Dalla rassegna stampa Cinema

IL RICORDO - Samperi UN BAMBINO FELICE

…quando gli proponemmo Ernesto di Saba fu entusiasta di potersi misurare con quello straordinario poeta. Lo intrigava soprattutto l’esercizio di stile di un poeta come Saba, timido, reticente, timoroso a svelarsi omosessuale…

Erano tempi allegri, quelli in cui conoscemmo Salvatore. Tempi dove gli autori si divertivano a divertirsi, vedendosi, parlandosi, litigando, facendo tardi su tutto e su niente. Si discuteva e si decidevano i destini del mondo, dei governi, delle varie strategie della tensione, della politica alta e di quella bassa, ma il soffione perpetuo che alimentava quest’effervescenza ruotava intorno al cinema. Lo consideravamo l’arma vincente dei nostri pensieri che avrebbe interpretato il secolo. Era il tempo vivace dei giovani Bellocchio, Bertolucci, Cavani, Faenza. Tutta una generazione fremeva. Dalla provincia bianca di Padova, saltò su Salvatore.
Un folletto sulfureo, accanito fustigatore di contraddizioni altrui, apparentato al Flaiano caustico e alla minuziosa satira provinciale di Germi. Rideva con l’eterna sigaretta in bocca di tutte le idiosincrasie dell’Italia dell’epoca. Alla fine era probabilmente un moralista. E come tutti i moralisti, quando cominciò a narrarsi raccontò i suoi timidi tremori d’amore. Ma naturalmente attraverso la velatura eversiva del peccato, del socialmente impossibile, fino a diluirsi più tardi in coordinate maliziose. La sua vita assomigliò molto a quella narrata dai suoi film. Della provincia conosceva gli odori e gli umori ma volava alto e quando gli proponemmo Ernesto di Saba fu entusiasta di potersi misurare con quello straordinario poeta. Lo intrigava soprattutto l’esercizio di stile di un poeta come Saba, timido, reticente, timoroso a svelarsi omosessuale attraverso l’uso, per lui unico, di una prosa quasi totalmente dialettale. Una maschera linguistica per svelare, e non, i suoi segreti sociali, le tenerezze più riposte. C’era tutto Samperi in questo disvelarsi discreto. E ne fece un bel film. Al festival di Berlino Michele Placido vinse L’Orso d’oro come miglior attore per la sua interpretazione. Michele, che rimorchiava ragazze al solo attraversare il salone dell’albergo, tra la rabbia trattenuta di Salvatore che non si capacitava di un favore tanto plateale. Lui che cercava il suo look ogni giorno per apparire più magro e più alto, per questo si era imposto di vestire solo di blu e lo mantenne sempre. Un bambino felice.

Amedeo Pagani (produttore)

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