Macarone Palmieri: «Phag Off, oltre le proposte del movimento gay»
Negli ultimi anni si sono moltiplicati gruppi che seguono una corrente di pensiero inerente alla teoria queer, ai gender studies e alla cultura del “do it yourself”; lavoro che si esprime con l’attivismo politico, ma anche attraverso la creazione di momenti festosi. Roma è una delle realtà queer più forti e, dal 2003, le sue notti sono infuocate dalle serate radicali organizzate dalla crew di Phag Off. Del suo ritorno stagionale – questa sera alla Locanda Atlandide – e della scena queer, ne parliamo con il suo ideatore, il sociologo dalle mille identità basculanti, Francesco Warbear Macarone Palmieri.
Il suo progetto è uno dei precursori della scena queer italiana. Da cosa è nato questo desiderio di allontanarsi dalla scena gay più tradizionale?
Volevamo produrre una spazio di relazione che mettesse in crisi l’identità sul piano del genere e dell’orientamento sessuale, un terreno fertile per la fioritura di un pensiero critico verso i rapporti di potere. La nostra è una strategia desiderante che vede i corpi come motori di liberazione, attraverso feste e sperimentazioni di linguaggi. Pur se più visibile sul piano internazionale, Phag Off è un nodo di esperienze passate e presenti. Con la progressiva omologazione del panorama gay in Italia è infatti nata una scena indipendente definitasi queer, connessa a circuiti anarchici, controculturali e post femministi. Obiettivo comune è la messa in crisi del concetto di comunità Glbt (la “q” di queer è stata introdotta successsivamente ndr), intesa come unità di prospettive, linguaggi, dinamiche sociali, visioni politiche.
Quali sono le realtà italiane che, per prime, hanno lavorato in questo territorio ?
Il primo link del network è “Speed Demon”, zine milanese che dal ‘92 si occupa di queerpunk da cui nascono i Porn Flakes «homorebels che intendono contaminare la scena gaylesbo commerciale». A Bologna, realtà come Antagonismo gay e Sexyshock, hanno creato terreno fertile per Carni Scelte, gioventù sessualmente riottosa e avanguardista che produce enormi eventi queer; loro è la censuratissima mostra collettiva La Madonna piange sperma. A Roma la storia queer è stata tracciata da Vida Loca Records, etichetta di femalepunk che ha ideato concerti e feste e creato una distribuzione di riviste, dischi, libri, spille e materiale queer con il nome di Porca Ma Donna. Così come La Coq Madame, primo party dichiaratamente queer, ha poi rotto con il panorama classico Glbt, producendo uno show di cultura gay e lesbica in chiave postmoderna. Importante è stato poi il lavoro del collettivo universitario Queering Sapienza, , ripreso oggi dagli studenti di Sui Generis. Phag Off ha influenzato la scena romana, che oggi è fertile e vivida, stimolando una serie continua di soggettività, performers, artiste e artisti, musicisti queer, feste e progetti come Amigdala e Sick Marylin.
La programmazione delle serate ha un ampio respiro internazionale. E’ una critica rispetto alle produzioni italiane?
La nostra è una visione sradicata dai concetti tradizionali di identità nazionale, costruiamo reti nel piacere di abbattere ogni confine. Il guardare in più direzioni differenti, ci ha permesso di proporre delle esperienze di movimenti, festival, artisti, etichette, band, dj, teorici, case editrici, registi, performer muovendoci su un piano orizzontale e di crescita qualitativa. Abbiamo avuto il piacere di condividere momenti esplosivi con figure internazionali e sul piano locale abbiamo dato spazio alla migliore produzione queer e “queer positive”, infine, con i nostri interventi abbiamo preso parte a conferenze e festival in Italia come all’estero.
Phag off è in uno degli eventi più estremi della scena. Questa radicalità ha causato contrasti con il resto della comunità Glbt?
Sin dall’inizio ho voluto abbandonare una prospettiva dialettica, per la quale avrei dovuto trovare forza ponendomi contro qualcosa e qualcuno, e abbracciare un’idea dialogica, generando processi di liberazione che caratterizzavano le mie identità. La nascita del movimento gay ha rappresentato un momento di rottura e di cambiamento, incredibile e sofferto, in grado di dare nuova linfa e creatività. Poi il movimento si è sedimentato, i suoi linguaggi pietrificati e nulla di nuovo e di spaesante è stato più prodotto al suo interno, sia sul piano delle idee sia della produzione culturale. Il concetto di diversità si è diluito e non ha pagato sul piano istituzionale nelle acquisizioni di diritti. Ora è il momento di produrre una forza che attraversi contesti differenti, che produca interzone deve sperimentare la perdita di identità e la lievitazione dalle norme sociali. Phag Off ha scelto di provocare questa frana cercando spazi neutri dove i rapporti sociali non siano codificati come in un club gay o in un centro sociale, o in un locale etero, dove si possano imprimere nuove tracce. Ma è importante anche deturnare gli spazi così i festival di Phag Off mescolano sempre gay club, centri sociali, gallerie d’arte, feste lesbiche, occupazioni temporali, manifestazioni e street parade.
Al di fuori della comunità Glbtq, stiamo ora assistendo a una forte rivalutazione di dive queer Beth Ditto, leader della band dei Gossip, e di Devine, protagonista del vecchio “Pink Flamingos” di John Waters. Da cosa pensa che nasca questa attenzione?
Perché sono personaggi che destabilizzano gli stereotipi della rappresentazione gay, lesbica e transessuale mettendo in gioco ciò che realmente sono e desiderano. Sono così potenti che irrompono nel panorama mediatico mondiale senza alcuna mediazione. In questo senso sono personaggi queer perché sono consapevoli della loro “mostruosità” usandola in chiave politica come ribaltamento semantico per una trasformazione reale dell’esistente. E’ la stessa linea che segue Phag Off, tanto che questa sera ospiteremo le Stink Mitt, duo storico che ha fatto del brutto e grasso una battaglia politica per la liberazione delle donne.