Palermo. E’ l’oro nero del delta del fiume Niger lo sviluppo che le multinazionali vorrebbero per la Nigeria. Il Paese è il settimo esportatore mondiale di petrolio, ma da naturale paradiso terrestre, il territorio della regione è diventato un inferno: sono 27 milioni gli indigeni dell’area annientati per l’inquinamento che, nonostante le proteste della popolazione, continua a colpire la flora e la fauna locali.
A denunciarlo, “Delta, oil’s dirty business”, il film che ha vinto la terza edizione del festival EcoVision che si è concluso a Palermo. Al regista Yorgos Avgeropoulos, corrispondente di guerra per la televisione greca e autore della pellicola vincitrice, andrà il premio di 20.000 euro offerto dalla fondazione Banco di Sicilia.
«Questo film è una denuncia che favorisce, attraverso il cinema, una presa di coscienza per un Occidente troppo distratto», ha detto il presidente della giuria Ernesto G. Laura.
Tredici i film premiati in quest’edizione, sette i premi speciali assegnati dalla giuria. L’amore ai tempi della guerra etnica ha il volto disperato di Milan, che decide di travestire da donna il suo amante omosessuale per sfuggire alla brutalità del conflitto in corso a Sarajevo. E’ la trama del film bosniaco “Go west”, di Ahmed Imamovic, premiato con 3.500 euro come migliore film di fiction. Il cambiamento dell’umanità e il suo rapporto con l’acqua è, invece, il tema di “One water”, che ha vinto 2000 euro come miglior documentario sulle risorse idriche. Il film del regista statunitense Sanjeev Chatterjee, è un omaggio all’acqua, girato in 14 paesi del mondo e con un sottofondo musicale eseguito dall’orchestra nazionale russa.
La coppia di registi Mark Deeble e Victoria Stone ha girato “The queen of trees” che si aggiudica i 1.500 euro per il miglior documentario sulla natura, «per i momenti di poesia che ci ha regalato partendo da un microcosmo affascinante», ha detto Daniele Ottobre, direttore del festival. Il premio del pubblico, di 1.000 euro, è andato a Stefano Rebechi e Francesca Lignola, registi del film “Sotto il cielo di Ahmedabad”, racconto di una festa religiosa induista vista attraverso gli occhi dei bambini di strada.
I premi speciali assegnati da una giuria di critici cinematografici presieduta da Ernesto G. Laura ono andati a: “Quatro elementos”, di Janek Pfeifer, miglior film di animazione; “Boccioli di rabbia” della regista Michela Guberti, miglior film di produzione indipendente; “Napoli dog’s”, di Barbara Fally Puskas, miglior documentario sui costumi dei popoli; “Wild Mongolia”, di Heinz Leger, miglior documentario su un territorio; “Uova”, di Alessandro Celli, miglior film breve. Vince, invece, come miglior film sul rapporto fra ambiente, cultura e storia, “10 questions for the Dalai Lama” di Richard Ray, pellicola di un solitario filmaker a cui è concessa un’ora per fare dieci domande al Dalai Lama.
L’urlo di dolore delle acque del Senegal, saccheggiate per sfamare ogni giorno 600.000 persone è al centro, invece, di “Cry sea”, di Cafi Mohamud e Luca Cubani, che vincono il premio come miglior reportage. Una menzione speciale per la stessa sezione è andata a “Lessons from Bam”, di Alireza Ghanie, che descrive lo smarrimento e il senso di perdita dell’identità della popolazione di Bam dopo il terremoto che nel 2003 rase al suolo la storica cittadella. «La lezione che ho ricevuto dai ragazzi di Bam e a cui alludo nel titolo è la loro capacità di cambiare, il loro entusiasmo per la ricostruzione», ha dichiarato Ghanie, che si commuove al ricordo della piccola Fatima, bambina scampata al terremoto e che ha scritto una lettera indirizzata a Dio, spiazzante, come solo l’ingenuità tipica dell’infanzia sa essere.
A conclusione del festival, il regista aggiunge un messaggio di pace: «Il poeta Kahlil Gibran ha scritto: una sola anima può contenere la speranza dell’intero genere umano. Spero che la storia di Fatima possa sensibilizzare il pubblico di altri festival».
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