Dalla rassegna stampa Cinema

"Angel" di Francois Ozon

INTERVISTA AL REGISTA

Angel è tratto da un romanzo di Elizabeth Taylor: perché ha scelto proprio questo libro?
Ho letto il romanzo cinque o sei anni fa tutto di un fiato e ho pensato subito che sarebbe stato il materiale ideale per una grande saga sulla scia dei melodrammi degli anni ‘30 e ’40, che raccontasse ascesa e caduta di un personaggio fiammeggiante. Mi sono innamorato di Angel, mi ha divertito e affascinato, e mi ha colpito molto profondamente. Così, ho chiesto ai miei produttori di comprare i diritti del libro. Appariva chiaro che il film non potesse funzionare se fosse stato ambientato in Francia, trattandosi di una storia prettamente inglese, nella tradizione delle scrittrici inglesi.
Il personaggio della protagonista è ispirato a Marie Corelli, una delle prime scrittrici professioniste, contemporanea di Oscar Wilde e ora dimenticata quasi del tutto anche in patria, malgrado all’epoca i suoi libri fossero particolarmente apprezzati dalla stessa regina Vittoria. Ho ricostruito, così, la parabola discendente di Angel Deverell, ragazza di una piccola cittadina inglese che in maniera del tutto inattesa diventa un fenomeno letterario, autrice di veri e propri best-seller e adorata dal grande pubblico.

Come è stato adattare il libro?
Il mio obiettivo principale era quello di addolcire le caratteristiche di Angel, che nel romanzo era un personaggio spesso grottesco. L’autrice ha una visione piuttosto sardonica di Angel, dei suoi libri e del suo modo di comportarsi: anche se riconosce la sua abilità di scrittrice e la sua ambizione alla fama, la ridicolizza costantemente, descrivendola come una persona stravagante e poco attraente. Nel libro la crudeltà funziona, ma non pensavo che avremmo potuto passare due ore con questo personaggio negativo sullo schermo. Sentivo che era importante che Angel fosse piena di charme, malgrado le sue caratteristiche sgradevoli.
Mi venne in mente immediatamente Scarlett O’Hara. Lei è veramente un personaggio che puoi amare e odiare allo stesso tempo. Volevo che Angel si accorgesse dei suoi poteri di seduzione e li usasse in modo particolare nei confronti del suo editore e di Nora. La mia Angel è più manipolatrice di quella del libro, ma in modo giocoso e divertente, non perverso. All’inizio tutti la criticano: la sua insegnante, sua madre, sua zia, la moglie dell’editore. Possiamo dedurre che Angel e il suo lavoro non vengono capiti. Questo ispira simpatia e trasmette curiosità, specialmente quando la vediamo scrivere. Volevo incuriosire il pubblico prima di rivelare, più avanti nel film, che quello che stava scrivendo non poteva essere buona letteratura.

Andrei oltre e direi che siamo attratti dalla sua determinazione nello scrivere e non ci occupiamo di quanto sia valida la sua scrittura.
Noi capiamo che la scrittura di Angel non è brillante solo dopo venti minuti di film, quando lei assiste ad uno spettacolo teatrale tratto da uno dei suoi romanzi. Questa scena è stata inventata per poter vedere materializzata l’essenza della sua scrittura. Ma ho cercato di stemperare la chiara e ridicola assenza di merito letterario con la reazione emozionale di Angel davanti al suo successo.
Volevo mostrare la forza creativa di qualcuno che è capace di inventare un mondo immaginario e che prova piacere nel farlo. Non mi interessa quanto sia bravo uno scrittore di romanzi d’amore o di gialli, mi interessano piuttosto la sua energia e la sua ispirazione. Da dove provengono? Come lo pervadono fino all’essenza, confondendo la linea tra realtà e immaginazione? L’arte soffia la vita dentro un artista o gliela succhia via? Quanto si può essere legati alla propria arte?
Angel e Esmè sono completamente differenti, ma sono entrambi legati alla propria arte ed entrambi conducono vite da falliti. Nel caso di Esmè, perché è debole e perde la fiducia nel proprio lavoro. Egli, tuttavia, essendo l’integerrimo artista d’avanguardia, sarà forse quello che verrà ricordato, mentre Angel, che aveva la forza di credere nella propria arte ed era libera dai lacci dell’autocritica, sarà dimenticata. Ciononostante, non si può negare il fatto che Angel abbia colpito i suoi contemporanei e che abbia trovato il modo per farlo.
Allora, cos’è più importante per un artista? Avere fama, fortuna e approvazione durante la vita prima di cadere nell’oblio, oppure stringersi nell’ombra ed avere un riconoscimento solo da morto, come Van Gogh?

