Dalla rassegna stampa Cinema

«Saturno contro? Io mi proteggo con gli amici»

…Nel film, però, non voglio parlare direttamente di politica, a me interessano solo le emozioni dei miei personaggi, che non riguardano mai il loro essere omo, etero, o bisessuali, ma solo il loro essere, semplicemente, persone. …

Roma. Stefano Accorsi, Margherita Buy, Pierfrancesco Favino, Serra Yilmaz, Ennio Fantastichini, Ambra Angiolini, Luca Argentero, Filippo Timi, Michelangelo Tommaso, Milena Vukotic, Luigi Diberti, Lunetta Savino. Manca solo Isabella Ferrari: è la «famiglia allargata» di Ferzan Opzetek, tutti gli attori che hanno condiviso e creato l’ultimo suo film, «Saturno contro», nelle sale venerdì in 430 copie, prodotto da Tilde Corsi e Gianni Romoli e sceneggiato, come di consueto, da Ozpetek con lo stesso Romoli. In tempi di Pacs e Dico, ma anche di sfrenato individualismo e trionfo del single, il film è una storia di amici: lo scrittore di successo Davide (Favino) e il giovane pubblicitario Lorenzo (Argentero) sono una coppia felice, circondata da amici più o meno problematici che insieme, però, formano un gruppo solido, una «famiglia allargata» («in una società in cui siamo tutti spinti ad apprezzare il fascino della solitudine, Ozpetek ci dice che gli amici sono indispensabili per rimanere in vita», puntualizza Favino). Ci sono la psicologa Angelica (la Buy) e il bancario Antonio (Accorsi), coppia con due figli, messa in crisi dalla relazione che Antonio ha con Laura (Isabella Ferrari). «Anche questa volta mi è toccato il ruolo di una cornuta», ironizza la Buy. C’è Sergio (Fantastichini), ex fidanzato di Davide, che vive di rendita e ha la miglior battuta del film quando, a chi gli chiede se è gay, risponde: «No, sono frocio. È la stessa cosa cosa ma, sa, io sono un tipo all’antica». C’è la solida coppia formata dall’interprete/traduttrice Neval (la Yilmaz) e dal poliziotto Roberto (Timi), poi la tossica Roberta (la Angiolini), collega di Roberto e lo specializzando in medicina, bisessuale e aspirante scrittore, Paolo (Tommaso). Una «famiglia allargata», insomma, ma molto unita al «pater» Ozpetek. Tanto che la Angiolini sentenzia: «Nella mia vita mi sono fidata solo di due persone, Francesco Renga, con cui ho fatto due figli, e Ozpetek, che mi ha diretto per la prima volta su un set». Sono questi gli invitati alla cena con cui si apre il film. Ed è proprio in una delle tante, rituali cene del gruppo che Lorenzo si accascia, colpito da un’emorragia cerebrale: nulla da quel momento è come prima e il film ci porta nei meandri del dolore, non senza sfiorare temi d’attualità come quello dei Pacs/Dico e del diritto, o meno, di staccare la spina a un malato terminale. Ozpetek, lei si rende conto che l’attuale dibattito sui Dico sembra fatto apposta per lanciare il suo film? «In effetti, penso di avere Saturno a favore e non contro. Quando perché, quando cominciai a scrivere la sceneggiatura non immaginavo una simile coincidenza. Nel film, però, non voglio parlare direttamente di politica, a me interessano solo le emozioni dei miei personaggi, che non riguardano mai il loro essere omo, etero, o bisessuali, ma solo il loro essere, semplicemente, persone. Ciò detto penso che quella sui Dico sia una legge buona, anzi ottima, che non a caso è stata scritta da due donne come Pollastrini e Bindi, a cui va detto un grosso grazie. Secondo me è importante ricordare che non è una legge che tocca i diritti della sessualità, ma quelli della persona, diritti umani inalienabili». I cattolici non sono d’accordo. «Non posso nemmeno immaginare che persone che credono in Dio siano contrarie a una legge che protegge i più deboli. È un po’ come per l’aborto, io sono contrario, ma deve esserci una legge che lo tuteli. Penso che in ogni caso sia sempre una questione di buonsenso, le leggi da sole non bastano». In qualche modo lei sembra tornare al mondo delle «Fate Ignoranti». «Sicuramente all’epoca, forse perché ero più giovane, affrontavo certe situazioni con più leggerezza, ma i punti in comune non si possono negare, anche se questo film è più autobiografico: è girato a casa mia, le cene con gli amici sono le mie cene, il senso di protezione che il gruppo offre è quello di cui ho bisogno. L’intero pianeta, ormai, ha ”Saturno contro”, fuori c’è un mondo crudele, ci hanno tolto le speranze, la salvezza è poter contare su persone assolutamente affidabili, con cui condividere le emozioni e i momenti difficili». Il film parla anche della difficoltà di separarsi. È un suo problema? «Io ho problemi persino a separare gli oggetti! Se al supermercato prendo due lattine e ne restano tre sole sullo scaffale, compro anche quelle. Non capisco coloro che si separano e poi non vogliono più vedersi, se ci si è amati qualcosa deve restare. Posso litigare con mio fratello, ma non con le persone che ho scelto, con gli amici che frequento. Tra noi ci sono affinità e comunanze che non si cancellano». C’è, infine, la riflessione sulla morte. «Io ho una grande paura di morire, avevo molti amici che sono morti di aneurisma cerebrale, è una cosa terribile, sconvolgente, che mi ha lasciato un segno indelebile. Il tic del personaggio di Stefano Accorsi, che apre e chiude la mano temendo un infarto, è tutto mio, un gesto che faccio spesso. Credo che la vita di oggi, sempre di corsa, ci metta tutti davanti della morte, perché siamo tutti costretti a bruciare i tempi».

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