recitare un pochino. Ho lavorato come assistente al marketing in una compagnia petrolifera. Non mi vedo più vecchia della mia età. Ho solo fatto tante esperienze».