Ti senti più vicino ad Angel o ad Esmè?
Il mio problema è quello di essere capace di creare qui e ora. Il mio lavoro potrà superare la prova del tempo? Questa domanda non me la pongo, mi paralizzerebbe. L’arte può oltrepassare i secoli, ma è anche fatta per un consumo immediato. Posso avere attinenza col senso di urgenza di Angel, quello che la spinge a creare. Il suo pragmatismo la porta fuori dalla sua condizione sociale. La sua arte è al servizio della sua vita. Le permette di comprare la sua casa, la mantiene nel lusso, le porta l’uomo che ama e la supporta finanziariamente.

Malgrado le sue bugie, Angel ama sinceramente Esmè
Nel libro la storia d’amore era chiaramente una farsa: Angel era innamorata dell’idea di questo romantico e pensieroso pittore, la loro luna di miele era stata una catastrofe ed Esmé stava con lei solo per i soldi. Nel film ho sentito che, per fare in modo che la Angel sullo schermo ci piacesse, dovevamo credere nella sincerità del loro amore. Angel è innamorata della sua personale idea di amore, ma allo stesso tempo crede in esso con fervore e vuole veramente aiutare Esmé.

Che dire della passione di Nora per Angel?
Nel libro il sottotesto omosessuale era presente, ma Nora era veramente brutta, aveva anche i baffi: io l’ho un po’ ammorbidita, ho stemperato la sua frustrazione e la sua asprezza, l’ho portata fuori dall’ombra. Volevo che avesse un maggiore appeal, che non fosse solo un corpo ed un’anima schiavi del proprio idolo. Nel romanzo, Nora mantiene il segreto sull’amante del fratello con lo scopo di tenersi Angel per sé, mentre nel film alla fine confessa la verità. Ma non avrebbe dovuto dirlo prima ad Angel, subito dopo aver colto Esmé sul fatto? Improvvisamente Nora assume una dimensione tragica, diventa complice della sofferenza di Angel, dilaniata tra il suo desiderio per la ragazza e il legame con suo fratello.

Dici che non potresti portare un personaggio sgradevole sullo schermo: questo suggerisce un approccio diretto al sentimento nel tuo lavoro, come abbiamo visto in Sotto la sabbia e Il tempo che resta?
Se avessi seguito il libro, tutto sarebbe stato come nella scena in cui Angel cena con il suo editore e si comporta come un isterico mostro manipolatore. Avrei potuto continuare a giocare con questa caricatura, ma volevo anche esplorare la complessità di Angel, scoprire la sua fragilità dietro la sua immagine di donna forte che ha avuto una rapida ascesa sociale.
La sua scalata è tanto più spettacolare perché è la scalata di una donna. Angel è il capo di se stessa, sceglie il proprio marito, si compra casa da sola e governa la propria carriera. Essenzialmente ha rotto le regole della società edoardiana. È una sorta di femminista ante litteram, a cui oggi una donna può paragonarsi.
Volevo mostrare, però, entrambe le facce della medaglia e rivelare le molteplici sfumature del personaggio. Angel ha costruito la sua vita sulle bugie e sulle emozioni soppresse, trovandosi spesso in situazioni nelle quali interpreta un ruolo, recita. D’altra parte, ho incluso anche delle scene in cui Angel non ha altra scelta che essere se stessa, come quando viene umiliata a scuola, o quando sua madre muore. Questo episodio era solo una riga nel libro, ma ho sentito che poteva essere un momento chiave per la descrizione della vera natura di Angel. Lei è devastata e si sente abbandonata. Tuttavia, questo non la fa desistere dall’interpretare il suo ruolo di primadonna subito dopo, in una scena dove rilascia un’intervista ad un giornalista. Volevo veramente catturare questa ambiguità di Angel per alternare straniamento e identificazione.

Con la musica, come per il montaggio, è stato difficile trovare un equilibrio emozionale?
Avevo in mente la musica di Frank Skinner composta alla Universal per i melodrammi di Douglas Sirk. Ho spesso usato questi brani quando abbiamo cominciato a montare il film e ho trovato che funzionavano in maniera brillante. Poi, però, ho cominciato a realizzare che poteva sembrare datata per il pubblico di oggi. Così ho chiesto al mio compositore Philippe Rombi di prendere ispirazione dalle partiture melodrammatiche di Skinner e di non aver paura di comporre una colonna sonora di ampio respiro, preparando al tempo stesso un tema melodico che riflettesse le aspirazioni segrete di Angel e facilitasse l’identificazione del pubblico.

