Dalla rassegna stampa Cinema

Harem Ozpetek - colloquio con Ferzan Ozpetek

Ancora una grande famiglia nel nuovo film del regista italo-turco, ‘Saturno contro’. Tra astrologhe e psicoanalisti, bancari e gay. In un vortice di bugie

Ha un’aria familiare la casa romana di Ferzan Ozpetek dove lo incontriamo per parlare del nuovo film, ‘Saturno contro’, nelle sale dal 23 febbraio, prodotto dal collaudato team Tilde Corsi e Gianni Romoli che è, anche questa volta, lo sceneggiatore. Siamo seduti a bere un caffè, offerto dal padrone di casa, alla stessa tavolona di legno che fronteggia la cucina hi-tech accogliente e colorata dove si ritrovano gli amici di Davide (Pier Francesco Favino), lo scrittore gay che nel film ha un ruolo chiave. È un po’ il capo banda, ma non il protagonista. Perché la vera star di questo film corale è proprio il gruppo. Gli amici, gli amanti, gli ex, single o sposati che danno corpo e voce a questa inseparabile, allegra e incasinatissima famiglia allargata. Alcuni attori come il bancario Stefano Accorsi (Antonio) e la moglie psicologa, Margherita Buy (Angelica) o come l’amica Serra Yilmaz (presente anche in ‘Harem soirée’ e nella ‘Finestra di fronte’) facevano parte del cast delle ‘Fate ignoranti’. E l’impressione è che Ozpetek, dopo lo schiaffo di ‘Cuore sacro’, film non completamente riuscito, abbia voluto ripartire proprio dalla sua opera più fortunata e tornare a esplorare un tema a lui congeniale quanto familiare. Altri sono invece delle new entry: c’è Sergio (Ennio Fantastichini) che continua a frequentare Davide, il suo ex, anche se lui ora vive con un nuovo compagno Lorenzo (Luca Argentero). C’è la rivelazione Ambra Angiolini (Roberta), nel ruolo di una simpatica e disinibita cocainomane che flirta con Paolo (Michelangelo Tommaso). E poi c’è Isabella Ferrari (Laura), l’unica che non fa parte del gruppo e che anzi rischia di mandare tutto a rotoli, visto che è l’amante di Antonio. Ma alla fine seppure in un mondo devastato dalla prevaricazione della sessualità sull’affettività, in ‘Saturno contro’ è quest’ultima che trionfa.

Ozpetek, è vero che dopo ‘Cuore sacro’ aveva in mente di girare un thriller?

“Sì, e ne ho ancora molta voglia. Mi attira l’idea di un thriller pieno di sentimenti ed emozioni un po’ diverso dal solito, devo decidere se ambientarlo a Roma o a Istanbul”.

Il titolo ‘Saturno contro’ ha un evidente riferimento astrologico. È noto che i transiti ostili di questo pianeta scandiscono periodi difficili. È vero che per questo ha spostato la data delle riprese?

“È stata Annamaria Romoli, truccatrice e bravissima astrologa, sorella di Gianni lo sceneggiatore, a consigliarmi di cominciare le riprese dopo il 10 agosto e non a luglio, come avrei voluto, perché Saturno era appunto ‘contro’, cioè in una posizione più favorevole all’introspezione che all’azione, e di farlo uscire verso febbraio, quando i pianeti sarebbero stati amici”.

Il titolo in origine era ‘Lorenzo dorme’, perché ha deciso di cambiare?

“Ne ho parlato con il mio psicoanalista. Mi ha fatto notare che tutti i personaggi avevano Saturno contro. Ciascuno è costretto ad affrontare una perdita dolorosa e a guardarsi dentro. E che quindi ‘Saturno contro’ sarebbe stato il titolo più giusto”.

‘Saturno contro’ sembra la continuazione de ‘Le fate ignoranti’. Protagonista una strana famiglia allargata, le cene tutti insieme nella cucina. Ma qualcosa è cambiato. Da un contesto alternativo siamo passati a un contesto borghese. Quello che ieri era vissuto come trasgressione oggi rientra nella normalità?

“Le ‘Fate’ fotografano l’epoca del mio arrivo a Roma, a fine anni ’70, un periodo di divertimento intenso che ho attraversato in totale incoscienza. Da allora sono molto cambiato. Ora ho il problema inverso: non voglio mai perdere il controllo”.

Anche in questo film la morte e l’elaborazione del lutto diventano il motore dell’azione, un tema che ritorna in tutti i suoi film.

“Sì, lo ammetto è una mia fissazione. Forse perché ho molta paura di morire. Ma quello che mi spaventa di più è l’idea di perdere gli amici e le persone che amo. Per questo non riesco mai a separarmi da nessuno. E questa mia ossessione si riflette sui personaggi. Lorenzo (Luca Argentero) cerca di tenere sempre assieme il gruppo, organizza cene, feste, gite. Accorsi (Antonio) soffre di attacchi di panico e dice bugie proprio come me. Mentre Davide), lo scrittore gay, è una sorta di mio alter ego, un transatlantico che va avanti portando tutti con sé”.

Anche l’omosessualità è vissuta in modo naturale. Nessun confine che provoca diversità. A un certo punto una signora chiede al ‘vecchio’ Sergio (Ennio Fantastichini) se anche lui è gay. Sergio risponde: “No, io sono frocio”. Ma non è la stessa cosa? insiste la signora. E lui: “Sì, ma io sono all’antica”.

