«Ho scelto di fare Madre Coraggio a teatro per rispondere al senso di frustrazione che ha assalito molti americani di fronte alla direzione che ha preso questo paese». Basterebbero queste parole per affermare due cose: 1) Meryl Streep, oltre che una grande attrice, è una donna coraggiosa 2) George Bush non è probabilmente il più grande presidente nella storia degli Stati Uniti d’America, checché ne dica il suo amico Berlusconi.
È un momento di svolta nella carriera di Meryl Streep. In questi giorni potete vederla al cinema in Mamma mia!, il musical ispirato alle canzoni degli Abba (alcune le canta lei, benissimo). Al festival di Roma si vedrà invece un documentario, Theatre of War, realizzato da John W. Walter durante l’allestimento del citato Madre Coraggio andato in scena al Public Theater di New York nell’estate del 2006. All’epoca le cronache riferirono di un successo personale della diva, ma anche della perplessità di alcuni spettatori che avevano acquistato i biglietti per Brecht pensando di vedere Il diavolo veste Prada 2. Trovavano Madre Coraggio «prolisso e noioso». Evidentemente persino a New York la memoria teatrale è in ribasso.
Theatre of War passerà a Roma nella sezione Extra diretta da Mario Sesti: è una «zona» del festival dove prevalgono i documentari e dove il pubblico pescherà bene, alcune chicche del programma si nascondono lì. Il film di Walter è un «dietro le quinte» molto classico, in cui Meryl Streep si mette in gioco con il coraggio di cui sopra. In Mamma mia! Il trucco e la fotografia a colori l’aiutano a fingersi una ex hippy poco più che quarantenne, in Theatre of War si fa intervistare senza trucco, durante le prove, in bianco e nero: esibisce con orgoglio il suo setto nasale deviato, che ha sempre rifiutato di operare (al cinema i direttori della fotografia fanno i salti mortali per nasconderlo) e dimostra tutti i 57 anni che aveva nell’estate del 2006. Meryl è nata a Summit, New Jersey, il 22 giugno del 1949. Alla vigilia dei 60 anni non è solo più brava che mai: è proprio un’altra attrice rispetto a qualche anno fa, e la possibilità di vederla a distanza di poche ore in questi due film è un’occasione straordinaria.
Ci spieghiamo: Meryl Streep non ha frequentato l’Actors’ Studio (ha studiato recitazione all’università, a Yale) ma è la tipica attrice «da Metodo». È una figlioccia di Stanislavskij: lavora in modo spasmodico sull’identificazione con i personaggi, riesce a cambiare accento in modo camaleontico, Questa tecnica pazzesca, spesso super-esibita, le ha fruttato l’enormità di 14 candidature all’Oscar (2 vittorie). Nei suoi film ha sempre privilegiato il realismo assoluto, l’aderenza fisica e psicologica ai ruoli. Da qualche anno ha scoperto toni che prima non aveva: il grottesco e il «leggero», che spesso vanno insieme. La svolta è stata la luciferina politicante Eleanor Shaw interpretata in The Manchurian Candidate. Poi c’è stata la comparsata canterina nel capolavoro finale di Robert Altman, Radio America; la super-kitsch Miranda di Il diavolo veste Prada; e ora Mamma mia! Brecht è perfetto in questa compagnia, perché anche Madre Coraggio è a suo modo un musical, e perché i musical – con il loro anti-naturalismo – sono la cosa più brechtiana che esista. Dopo Brecht e gli Abba, è ufficiale una cosa che prima molti dicevano, ma era solo «ufficiosa»: Meryl Streep può fare qualsiasi cosa. Anche vincere altri Oscar, se Hollywood apprezzerà la sua nuova vena.
Effettua il login o registrati
Per poter completare l'azione devi essere un utente registrato.