È solo una coincidenza il fatto che tu abbia affrontato una materia così classica e complessa in Inghilterra, con attori inglesi?
Fin dall’inizio, gli attori inglesi hanno interpretato la profondità e la complessità delle scene con un livello di recitazione che ho visto raramente. Hanno preparato i loro ruoli in anticipo, usando le mie indicazioni e le nostre conversazioni per entrare veramente nei loro personaggi e dar loro vita. Laddove gli attori francesi tendono a lavorare sul principio del “giorno per giorno”, gli attori inglesi sono più simili a dei corridori fondisti.
Romola ha detto che voleva lavorare alle sue scene da una settimana prima. È stata una vera sorpresa vedere attori così appassionati e dediti al lavoro. Ogni giorno Romola avrebbe voluto una grande scena da recitare e aveva bisogno di un vasto spettro di emozioni. Non si stancava mai, seguiva ritmi frenetici senza lamentarsi. Le scene non sono state girate in ordine cronologico, ma lei era sempre pronta a recitare età differenti e a modificare il tono per adattarlo alla scena che stava recitando.

Che cosa ti ha portato a scegliere Romola Garai?
Romola ha capito il ruolo. Non era spaventata dagli aspetti più grotteschi del personaggio di Angel e ha portato fascino e schiettezza alla parte, con i suoi occhi da bambina, grandi e sognanti. In più, a lei piaceva veramente Angel, a differenza di altre attrici. Molte di loro l’hanno trovata mostruosa ed erano spaventate di interpretare un’anti-eroina, una bugiarda, una fallita! Romola, invece, l’ha interpretata nel modo giusto, si è avvicinata ad Angel e alla sua vita senza alcun disprezzo.

Michael Fassbender, che interpreta Esmé, è una rivelazione del film.
Per fare in modo che un pubblico moderno credesse ad Angel ed Esmè come coppia, doveva esserci un forte legame “chimico” fra loro. Il giovane pittore doveva essere reale, carnale, carismatico e insolente. Michael Fassbender ha tutte queste qualità, possiede un misto di ironia e forza brutale. È irlandese, ha un accento e delle maniere differenti rispetto agli inglesi, è più strambo e grezzo. Come è accaduto anche con Sam Neill, Michael ha letto il testo in modo giusto e lo ha amato, trovandolo allo stesso tempo toccante e divertente. Il suo entusiasmo è stato un ottimo conforto per me durante le riprese.

Come è stato lavorare di nuovo con Charlotte Rampling?
Avevo già lavorato due volte con Charlotte e voleva dire molto per me averla nel mio primo film in lingua inglese. È stato un gesto di grande amicizia il fatto che abbia accettato il piccolo ruolo di Hermione, che rispecchia l’atteggiamento dubbioso del pubblico nei confronti di Angel. Il suo personaggio rimane un po’ fuori dall’azione principale: all’inizio trova Angel sgraziata e noiosa e la giudica aspramente, ma nel corso del film la sua opinione cambia gradualmente fino a spingerla a prendere le sue difese, facendole affermare che, mentre non si cura della scrittrice, capisce la donna e prova ammirazione per ciò che ha fatto.

Chi ha realizzato i dipinti di Esmé?
La mia scenografa, Katia Wyszkop, che ha lavorato anche in Van Gogh di Pialat, ha contattato Gilbert Pignol, l’artista che aveva fatto i dipinti per quel film. È stato piuttosto difficile immaginare lo stile di Esmé, così siamo partiti da quello che sarebbe piaciuto ad Angel, ossia una pittura ostentata, tutto stile e niente sostanza, e abbiamo realizzato l’opposto. Esmé è un espressionista oscuro e tormentato. Lui ama dipingere i cimiteri e le case della classe operaia, che non sono certo soggetti tipici.

Angel è il tuo primo film in costume: come ti sei avvicinato all’operazione di ricreare un periodo storico?
All’inizio avevo bisogno di realismo, per dare vita al mondo da cui Angel stava cercando di scappare: la cittadina di Norley, con le sue stradine di mattoni rossi, la drogheria, sua madre… Quando Angel si trasferisce a Paradise House, però, i riferimenti storici e il realismo spariscono. Improvvisamente, potevamo fare quello che volevamo con le decorazioni e i costumi. Eravamo liberi di entrare nel mondo immaginario di Angel, immergerci in esso e condividere il suo cattivo gusto da bambina, che ci ricorda il castello di Baviera di Luigi II. Quando stavamo cercando fondi in Inghilterra, nessuno capiva perché un regista francese volesse girare un film inglese in costume: ce n’erano già così tanti in televisione! I film in costume sono considerati datati e accademici, ma io volevo rompere uno stereotipo.
Mi sono preso qualche libertà rispetto ai suggerimenti offerti dal mio consigliere inglese. Per esempio, al funerale di Esmé la cassa è aperta, secondo una tradizione mediterranea che sarebbe impensabile nell’Inghilterra edoardiana e protestante. Tuttavia, ho scelto ugualmente di girare la scena in questo modo, perché questo è il mondo di Angel, e lei non si preoccupa delle convenzioni sociali: Angel va oltre i codici, reinventa costantemente la sua realtà e questo è il suo meccanismo di sopravvivenza.

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