Dalla rassegna stampa Cinema

Il regista da Oscar: «La lotta padri-figli»

…ha raggiunto grande fama hollywoodiana, cioè mondiale, coi cinque Oscar del polemico American beauty, sul modo di vivere americano oggi…

GEMELLAGGIO

MILANO — Una bella operazione di gemellaggio: due lingue, due città e due culture. Arriva al Piccolo, dopo il trionfo inglese a fine stagione con la compagnia maschile di Hall, il regista inglese teatrale Sam Mendes, che ha raggiunto grande fama hollywoodiana, cioè mondiale, coi cinque Oscar del polemico American beauty, sul modo di vivere americano oggi, e con Era mio padre. Il suo lavoro principale ha continuato ad essere sempre il teatro, trampolino per il set: ha diretto Judi Dench nel Giardino cecoviano; Ralph Fiennes lodato molto sia in Amleto (prima edizione) sia nel Troilo e Cressida scespiriani; ha riportato al trionfo Cabaret e ha voluto la Kidman per Blue room tratto da Schnitzler. Ora Mendes ritrova per questo progetto internazionale il prediletto Kevin Spacey, non a caso è direttore artistico dell’Old Vic a Londra: per dire che un filo c’è e neppure invisibile. Non solo nella memoria, ma anche perché sia American beauty sia i drammi di Shakespeare in cartellone allo Strehler, Amleto e Tempesta, sono centrati sul conflitto generazionale, cambiando epoca, luoghi e stile. «E’ il rapporto tra genitori e figli, tra chi comanda e chi obbedisce», dice il regista che porta a Milano protagonista, principe di Danimarca e poi Prospero, Stephen Dillane, l’attore preferito da Stoppard, ora in trionfo a Broadway.

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