da La Stampa
Addio a Samperi – Ha dato “Malizia” al cinema italiano
Era stato sessantottino all’Università di Padova, in prima linea nel Movimento studentesco. Aveva lavorato come segretario di edizione in alcuni film di Marco Ferreri (L’uomo dei cinque palloni, Marcia nuziale) e aveva assistito ammirato all’esordio folgorante di Marco Bellocchio con I pugni in tasca. Le premesse, per Salvatore Samperi, nato a Padova nel luglio 1944 e morto ieri a Roma, erano quelle di un regista contestatore che, attraverso il cinema, voleva esprimere il senso di ribellione dell’epoca. Il primo passo fu Grazie zia, protagonisti Lisa Gastoni e Lou Castel, una specie di seguito ideale della vicenda narrata da Bellocchio.
Ma il film della svolta arrivò nel ‘73 e segnò per sempre la carriera del regista. Si chiamava Malizia, fu uno straordinario successo commerciale, l’archetipo di un genere cinematografico, la perfetta rappresentazione dell’eros adolescenziale, sospeso tra sogni proibiti e nostalgie materne. Per il regista, come spesso accade nel mondo dello spettacolo, fu invece croce e delizia, successo e maledizione, un’opera talmente riuscita da trasformarsi in un’etichetta indelebile. Dopo aver creato l’immagine di Laura Antonelli, reggicalze nero in cima alla scala, con lo sguardo del quattordicenne Nino piantato sulle gambe, Samperi faticò a ritrovare l’ispirazione e per il resto della vita fu come perseguitato da quel fotogramma.
Vennero altri film, da Sturmtruppen tratto dalle strisce di Bonvi a Ernesto, trasposizione cinematografica del romanzo di Saba dedicato a un’iniziazione amorosa omosessuale. Da Liquirizia con Christian De Sica e Jenny Tamburi, ispirato ai ricordi del liceo a Casta e pura di nuovo con Antonelli protagonista. Da La bonne, ancora sesso oscuro sullo sfondo della provincia veneta, a Fotografando Patrizia con Monica Guerritore alle prese con l’attrazione per un introverso fratello minore. La lavorazione, quella volta, fu segnata dallo scandalo. Gabriele Lavia, allora marito di Guerritore, scoprì che lo sguardo della cinepresa non si fermava alla parte superiore del corpo della moglie, ma scendeva giù, fino al pube, e le riprese furono interrotte.
Intanto il fantasma di Malizia continuava ad aleggiare, fino all’inevitabile passo falso, ovvero il remake, Malizia 2000, con Antonelli ormai prossima a imboccare il viale del tramonto dopo le vicissitudini dell’arresto per droga e degli amori infelici. Il risultato, inevitabilmente, aveva il segno di una rivisitazione malinconica.
Per un po’ Samperi sparì dalla scena. Il ritorno avvenne in televisione, con la fiction Madame, protagonista Nancy Brilli. Samperi negava con forza l’accusa di aver confezionato un feuilleton: «È un genere nobilissimo, ma io non sarei capace di realizzarlo». La rivincita doveva arrivare più tardi, con L’onore e il rispetto, la serie campione di audience con Virna Lisi e Gabriel Garko. Samperi aveva appena finito di girare il secondo ciclo della fiction che adesso andrà in onda, postumo, su Canale 5.
FULVIA CAPRARA
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da La Repubblica
Addio Salvatore Samperi dal ´68 all´eros di famiglia
Fece sognare tutti con la “Malizia” di Antonelli
CARLO MORETTI
È morto ieri, dopo una lunga malattia, il regista Salvatore Samperi. Aveva 64 anni. Conosciuto soprattutto come autore di film erotici per il grande successo ottenuto nel 1973 da “Malizia”, interpretato da Laura Antonelli, Samperi aveva in realtà iniziato la sua carriera firmando un cinema a suo modo “politico”, di forte contestazione nei confronti della morale familiare e borghese e di quei valori che di lì a poco sarebbero stati messi in discussione dal Sessantotto.
