DENUNCIA.
«Verona caput fasci». È lo spettacolo teatrale che sta portando in giro per l’Italia il giovane attore Elio Germano. Lo spettacolo prende le mosse da quanto accaduto tredici anni fa in consiglio comunale a Verona quando venne rigettata, caso unico, in Europa, la Risoluzione di Strasburgo, dichiarando l’omosessualità «contro natura».
Nel dibattito i politici locali, dal centro alla destra, nel corso del dibattito in aula pronunciarono frasi contro i gay, contro l’aborto, contro l’emancipazione femminile. A tredici anni di distanza, Verona si è ritrovata a fare i conti con la tragedia del primo maggio quando viene ucciso Nicola Tommasoli. In carcere, per quell’episodio, sono finiti cinque giovani.
«Verona caput fasci» è uno show scarno, militante, tutto all’insegna dell’impegno civile in cui l’attore recita sul palco spesso da solo. Il testo di Germano riporta fedelmente molte delle frasi pronunciate dai politici di allora, per dare l’idea dell’humus culturale, prima che politico, di quella classe dirigente, ma dà voce anche ai cittadini che si opposero alla votazione.
«Contengono frasi agghiaccianti», racconta Germano riferendosi ai verbali del consiglio comunale, «pronunciate da personaggi appartenenti a diverse forze politiche dell’epoca, dai popolari ad An. A me non importa la loro appartenenza, ma il tipo di opinioni che esprimono. Per me questo viaggio è stato importante, per capire che l’intolleranza viene da lontano».