“Oggi il compito di liberare i comportamenti sessuali e sociali è delegato la mondo dello spettacolo. Un po’ come gli Stati Uniti oggi, dove l’ultima resistenza al bellicismo dei repubblicani è costituita da attori, registi e sceneggiatori hollywoodiani”. Carlo Freccero attribuisce a radio e giornali, ma soprattutto alla tv il compito di sdoganare le differenze fra etero e omosessuali, bisex e trans. Andrea Jelardi e Giordano Bassetti tracciano il percorso dell’omosessualità nei mezzi di comunicazione in Italia in “Queer tv.
Omosessualità e trasgressione nelle televisione italiana” (Fabio Croce editore, 15 euro).
Una carrellata di eventi, film, talk show e sitcom del salotto televisivo fra scandali ed eccessi che disegna la parabola dello sdoganamento mediatico. Agli albori della piccola società dello spettacolo fanno capolino l’esile Don Lurio, Leopoldo Mastelloni e Paolo Poli, abili trasformisti anche sul palcoscenico. Ma la svolta arriva con l’outing dei personaggi famosi che riempiono le prime pagine dei giornali e forgiano intorno a loro un alone di interesse inatteso prima della confessione. Pecoraro Scanio che fa outing e dichiara la propria bisessualità, Cecchi Paone che lo segue elogiando il rapporto illuminato con l’ex moglie e Leo Gullotta che, forse ispirato dall’outing di Rupert Everett, dice che sì, anche lui è omosessuale. Ai gay in tv è riservato uno spazio importante, in grado di fare audience e di mantenere sintonizzato il pubblico. Jonathan, ad esempio vince un’edizione del Grande Fratello, Platinette en travesti spopola come opinionista grazie ai copiosi inviti di Costanzo e consorte, e Vladimir Luxuria, immortalato mentre bacia Alba Parietti, è il primo parlamentare transgender d’Europa. Dai media italiani, insomma, emerge una certa simpatia per i gay e la cultura glbt, che diverte con i suoi eccessi e le sue icone consacrate dal tempo come Moira Orfei, Raffaella Carrà e Lorella Cuccarini. E’ ancora presto per dire se in Italia si sia realizzato
l’auspicio di Freccero, ma sul palco non esiste imbarazzo a sfoggiare
personaggi gay. Il dubbio rimane nella distinzione tra pubblico e privato, per verificare se la tollerante lungimiranza è sbandierata solo in tv o anche fra le mura di casa. Forse per l’italiano, i media come i sondaggi, non sono “un termometro di comportamenti ma un indicatore di buoni propositi”, come spiega Massimo Gramellini in riferimento a una ricerca condotta dal Financial Times sul tradimento in diversi paesi nel mondo. E l’Italia è il paese puro e bigotto, dove “appena tre italiani su cento riconoscono di avere commesso un adulterio, ma molto piccolo”.