Dalla rassegna stampa Cinema

Ghini: io soldatino ma Walter punta su Ozpetek. E lui: ridicolo

….Ozpetek…«Senta: io un potente del Pd? Io? È un’ipotesi ridicola, perché a me, della politica, non importa niente»…

La polemica
L’attore: mi hanno voluto alle primarie, poi nessun incarico. Ovadia: ha ragione, la politica è strumentale. Scola: ormai si lamentano tutti

ROMA — Erano tanti, colti e compatti, entusiasti e soprattutto veltroniani: ma ora l’onda lunga della sconfitta è arrivata anche sui loro ranghi, sembra averli sfilacciati e così, sul Foglio di Giuliano Ferrara, ce ne è uno — che poi era uno dei pochissimi autorizzati a chiamarlo confidenzialmente davvero Uolter («Siamo amici dai tempi in cui militavamo nella Federazione dei giovani comunisti italiani») — c’è insomma Massimo Ghini, attore di gran successo e sempre ben schierato a sinistra, che si lamenta, sbotta, e anzi poi meglio chiarisce: «Volevo dire: ma perché voi giornalisti continuate a chiamare me, per riflettere e commentare le posizioni che il Pd di Veltroni ha sui problemi della cultura e dello spettacolo? Io non conto niente…».
Proprio niente, Ghini, no. «Ripeto: niente. L’altra sera mi chiamano a La7, a Otto e mezzo, e capisco che mi trattano con autorevolezza e…». E che? «Mi sembra un’autorevolezza usurpata. Io parlo a titolo personale e come presidente del sindacato attori. E fine, basta, nient’altro. Il Pd non m’ha dato mezzo incarico». Strano, in effetti: lei, la faccia, in tante campagne elettorali, ce l’ha sempre messa… «E forse non è bastato, ma non è un problema». Beh… «Senta: vennero a chiedermi in ginocchio di candidarmi alle primarie del Pd, e io, nel collegio romano che mi mollarono, Trullo-Corviale, non esattamente una passeggiata, stravinsi.
Così, tutto orgoglioso, andai a Milano, nel meraviglioso giorno in cui fondammo il Pd. Ma…». S’aspettava un riconoscimento. «Dico che sono stufo di fare il soldatino. Organizzarono tre commissioni (per la stesura dello statuto, del manifesto dei valori e del codice etico, ndr) e a me non hanno mai pensato. Dico: va bene, ok, ma allora perché poi intervistano me?». L’ha detto, questo, al suo amico Walter? «No. Non l’ho chiamato io, e non m’ha chiamato lui. Il guaio è che voi giornalisti, però, continuate a chiamare me. Chiamate piuttosto Ferzan Ozpetek, che conta molto di più nel Pd…».
Ferzan Ozpetek (a ottobre in uscita il suo prossimo film, Un giorno perfetto) resta in silenzio per qualche istante. Poi attacca: «Stento a credere che Massimo dica queste cose…». Eppure… «Senta: io un potente del Pd? Io? È un’ipotesi ridicola, perché a me, della politica, non importa niente». Eppure lei, a differenza di Ghini, fu inserito nella commissione che doveva elaborare il «codice etico ». «Sa, io m’ero limitato ad appoggiare una persona che stimo, Veltroni…». Eh… «Eh cosa? Io sono un uomo di cinema, faccio cinema, per la politica non avevo e non ho tempo».
Pensate come ci resterà Ghini, che invece ci tiene. «Infatti: Massimo è uno che la politica ce l’ha nell’animo e, per questo, capisco la sua amarezza »: Moni Ovadia (regista e scrittore: pure lui, all’epoca, inserito nella commissione «codice etico»).
Ovadia, ascolti: Ghini sostiene d’esser stufo di fare il soldatino. «E ha ragione. L’uso della cultura, e dei suoi volti, in politica è sempre stato un po’ strumentale. Anche se Walter, uomo sensibile, sono certo che se avesse vinto le elezioni ci avrebbe coinvolto molto di più…».
Ettore Scola, maestro di cinema, che concesse a Walter la sua amicizia tanti anni fa, quando Walter aveva ancora capelli folti sulle tempie, ascolta in silenzio. Poi fa: «Ghini si lamenta? Cosa devo dirle? Qui tutti sono autorizzati a lamentarsi…».
Ma la sua voce ha un tono triste. Poi ti immagini i titoli di coda.

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