Dalla rassegna stampa Cinema

Delitto e castigo a 'Paranoid Park'

Nel poetico nuovo film di Gus Van Sant un sedicenne ammazza per sbaglio una guardia giurata e decide di non confessare. Magnifico il protagonista Alex, interpretato dal naturalissimo Gabe Nevins.

«Nessuno è mai pronto per Paranoid Park» spiega Jared all’amico Alex con cui si diverte ad andare in skateboard in una piazza malfamata di Portland (ispirata alla vera O’Bryant Square). Siamo nel nuovo, splendido film di Gus Van Sant, un dramma venato di giallo – ma al regista non interessa far sapere come andrà a finire l’inchiesta giudiziaria – su un sedicenne che uccide incidentalmente una guardia giurata e decide di non confessare, isolandosi sempre più dai suoi amici, dalla sua ragazza, dai suoi genitori separati, già distanti e spesso assenti.

Il protagonista, Gabe Nevins, è stato reclutato via Internet, attraverso MySpace, ed è stata una scelta felice: la sua naturalezza e la profondità dello sguardo sono eccezionali. Van Sant ci mette di suo il meglio del suo stile, sperimentale nell’uso delle musiche come nel poco riuscito ‘Last Days’ (di tutto un po’: anche Nino Rota) e non lineare – ma con moderazione – nella costruzione narrativa, sulla stregua di ‘Elephant’ con rallentamenti dell’azione ma forse con più empatia nei confronti dei personaggi. La resa sullo schermo degli struggimenti interiori, dello smarrimento, dell’incertezza davanti a un futuro che pullula di possibilità è davvero intensa.

E non solo perché Gus Van Sant, gay dichiarato, ama dirigere soprattutto giovani adolescenti: è soprattutto una questione di profonda sensibilità, di attenzione a un mondo che il regista ha imparato a conoscere, all’importanza di affrontare con delicatezza il mondo degli adolescenti (altro che reality show!).
Il regista ci spiega quanto la difficoltà di comunicare coi genitori – spesso ai margini dell’inquadratura – sia foriera di profondo malessere per i giovani maschi, di come la competitività sociale all’interno della scuola sia a volte insostenibile, di quanto sia importante rifugiarsi in un ideale di amicizia e magari metterlo nero su bianco.

Alla conferenza stampa di Cannes il delicato Gabe Nevins era pressoché immobile, sembrava uno di quegli avatar che sostituiscono il contatto umano nei videogiochi o nelle chat su Internet: forse era solo spaventato oppure metteva a punto tecniche attoriali apprese magari proprio da Gus. Chissà.
Altre due indubbie qualità del film sono la splendida fotografia firmata dall’asso Christopher Doyle e dalla dolce Rain Kathy Li, in particolare per gli elaborati video delle riprese con i ragazzi sugli skaterboards, nonché l’ottimo risultato nella scena ‘frammentata’ della doccia.
Un film poetico, profondo, appassionante: ci penserete a lungo, se lo vedrete.
Da non perdere.

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