Dalla rassegna stampa Cinema

FERZEN OZPETEK«Non basta criticare bisogna impegnarsi L’Italia è il mio paese»

«Appoggio Walter, l’amico, non Veltroni. Mi convince il suo modo di fare politica»

LA SOCIETÀ CIVILE Il grande pubblico italiano lo ha scoperto davvero nel 2001, con «Le Fate ignoranti», ma prima di allora aveva confezionato due dipinti d’autore sulla Turchia, sua terra di origine, con Il bagno turco, prodotto da Marco Risi, e Harem Suaré. Ferzen Ozpetek, 49 anni, è una grande regista. Punto. Nelle liste del Pd rappresenta «la società civile», quella fatta da intellettuali, artisti, registi che hanno deciso di appoggiare la candidatura di Walter Veltroni. «Appoggio Walter, l’amico, non Veltroni. Lo conosco da tanto tempo, mi convince il suo modo di fare politica e questo è il senso del mio nome nella lista 2».
Ozpetek, lei dice di non essere interessato dalla politica. Allora perché si è candidato?
«Non mi considero candidato, quanto piuttosto impegnato a sostegno di Walter perché è una delle pochissime persone che conosco nell’ambiente politico di cui mi fido. Credo che sia l’unica persona in grado di dare un segnale di cambiamento a questo paese attraversato da un momento molto delicato. Non mi sarei mai avvicinato al Pd se non ci fosse stato lui. D’altra parte mi sono detto che non si può soltanto criticare, dire che va tutto male, sparare a zero sulla politica senza muovere un dito per cambiare le cose. È facile puntare il dito senza muovere un passo».
Riferimenti a Beppe Grillo?
«Grillo è una persona molto intelligente, dice cose condivise da molte persone. Mai la politica è stata così lontana dalle persone, è come se l’Italia stesse vivendo una crisi matrimoniale da cui non sa uscire. A volte leggendo i giornali ho l’impressione che questa classe politica si stia muovendo come la Corte che non conosce i suoi sudditi. Ma non si può soltanto criticare, bisogna dare un contributo per cambiare le cose. Non si può fare a meno di una classe politica all’altezza dei problemi da affrontare. Ormai considero l’Italia il mio paese, è normale desiderare che la vita di ognuno di noi migliori, non solo degli immigrati, ma anche degli italiani. Si dovrebbe ripartire dal rispetto verso l’altro, dalla consapevolezza che siamo tutti ospiti della Terra».
Crede che le polemiche che hanno accompagnato la formazione delle liste del Pd siano un altro boccone amaro per chi andrà a votare il 14 ottobre?
«Me lo sono chiesto. In questo momento l’opinione pubblica guarda con fatica alla politica, ma penso che da qui al 14 ottobre si debba mandare un segnale per coinvolgere il maggior numero di persone. C’è bisogno di un partito in grado di dare risposte vere, di restituire fiducia, di bloccare il rischio dell’intolleranza».
Lei e la macchina da presa. Quale immagine della politica vorrebbe catturare?
«Un politico prendere la metropolitana, aspettare per 40 minuti un autobus che non arriva mai, fare la fila al supermercato, andare in parlamento in bicicletta, pagare le bollette, stare in mezzo alla gente».

Effettua il login o registrati

Per poter completare l'azione devi essere un utente registrato.