Maurizio Modesti è nato ad Assisi e vive a Perugia. L’attore è stata applaudito come protagonista de “Il maestro di lingue”
Un anno senz’altro propizio per l’attore umbro Maurizio Modesti. Dopo la popolarità riscossa come protagonista de “Il maestro di lingue” tratto dall’omonimo romanzo di Federico Castagner e il ruolo principale interpretato nella messinscena “Mattatoio n.5” con la regia di Roberto Biselli, torna di nuovo sul palco. Questa volta lo vediamo sul grande schermo in una produzione indipendente, La Beffa produzioni, firmata da Valerio D’Annunzio, giovane regista di origini abruzzese, discendente del Vate, con “Aria”, questo il titolo del film, firma la sua opera prima. “Aria” si avvale di un cast ottimo: oltre a Maurizio Modesti ci sono Roberto Herlitzka, Agnese Nano, Olivia Magnani e Galatea Ranzi. La storia è difficile, ma riesce a trattare con delicatezza il tema della transessualità. L’ambientazione vede sullo sfondo Roma e Trieste. La colonna sonora è del compositore pianista Giovanni Allevi. Insomma, connotati prestigiosi. Eppure la pellicola, girata due anni fa, non aveva trovato mercato come spesso accade, per le alte barriera all’entrate imposte dalle major, ed era rimasta in attesa. Ieri, 27 marzo, è uscita in 100 sale cinematografiche italiane: a Perugia, tra l’altro, è proiettata al mutiplex Giometti. Maurizio Modesti, nel lungometraggio di D’Annunzio, è il padre del protagonista, un giudice di ferro rigido nel mondo cangiante degli anni Sessanta, pieno di attese verso l’unico figlio. La natura e el vocazioni del bambino, ragazzo poi, non riescono però a rispondere alle pretese di un padre “all’antica”. Il conflitto è inevitabile. Il dramma, una conseguenza. La trama comunque porta ad altro: “Aria è la storia di un uomo nato nel corpo sbagliato – riportano le note di regia -, un uomo che farà vivere l’atrocità e la poesia dello scontro e del confronto con la bivalenza della sua natura: maschio nel corpo e donna nell’anima”. Rispetto all’ipotesi prospettata a Modesti del recupero della pellicola proprio in tempi di serrato dibattito sul tema della sessualità, rilanciato delle recenti polemiche sanremesi per la canzone di Povia, “Luca era gay”, l’attore risponde: “No. Spero proprio per il film che la visibilità di oggi non dipenda da Povia”. E aggiunge: “La nostra è esattemente una storia inversa rispetto al “Luca” di Sanremo. E’ un film che affronta la diversità scegliendo una delle sue infinite manifestazioni. E’ uno spunto complesso per riflettere sulle condanne e sui pregiudizi”
Corriere dell’Umbria