Dalla rassegna stampa Cinema

Ferzan Ozpetek "La mia sfida, svegliare il cinema"

Il regista parla del nuovo film dal libro “Un giorno perfetto”

ROMA – Ferzan Ozpetek risponde prima da un treno e poi – pare che non ci sia di meglio per parlarci, oggi – da un´auto in corsa. Sta andando a fare un paio di quei bagni di folla che gli piacciono da morire, va a presentare il suo film Saturno contro prima a Bologna e poi a Parma. Ma con in testa il ronzio di un nuovo progetto che, per ora, si è sostituito a quello di un altro film da girare quasi tutto in Turchia. (Di cui però, adesso, non vuole dire). Il progetto in partenza è quello, arrivato all´Ozpetek solo regista e per la prima volta non autore, di adattare il romanzo di Melania Mazzucco Un giorno perfetto (Rizzoli). Gliel´ha proposto Domenico Procacci, che lo produrrà, su una sceneggiatura già scritta da Sandro Petraglia.
Prima, però, i convenevoli ci portano a scambiare qualche battuta sulla mobilitazione che sta attraversando il cinema italiano, sul movimento dei “Centoautori” e sulla lettera di Bernardo Bertolucci a “Repubblica” che lo ha rappresentato con clamore.
Che ne pensa?
«Ne sono entusiasta. E ringrazio Daniele Luchetti che mi ha coinvolto. L´aspetto che mi piace di più è quello delle occasioni di incontro. Del parlare tra registi. Certamente sottoscrivo le idee giustissime espresse da Bertolucci. Ma subito dopo viene la preoccupazione di fondo per le storie che raccontiamo, che dichiarano una nostra crisi. Non sono abbastanza e non sono abbastanza forti. Nel senso che oggi non ci si meraviglia di niente. Non voglio tanto denunciare un demerito degli autori quanto dire che la società non ci offre spunti forti. Siamo tutti addormentati e al tempo stesso tormentati da quanto ci succede intorno con troppa velocità. Tutto sembra spingere a diventare cinici. Personalmente cerco di reagire a cinismo e freddezza soffermandomi nel cercare emozioni anche piccole. Sarà ridicolo ma a me fa per esempio tenerezza guardare una donna che si è comprata un gelato e se lo mangia camminando per la strada. Io credo che occorra dare la possibilità agli autori più giovani di farsi vedere. Che sia necessario creare le occasioni per far crescere l´erba fresca. Di ragazzi che hanno idee ne sento tanti: che abbiano la possibilità di provare».
Lei così sensibile alle corde sentimentali non crede che al vostro cinema manchi proprio l´affetto, la capacità di farsi voler bene?
«Io veramente l´affetto, il legame, l´intesa con il pubblico li sento. Ma so che non possiamo permetterci l´atteggiamento presuntuoso del fare ad ogni costo quello che ci pare senza riuscire a emozionare. Dobbiamo essere all´altezza di una sfida che è come quella del coniuge che per ritrovare il coinvolgimento un po´ appassito deve re-imparare a corteggiare l´altro o l´altra. Personalmente sono più attento a questo che non ai pur sacrosanti discorsi sui finanziamenti di cui, per mia fortuna, non ho avuto mai bisogno».
E torniamo al film, che si girerà in autunno. Ozpetek sta appena muovendo i primi passi: quelli della revisione, con Petraglia, della sceneggiatura. Per adattare a sé una materia – corale e contemporanea come sa chi ha letto il romanzo ambientato in un quartiere romano, durante le ventiquattr´ore che precedono una notte di maggio segnata da spari e da un´irruzione della polizia, coinvolgendo molti personaggi – che, dice, «mi ha affascinato».
L´ha affascinata, ma…?
«Nessun “ma”. Io ho quest´abitudine: ho un gruppo di consiglieri fidati ai quali sottopongo le mie cose, prima. Ho fatto leggere il libro e tutti mi hanno risposto: no, sei sul filo del rasoio, pericoloso, non è il tuo mondo. Bene: proprio quello che volevo sentirmi rispondere per accettare con entusiasmo. Perché mi piacciono le reazioni forti, perché così vuol dire che sarà una bella sfida. Aggiungiamo il carico di energia che comunica Procacci, uno dei più grandi entusiasti d´Italia, ed è fatta».
Le sue ragioni di interesse verso il libro quali sono?
«Mi ha turbato, mi ha fatto passare notti insonni. Per come racconta l´Italia di oggi. Fa riflettere e sconvolge. Con una vena, mi pare, di pessimismo e un´atmosfera di pesantezza che non sono i miei. Miei sono un ottimismo forse un po´ malinconico, e la speranza. Sempre. Se me la rimproverano rispondo: che ci posso fare? Ma mi sento attratto proprio da ciò che è lontano da me. Voglio buttarmi e lasciarmi travolgere. Fare la prova di lasciare per la prima volta la mia consueta dimensione del tutto in famiglia, tra amici. Come quando esci per la prima volta con una persona appena conosciuta: con una nuova freschezza, e non perché sei scontento del prima».
Cambiamenti riguardo ai personaggi?
«Ad alcuni cambierò il sesso. Aumenterò le donne. Alcuni so che non ce la farei a trattarli come sono, alcuni non si possono toccare. Ma proverò a interpretarli tutti a modo mio».

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