Dalla rassegna stampa Teatro

FESTIVAL VIE • Se la Bielorussia guarda a Harold Pinter

Dagli attori semiclandestini ai molti angeli antagonisti

Modena – Forse è la manifestazione teatrale più ricca e variegata delle ormai molte che tengono viva l’idea del teatro. Vie ha avuto luogo fino a pochi, giorni fa in Emilia, allargandosi in maniera sempre più strutturata da Modena (che è sede dell’Ert e quindi del teatro stabile regionale) ai grossi centri dell`hinterland, da Correggio a Carpi a Vignola. E nella stessa città della Ghirlandina, oltre che nelle sedi istituzionali, bisognava spostarsi rapidamente dal Foro Boario a una scuola superiore, fino agli antichi mercati generali già avvolti dalla nebbiolina oltre la tangenziale. Ma il vero punto di forza di Vie è la molteplicità dei linguaggi scenici proposti. Senza gerarchie e pregiudizi, sono state chiamate compagnie ultraprofessionali normalmente presenti nei cartelloni (anche se né la compagnia di Pippo Delbono né il milanese Elfo possono certo essere considerati sottoposti alla tradizione), i gruppi d’ultima generazione che ancora possono scoprire acerbità ingenue o ambizioni troppo grandi, e infine le realtà che racchiudono una necessità fortissima, capace di travalicare lo stesso teatro che esprimono.
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Ha l’occhio invece a un passato più recente, che molti di noi hanno ancora nella memoria, la monumentale seconda parte, Perestrojka, con cui Teatridithalia conclude la messa in scena di un grande classico contemporaneo, Angels in America di Tony Kushner (ora, fino a quasi tutto novembre all`Elfo di Milano). Come già succedeva nella prima parte andata in scena lo scorso anno, Si avvicina il millennio, è abbastanza sconvolgente vedere quanto tutto sia cambiato in questi vent’anni. Gli ottanta di Reagan e della Thatcher con il loro «liberismo» sfrenato e fasullo, hanno condizionato in maniera violenta e infelice una intera generazione. Vederne l’effetto attraverso la prospettiva della comunità gay newyorkese, è ancora una sorta di shock, sebbene l’avvento di Obama abbia improvvisamente dissolto tante nebbie e letteralmente rovesciato il pregiudizio. Tranne che in Italia, naturalmente. Uno spettacolo kolossal quello dell’Elfo, con attori straordinari a cominciare da Elio De Capitani (regista assieme a Ferdinando Bruni che ne è anche traduttore), e tante sfumature che, anche rispetto alla prima parte, si colgono ora appieno, mentre dal soffitto del teatro Asioli di Correggio scendevano i rutilanti angeli di ogni personaggio. E di cui bisognerà ancora parlare, durante le repliche milanesi e la successiva tournée.

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