Dalla rassegna stampa Cinema

Ozpetek, un minifilm per regalare speranza

Il regista presenta lo spot che ha girato con Isabella Ferrari a favore dell’Associazione per la ricerca sul cancro «Anche dalla malattia può venire un messaggio positivo»

ROMA — La scena è bucolica: un gruppo di amici in una villa in campagna seduti a mangiare. La padrona di casa, Isabella Ferrari, li guarda e li descrive: il volontario che si sveglia la mattina presto per distribuire azalee, la signora che fa piccole donazioni in denaro, il ricercatore scientifico che lavora fino a tarda notte. E poi c’è Giovanna (interpretata da Carlotta Tesconi), giovane e di nuovo sorridente dopo la malattia che l’ha colpita. È il breve, ma intenso, filmato d’autore, girato da Ferzan Ozpetek, a favore dell’Associazione italiana per la ricerca sul cancro (Airc). «Abbiamo voluto trasmettere il senso della vita comune — spiega il regista — perché il cancro colpisce tutti noi, direttamente o indirettamente. Ho visto malati che si allontanano, vengono lasciati soli, come se fossero vittime di una patologia che si trasmette».
Lo spot, presentato ieri alla Casa del cinema, verrà trasmesso su La7 e Sky a partire da domenica 30, sulle reti Rai dal 9 novembre, Giornata per la ricerca sul cancro, fino all’11; a ottobre sarà programmato nei cinema. «È un filmato che ho girato con il cuore, ne farei altri mille se ce ne fosse bisogno — commenta l’autore di Le fate ignoranti e Saturno contro —; ho cercato di trattare questo argomento con il sorriso. Il messaggio è positivo. Non è un caso che siano state scelte due attrici come Isabella e Carlotta. La Ferrari è una persona solare e sensuale. Carlotta Tesconi è una ragazza bellissima. E poi, la tavolata con gli amici sottolinea l’importanza della solidarietà. Non bisogna mai separarsi dagli altri, isolarsi: una filosofia di vita che andrebbe applicata a tutte le fasi della nostra esistenza. È l’unione che ci aiuta a superare i momenti più difficili, non la divisione». E a chi gli domanda, provocatoriamente, se non ci sia spazio nei suoi film per un eroe nuovo, «l’eroe ricercatore», Ozpetek risponde ironico: «Potrebbe essere una buona idea ma poi non venite a chiedermi i diritti».
Il film vuole arrivare al grande pubblico per far emergere l’importanza del contributo alla ricerca contro i tumori. «È stato un dono per me poter partecipare a questo progetto e spero che non finisca qui — racconta Isabella Ferrari —. Amici molto cari sono morti di cancro. E in quest’età, forse più matura, mi sono chiesta cosa avrei potuto fare per contribuire alla lotta contro questa malattia. Credo nella ricerca, molti passi avanti sono stati fatti ma si può progredire ancora».
Il critico del Corriere della Sera Paolo Mereghetti ricorda che «troppe volte il cinema ha dimenticato di raccontare la realtà. La paura, l’incapacità di affrontare il male ha contribuito a eliminare i problemi dai nostri occhi. Un atteggiamento della società che è stato mutuato dal cinema: per anni ha lavorato sull’occultamento del dolore». Poi, ricorda, sono arrivati film come Nemiche amiche con Julia Roberts e Susan Sarandon, Le invasioni barbariche di Denys Arcand e Son frère di Patrice Chéreau: «Hanno affrontato la morte, guardandola in faccia, senza volerla edulcorare. E, in qualche modo, la televisione ci ha aiutato con E.R., Dr. House o perfino Nip/Tuck ».
«Fino a 10 anni fa — osserva Sylvie Menard, ricercatrice Airc — l’aspettativa di vita di un malato oncologico era sensibilmente minore rispetto a oggi. Questo spot trasmette un senso di ottimismo, quando ancora molti pensano al cancro come a una condanna certa».

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