Nato a Padova, Samperi debuttò alla regia a 24 anni con il film “Grazie zia”, dopo che per qualche anno aveva collaborato con Marco Ferreri come segretario di edizione. Per i temi che affrontava, con la sua forte critica nei confronti della famiglia e dei valori borghesi, “Grazie zia” si inseriva perfettamente nel clima ideale e politico di quegli anni e preannunciava l´inizio della contestazione studentesca. Samperi chiamò come protagonista al fianco di una conturbante Lisa Gastoni l´attore Lou Castel, che aveva potuto apprezzare ne “I pugni in tasca” di Marco Bellocchio, il regista cui si ispirava dichiaratamente nel suo lavoro di debutto. Il film, ambientato in Veneto dove il rampollo di una famiglia di industriali rifiutava di integrarsi nella società fingendosi paralitico e intrecciando un rapporto morboso e sadomasochistico con la zia, ottenne un vasto successo di critica e pubblico.
Il debutto segnato da grande favore convinse Samperi a continuare nella critica nei confronti del perbenismo e della falsa morale borghese. In film come “Cuore di mamma” del 1969 e “Uccidete il vitello grasso e arrostitelo” del 1970 cercò di approfondire la descrizione del disfacimento della famiglia ma le sue provocazioni mostrarono presto i limiti di un velleitarismo ideologico e le citazioni di Godard e Bunuel non bastarono a far cambiare idea alla critica. Si faceva peraltro largo una vena casereccia e goliardica assente in “Grazie zia”, un elemento che specialmente nei successivi film non avrebbe trovato più argine. Dopo “Beati i ricchi”, interpretato nel 1972 da Paolo Villaggio, Samperi lasciò i temi politici e sociali e si affidò alla commedia erotica con “Malizia” del 1973, che ottenne un enorme successo al botteghino e segnò la consacrazione come sex symbol di Laura Antonelli. Ambientato in Sicilia a metà degli anni Cinquanta, è un tripudio di turbamenti adolescenziali e erotismo di famiglia e descrive l´ascesa sociale di una cameriera scaltra nell´utilizzare i suoi favori sessuali.
Da allora il cinema di Samperi è stato segnato dalla volontà di fare cassetta, con qualche eccezione grazie ai film “Nenè” (1977) ed “Ernesto” (1978). Dopo avere tentato di rinnovare il suo più grande successo con “Malizia 2000” nel ´91, ma con risultati mediocri, Samperi si è dedicato ai film per la tv come “L´onore e il rispetto” del 2006, di cui era già pronto il sequel che andrà in onda su Canale 5 a maggio. C´era anche il progetto di una produzione italo-argentina per il grande schermo, “Estrenando sueños”.
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da Corriere della Sera
Cinema in lutto Sull’onda del ’68 attaccò i costumi borghesi lanciando Laura Antonelli
Addio a Salvatore Samperi il regista-scandalo di «Malizia»
Con i suoi film fece evolvere il «comune senso del pudore»
Padovano, era tornato dietro la macchina da presa di recente per la fiction «L’onore e il rispetto» con la Arcuri
MILANO — È morto ieri a 64 anni Salvatore Samperi, il regista che aveva lanciato Laura Antonelli in Malizia, il film-scandalo per antonomasia degli Anni 70.
Era, come Roberto Faenza e Marco Tullio Giordana, un ragazzaccio arrivato al cinema sull’onda anti borghese del ’68 dopo aver studiato nella sua Padova un po’ di lettere e filosofia: fu allora che decise di dare una «spinta» al perbenismo di famiglia, respirando l’aria del tempo, quella dei Pugni in tasca di Bellocchio e del Porcile di Pasolini.
Forte di qualche esperienza con Ferreri, il suo rabbioso talento scoppia con scandalo nel primo film, Grazie, zia, proprio del ’68, che lancia la bella Lisa Gastoni e conferma il talento rivoluzionar- morboso del nipotino finto paralitico Lou Castel nell’incesto musicato da Morricone. Temi fissi: decadenza di costumi, passioni proibite, autodistruzione della classe dirigente.
Lo svolgimento è in film come Cuore di mamma, sceneggiato con Dacia Maraini, dove Carla Gravina assiste impotente alla fine della famiglia iniziando però il malizioso richiamo del nudo, la sirena del sesso con velleità d’autore e la speranza nella maledizione. Samperi gioca alla Godard fermando la pellicola per far vedere rivoluzionari che bloccano il pubblico. Ancora la follia di famiglia, chiodo fisso, con parricidi, tate e cuginette in titolo biblico, con Sorel e la Tolo, è quella di Uccidete il vitello grasso ed arrostitelo, altro saggio di anti psichiatria da manuale.
