Dalla rassegna stampa Cinema

Delitto e castigo nel 2007

Paranoid Park Storia dostoevskiana firmata da Gus Van Sant – Il regista è un vero maestro quando racconta le tribù giovanili negli Usa Premiato a Cannes

Dite con le vostre parole il contenuto di «Delitto e castigo». Per Blake Nelson scrivere Paranoid Park (Rizzoli) dev’essere stato un po’ come svolgere il tradizionale tema scolastico: e infatti ha ripreso la trama del romanzo russo, trasferendo l’azione dall’800 ai nostri giorni e da San Pietroburgo alla sua città, Portland (Oregon). Di dostoevskiano resta solo l’epigrafe («Giovanotto… sul vostro viso io leggo come un certo affanno») e un fuggevole accenno a Memorie dal sottosuolo, mai personaggi principali sono tutti presenti. L’innominato protagonista è un Raskolnikov sullo skateboard che ha ucciso non in base a una perversione filosofica, come nell’originale, ma in un incidente fortuito; l’ispettore Brady, che indaga sul caso, è la copia conforme di Porfirij; e Sonja diventa una comprensiva compagnuccia d’infanzia che si chiama Macy. A lei sono rivolte le sei lettere che dal 3 all’ 8 di gennaio, ovvero dopo tre mesi trascorsi dalla notte fatale, il ragazzo scrive per sfogare i rimorsi.
Da un libretto che può venir considerato una curiosa parafrasi letteraria tonificata da frequenti notazioni sugli usi e costumi delle tribù giovanili nella provincia americana, Gus Van Sant ha ricavato un film di firma. Ha dato un nome al protagonista, Alex, ha fatto del detective un orientale alla Charlie Chan e ha rispettato (ma, come vedremo, senza assegnarle la vittoria) le prerogative della figura femminile. Ha soprattutto ribaltato la struttura narrativa, che da cronologica com’è sulla pagina diventa zigzagante e sussultoria mentre l’operatore Chris Doyle accompagna i giovani skateboard nelle loro evoluzioni quasi accarezzandoli con lo sguardo.
Quando il film inizia, tutto è già successo: su una panchina vediamo Alex che comincia a scrivere le lettere. Subito dopo a scuola appare il detective per indagare non si sa ancora su cosa. Nel romanzo la scena del delitto è all’inizio, qui arriva oltre la metà e ancora in modo ambiguo: l’angosciato ragazzo non confessa subito ciò che è successo e il regista fa sospirare il momento in cui tirerà fuori la carta coperta. Orologio alla mano, sono trascorsi 45 minuti quando finalmente apprendiamo dal telegiornale che un sorvegliante delle ferrovie è stato trovato morto, anzi tagliato a metà, sul binario di un treno in transito nei paraggi di Paranoid Park, paradiso (o inferno?) dello skateboard. E a questo punto non ci viene risparmiata una visione da horror, quella del mezzo uomo che si protende verso il terrorizzato Alex tentando di parlare.
Adesso possiamo davvero condividere il trauma del protagonista a seguito del macabro infortunio, la nausea, il rimorso incoercibile, l’impossibilità di tornare a vivere normalmente la sua vita di ragazzo. Anche Jennifer, la compagna di scuola che gli si offre, non riesce a distrarlo dal suo pensiero fisso, tanto che lui la respinge in un confronto sul quale Van Sant (e qui si vede il regista) toglie il dialogo e lascia che a raccontare la situazione, siano le espressioni e la musica. Importante quanto eclettico è nel film il commento sonoro, nel quale fra musiche eterogenee si affacciano alcuni motivi felliniani di Nino Rota, che scopriamo rassicuranti come quando si incontra una faccia amica in una riunione di estranei. Tuttavia questa società adolescenziale, inquinata dai culti obbligati del consumismo, agita i problemi senza risolverli. E Macy intuisce, sostiene e consiglia Alex come nel libro, ma in fin dei conti inutilmente. Nel finale Gus Van Sant è più amaro di Blake Nelson, più pessimista di Dostoevskij. Se Porfirij al culmine dell’inchiesta confessa a Raskolnikov di invidiare il suo vitalismo, qui il detective Liu può paternamente compatire Alex ma non si sognerebbe mai di invidiarlo.

Una scena di «Paranoid Park» diretto da Gus Van Sant, premiato a Cannes
PARANOID PARK
di Gus Van Sant
Con Gabe Nevins, Daniel Liu

Effettua il login o registrati

Per poter completare l'azione devi essere un utente registrato.