LOS ANGELES — «Recitare è la mia gaia terapia anche quando interpreto ruoli tragici», dice Meryl Streep, in partenza per il festival spagnolo di San Sebastian dove presenterà
Mamma Mia!. «Mi piacerebbe, poi, fare una golosa tappa a Roma», afferma con uno di quei suoi sorrisi un po’ birichini di donna, moglie e madre di quattro figli, che nella vita sa divertirsi ed essere a 59 anni femminile e desiderabile perché (come nel film tratto da uno dei musical di massimo successo teatrale) non ha affatto dimenticato sogni e slanci della sua giovinezza.
La vedremo prima nel ruolo solare di Donna in Mamma Mia!, ricca di vitalità da eterna ragazza bionda e un po’ scapigliata, non dimentica di aver vissuto (lo si scopre con molte sorprese) l’età dei figli dei fiori. Poi sarà in Doubt una religiosa un po’ dark («personaggio austero», dice lei). Il film è tratto dal dramma teatrale di John Patrick Shanley, premiato dal Pulitzer, vincitore di un Oscar con la sceneggiatura di Moonstruck e regista della pellicola in cui la suora di una scuola cattolica del Bronx, alla fine degli anni Sessanta, accusa di pedofilia un prete (Philip Seymour Hoffman) che avrebbe abusato di un dodicenne di colore.
La versatilità della Streep è nota, ma questa volta l’attrice, due volte premio Oscar e 14 nomination, offre due volti del suo straordinario talento. Nel primo film canta e balla in modo trascinante e con un entusiasmo che conquista il pubblico e le fa sposare Pierce Brosnan nel giorno del matrimonio andato in fumo della figlia (Amanda Seyfried), allevata da lei, mamma single e alla guida di una locanda in un’isola greca. Nel secondo sconvolge lo spettatore ponendo interrogativi su religione, moralità e sui suoi abusi di autorità. E per questo ruolo già si parla di una quindicesima nomination agli Oscar.
Dice l’attrice: «Come Mamma Mia! Anche Doubt, con 525 repliche nel 2006, si è affermato a Broadway. Sono debitrice, quest’anno, alla leggendaria strada di Manhattan, che da giovane percorrevo a piedi dal Greenwich Village a Central Park per andare a recitare Shakespeare con Joe Papp, il mio più grande maestro di recitazione. Il primo che ha avuto fiducia in me attrice, assegnandomi due ruoli shakespeariani opposti: la principessa Caterina di Francia ricca di sogni in Enrico V e la novizia Isabella in
Misura per Misura».
Il film dal musical ha segnato per Meryl un successo personale anche al box office, in barba ad alcuni critici che hanno scritto che «con il personaggio di Donna ci ha offerto la sua peggiore interpretazione».
Meryl rilancia: «Forse alcuni recensori hanno perso il gusto della vita, degli slanci. Volevo suggerire a tutti un distacco da ogni stress e gioia ritmata dalle canzoni degli Abba. Volevo interpretare un musical e usare la mia voce, visto che prima di diventare attrice desideravo essere una cantante d’opera». Aggiunge spiritosa: «Oppure d’operetta e di canzonette, come mi hanno rimproverato i recensori dimenticando che, a volte, le belle canzoni si ricordano tutta la vita. Come il sentimento dell’amore, la freschezza del sesso, della confidenza tra amiche e tra uomini e donne».
Sin dalla prima mondiale avvenuta a fine giugno con l’intero cast a Lagonissi (Atene), il musical aveva conquistato i fan di Meryl, con la sua storia dei tre possibili padri invitati dalla ragazza (protagonista dell’intreccio) al suo matrimonio.
«E’ una vicenda favolistica, ma vera — dice Meryl mentre sorride dei “recensori ingrigiti” — proprio quanto è tragico nei suoi cupi dubbi Doubt
sulle accuse a un prete cattolico. In questo film ho una sorta di pupilla, una giovane suora (Amy Adams), che cerco di portare dalla mia parte nella denuncia dei presunti abusi su un minore di Padre Flynn. Sono una donna di rigida fede, contesto questo prete che mi dice “la Chiesa è cambiata”. Quando Flynn mi dichiara che non ci sono prove che confermino i miei dubbi su di lui io ribatto: “Ho le mie certezze”. Ho sofferto per questa scena perché rivela le durezze dell’anima del mio personaggio. Al contrario, Donna mi ha ridato felicità e giovinezza, senza occhiali e pregiudizi. In un momento clou del musical, dico a mia figlia con allegria in Chiesa: “Non ho avuto cento amanti, ma non so chi è tuo padre”. Le scene in Chiesa di Doubt, invece, angosciose, scavano nei dubbi e ne generano altri angosciosi”.
Signora, se sulle note della più nota canzone degli Abba, I Have a Dream,
volesse rivelare un sogno, cosa direbbe?
«Mi piacerebbe di nuovo poter recitare con Jack Nicholson e, come madre, mi auguro che i miei quattro figli sappiano risolvere i dubbi della giovane età con serenità. Come cittadina, poi, vorrei vedere Obama diventare il nostro Presidente».
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