Dopo due capitoli più beffardo dialettali ( Una anguilla da 300 milioni, Beati i ricchi con Toffolo), il film della sua vita è Malizia che con oltre 5 miliardi di incasso nel ’73 coglie nel segno il mutamento in fieri del comune senso del pudore del medio spettatore, di fronte a una censura che permette alla bellezza dell’insegnante di ginnastica Antonelli Laura di mostrarsi quasi integrale di profilo. È sempre il sesso di famiglia, le gambe della cameriera sulla scala guardate dal papà vedovo Turi Ferro, la morbosità ginnasiale adolescenziale di Alessandro Momo, scomparso giovanissimo, che interessa il regista «colpevole » di aver lanciato, col Decameron, l’erotico all’italiana cui darà poi contributi di successo ma non più d’autore e senza rabbia con Peccato veniale, praticamente un sequel di Malizia, e più avanti e sempre con meno stimoli ci saranno Scandalo, Fotografando Patrizia e La bonne. Fanno storia a parte Nenè che ci riporta alla sessualità dei 7 anni e poi il suggestivo Ernesto con Placido, tratto dal romanzo autobiografico del poeta Saba che svela una sua esperienza omosessuale.
È simpatica vacanza il tentativo di filmare i fumetti di Bonvì Sturmtruppen mentre è un modo per recuperare i fantasmi della giovinezza padovana Liquirizia col giovane De Sica, disfida studentesca con parolacce venete (1979). La carriera di Samperi in pratica inizia, si nutre e finisce col successo popolare del sesso prima scoperto, esaltato e poi clonato, mercificato in storie che non sono più per contestatori ma per mariti stanchi e/o ragazzini curiosi, arrivando a barocche fantasie erotiche, la deflagrazione di gruppo di Casta e pura (1981), sempre la Antonelli vittima, o al patetico ritorno al tempo erotico perduto di Malizia 2000 in cui la sua diva mostra i segni non solo del tempo fisico. Più di recente dei lavori in tv con miniserie come «Il sangue e la rosa» con Gabriel Garko e «L’onore e il rispetto» con ancora Garko e Manuela Arcuri.
Maurizio Porro
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da L’Unità
È morto Samperi – Il regista che scosse l’Italia con «Malizia»
Aveva sceneggiato e girato Malizia, che nel 1973 lanciò come attrice sexy Laura Antonelli; fece della critica alla famiglia borghese uno dei suoi temi ricorrenti, nel periodo giovanile; veniva dalla protesta studentesca e nel 1971 firmò, insieme a tanti, un testo che attaccava il commissario Calabresi per la morte dell’anarchico Pinelli. Salvatore Samperi, regista e sceneggiatore di cinema e tv, è morto ieri.
Nato il 26 luglio 1944 da una famiglia della buona borghesia, Samperi incarna movimenti, passioni e anche contraddizioni del ‘68 e dintorni. Studente dell’università padovana, lasciò gli studi: era il tempo del Movimento studentesco, delle assemblee e come tanti coetanei aveva l’urgenza di intervenire di fronte a un mondo in rivolta. Nel 1968 girò il suo primo film, Grazie zia, omaggio ai Pugni in tasca di Bellocchio. Poi firmò due pellicole con colonna sonora composta da Morricone: Cuore di mamma, del 1969, e Uccidete il vitello grasso. Tema conduttore: la critica a una società sfibrata e di classe. Senza grandi riscontri. Così cambiò genere. Con Beati i ricchi e con Paolo Villaggio virò sulla satira. Neanche stavolta sfondò. Il successo arrivò con un film che in quei primi anni Settanta contribuì al mutamento del comune senso del pudore: Malizia, del 1973. Dove una cameriera conturbante sale la scala sociale, diventando una signora bene. Quella signora era Laura Antonelli e l’immagine di lei che, con calze autoreggenti, sale una scala (non metaforica) su migliaia di manifesti, la sua sensualità sullo schermo turbarono schiere di italiani. Di ogni età. Proseguì per questa strada, ma colse altri successi con Sturmtruppen, mettendo in film l’irresistibile satira antimilitarista a fumetti di Bonvi, e con Liquirizia, sugli anni 60. Negli anni 80 il suo genere sarà prevalente sexy erotico: Casta e pura, poi Fotografando Patrizia con Monica Guerritore, La bonne, con un po’ di horror a condimento. Ma dopo un modesto Malizia 2000, sempre con Laura Antonelli, passò alla tv. Siglando L’onore e il rispetto con Nancy Brilli, del 2006.