A dicembre 2006 era stato a Torino, per una riproposta della Notte brava di Mauro Bolognini, accanto ad Elsa Martinelli. Stava bene, era in forma, non sembrava destinato alla fine. Invece Jean-Claude Brialy è morto ieri a Parigi, dopo quella che le agenzie definiscono «una lunga malattia». Aveva solo 74 anni (era nato nel ’33 in Algeria, allora colonia francese). Come Philippe Noiret, anch’egli recentemente scomparso, era a tutti gli effetti un attore franco-italiano: aveva lavorato spesso nel nostro paese, e della Notte brava ricordava l’amicizia stretta con Pier Paolo Pasolini, che del film era sceneggiatore; ma anche le perplessità di Pasolini sul film, che secondo lo scrittore – in procinto di diventare regista – avrebbe dovuto avere interpreti più «veri» e meno belli. Un altro autore italiano con cui Brialy ha spesso lavorato è Ettore Scola: da ricordare i suoi ruoli in Il mondo nuovo e in Concorrenza sleale. Altri titoli italiani nella sua filmografia: Doppio delitto di Steno, La mandragola di Lattuada, Io la conoscevo bene di Pietrangeli.
Ma, naturalmente, la parte più sostanziosa della carriera di Brialy è avvenuta in Francia. Ha esordito addirittura nel ’56, a 23 anni, in un film del più grande regista francese di tutti i tempi: Eliana e gli uomini, di Jean Renoir. Successivamente ha lavorato con Claude Chabrol (in Le beau Serge, film d’esordio del regista), con Francois Truffaut (I 400 colpi), con Jean-Luc Godard (Donna è donna), con Eric Rohmer (Il ginocchio di Claire), con Louis Malle (Ascensore per il patibolo, Les amants), con Bertrand Tavernier (Il giudice e l’assassino), con Claude Miller (La sfrontata).
Forse Le beau Serge è il titolo più significativo: Brialy era il co-protagonista accanto a Gérard Blain, insieme componevano una coppia di «giovani arrabbiati» che contribuirono non poco a svecchiare la recitazione francese. Erano i cosiddetti «blousons noirs», giovani con il volto da ragazzi veri, senza il sussiego della Comédie Francaise: i veri eredi del Gabin anni ’30, ma con lo spirito del dopoguerra e il rock’n’roll nelle orecchie. La stessa generazione che avrebbe dato alla Francia (e al mondo) i Delon, i Belmondo e la grazia modernissima di Brigitte Bardot.
Senza essere un divo all’altezza dei citati Delon e Bebel, Brialy è stato un volto importante di quella Francia, e successivamente è divenuto un caratterista pronto alle prove più disparate. E a 74 anni, ne avrebbe potute sostenere molte altre. Se n’è andato troppo presto, in Francia e in Italia lo piangeranno in molti.
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