Dalla rassegna stampa Cinema

Ozpetek: «Il voto alle mie donne lo darà il pubblico»

Dieci minuti d’applausi alla proiezione ufficiale Tiepidi consensi e qualche riserva dalla stampa

Ieri in concorso il primo italiano: storia tratta dal libro della Mazzucco

VENEZIA — Giornata di marketing perfetto per il primo film italiano della Mostra, Un giorno perfetto di Ozpetek: al mattino disinvolto silenzio dei critici; segue un affollato, applaudito incontro stampa; pomeriggio al Palalido, consensi tiepidi e anche qualche «buuh». Gala serale del sabato, clan italo turco al gran completo, Palazzo super esaurito: dieci minuti di applausi. Chi avrà ragione? Il film esce venerdì in 400 copie con la 01. Al regista interessa di tutti e nessuno: «Per me la parola è del pubblico, ma mi piacerebbe una buona reazione della critica, almeno il 99%», scherza, ma non tanto.
Il cast gli è devoto, soprattutto il suo harem che ogni volta ha nuovi innesti: Stefania Sandrelli («la sua sensibilità femminile ci conquista, ieri sera mi ha mandato l’anello, mi considero fidanzata»), la Guerritore con un magico sguardo (ha ereditato un ruolo gay), la Grimaudo, la Finocchiaro. E ci sono anche due minorenni che, indifferenti alla tragica fine, devolvono i traumi: «Mi sono addormentato nell’ultima scena», dice il piccolo.
«Le donne — spiega Ozpetek che vuole stravincere — hanno un organo in più rispetto agli uomini, sono migliori». Ma con lui anche i maschi piangono: «Ho incominciato io a mostrarli in lacrime: il pianto è un momento bello e sensuale». Ma Ferzan ha fatto anche conquiste maschili: con Valerio Mastandrea c’è un teatrino di gag, il giovane Federico Costantini ringrazia e col produttore Fandango di Gomorra Procacci si sono promessi eterno amore.
Film su commissione dal libro della Mazzucco, in cui Ozpetek radicalizza i suoi temi: lui, il marito violento e geloso, la moglie divisa coi figli in un giorno a Roma di ordinaria follia. Il rapporto con la gelosia? «Sono geloso e possessivo, perciò ho cercato di capire il carattere dell’uomo senza giudicarlo». Aggiunge: «Ma non sono mai stato lasciato, ho sempre lasciato». «Io invece — dice il bravissimo Mastandrea — per ragioni morali non posso assolverlo. E se avessi dei figli non avrei accettato il ruolo perché c’è dentro una violenza cerebrale da cui difendersi. Ma in realtà mi hanno scelto perché gli altri avevano rifiutato ».
Isabella Ferrari si era prenotata la parte mandando un anno fa un messaggino al regista: «Tu farai un grande film e io mi candido ufficialmente al ruolo». Giura che non l’aveva mai fatto. Ha una verità dentro che fa spavento, un buio pesto dentro gli occhi che riflette l’anima, è una delle forze del film, in squadra con le altre donne, tanto che le hanno paragonate a una squadra olimpica. E nell’ultima scena lei si avvia al più tragico destino mangiando un cono gelato (scena ripetuta 19 volte) di crema, panna e cioccolato. «Sono state difficili le scene di violenza — dice — ma per me è un discorso realistico oggi sul disfacimento della famiglia, sulla povertà che inficia anche il mondo affettivo: sì la passione ma anche i mutui. Finisce che rateizziamo tutto, compresi i sentimenti in un mondo di solitudini sommate ma non unite, dove tutti viviamo su Internet senza parlarci. Emma ha il problema dell’ex marito geloso, deve fare tre lavori, vivere con la mamma, allevare due figli: ogni tanto avremmo bisogno anche delle rose». Ferzan, che guardingo non rispose subito all’sms, come è stato? «Un vero capo famiglia, non sempre e solo un padre buono ma uno che non ti accetta subito ma dopo si concede per intero e pretende altrettanto. Casa sua è un porto di mare: tanta gente, ospiti, amici, parenti, zii, dentisti turchi, colleghi.

Sms

Consigli, paure e difetti vengono serviti sul piatto d’argento: lui ti vuole e ti possiede». Perché piace tanto alle donne? «Perché ci vuole belle e a noi fa piacere».
La scrittrice, la Mazzucco pure lei conquistata: «Il libro è di chi lo legge, il film di chi lo fa, non volevo fotocopie. E qui ci sono più donne che nel romanzo, ma viste scritte e prodotte da uomini». Nella storia scene di tumulto interiore, schizzi politici, passaggi discreti, incroci affettivi. Mamma Sandrelli legge le carte e ridiventa l’Adriana di Io la conoscevo bene: «Anni fa avrei fatto la parte di Isabella, c’è una trasmissione genetica, caratteriale, fisica tra noi». Intese di donne, complicità, sguardi. «Sono l’amica di Emma e la ascolto — dice la Guerritore — mi sentivo quasi il regista».

Effettua il login o registrati

Per poter completare l'azione devi essere un utente registrato.