“Sono stufo del politically correct. Spesso chi ti chiama ‘frocio’ ha una mentalità più aperta di chi usa il termine gay. Su questo in Italia c’è ancora molta ipocrisia. Come sulla questione dei Pacs. La Chiesa fa il suo mestiere, ma sono i politici che per una manciata di voti rifiutano di riconoscere un diritto fondamentale che una democrazia dovrebbe garantire a tutti, cattolici e non: il diritto di scegliere”.

Anche qui, come nel ‘Grande freddo’, film di culto del 1983 sull’amicizia, c’è un morto che innesca la storia. Il personaggio però si vede solo all’inizio, forse non abbastanza perché il pubblico riesca ad affezionarsi.

“Di Lorenzo mi interessava soprattutto la sua assenza. All’inizio con lo sceneggiatore Romoli pensavamo di inserire dei flashback, poi abbiamo abbandonato l’idea. Ci piaceva di più scoprire come ciascuno degli amici elabora la perdita. Accorsi ha una reazione vitalistica e corre a fare l’amore con l’amante. Serra è sopraffatta dal senso di colpa. Favino è tentato dal suicidio”.

Ancora una volta ha dimostrato un talento particolare nella scelta del cast. Come dice Favino nello special sul backstage, in questo film non c’è un ruolo fuori posto, come nei cartoni animati. Come ha costruito questo affiatamento?

“Abbiamo cominciato a leggere il copione tutti insieme, seduti attorno a questo tavolo, diverse settimane prima. Fin da subito si è instaurata un’atmosfera di affiatamento e di gioco. Confesso una cosa, forse sciocca, ma io non sono mai diventato professionista. Non riesco a girare se non mi emoziono. Trovo che il lavoro con gli attori somigli al ballo. Tutto comincia quando smettiamo di seguire la musica e ci si abbandona l’uno nelle braccia dell’altro, in modo naturale, quasi inconsapevole”.

Margherita Buy dà ancora una volta una grande prova di bravura. Nelle ‘Fate ignoranti’ lavorava in un laboratorio di analisi, qui invece è una psicologa che tiene corsi a chi vuole smettere di fumare. Per caso lei ha una fissa con i dottori?

“Intanto, tra me e Margherita c’è stata fin dal primo film un’alchimia speciale. E poi, sì, lo ammetto, ho un debole per i medici. Ho avuto per anni un compagno che lavorava in un laboratorio di analisi, mentre ora l’idea mi è venuta dopo che ho smesso di fumare. A darmi lo spunto è stata una psicologa che faceva terapia di gruppo”.

Un’altra rivelazione è Ambra Angiolini, l’astrologa che fatica ad accettare la realtà e si sballa appena può…

“Anche il personaggio di Ambra me lo ha ispirato una cara amica che in passato ha fatto per anni uso di cocaina. Era bellissima, ma si sentiva brutta, proprio come Ambra. Quando l’ho scoperto ho capito che era perfetta per il personaggio”.

In ‘Saturno contro’, quasi tutti nascondono qualcosa. Ambra si droga di nascosto. Accorsi finge di aver smesso di fumare. Lorenzo, racconta di continuo piccole bugie.

“Mi divertono i bugiardi. Soprattutto quelli che negano l’evidenza. Un amico, direttore della fotografia, mi raccontava che una volta fu colto in flagrante dalla moglie. E lui, senza scomporsi, si voltò sorpreso verso la donna che era a letto con lui dicendo: ‘Oddio chi è questa, che ci fa qui?’. Adoro le piccole debolezze. In ‘C’era una volta l’America’ di Sergio Leone a un certo punto uno dei protagonisti da bambino va a comprare un gelato per regalarlo alla ragazzina in cambio della scopata, ma non ce la fa ad aspettare, e piano piano se lo mangia tutto. Ecco: quella secondo me è una delle più belle scene della storia del cinema”.

La musica nei suoi film è sempre stata molto importante. Questa volta ha scovato diverse chicche. Oltre a Neffa cui è affidato il tema principale, c’è Gabriella Ferri con ‘Remedios’, Carmen Consoli che canta in francese una canzone di Gainsbourg e perfino Sophia Loren.

“In realtà ho sempre mescolato tutto: canzonette, jazz, musica classica senza distinzioni. Anche qui mi lascio guidare dall’istinto e forse per questo riesco a intercettare sia il gusto popolare che quello delle persone colte e attente”.

‘Saturno contro’ dovrebbe inaugurare il prossimo Festival del cinema di Istanbul. Come pensa reagirà il pubblico turco?

“Quello di Istanbul è un festival bellissimo. Ma in generale, non ho molta fiducia nei festival. Una volta sono stato presidente di giuria e ho constatato che, per ragioni del tutto estranee al cinema, spesso il film più bello non viene premiato”.

‘Saturno contro’ è dedicato a Hrant Dink il giornalista di origine armena assassinato da un fanatico nazionalista. In questi giorni anche lo scrittore Nobel Orhan Pamuk, dopo le reiterate minacce, ha scelto di lasciare la Turchia. Cosa pensa di questo clima da caccia alle streghe?

“Nazionalismo e integralismo religioso rispondono a spinte intolleranti e regressive che non riguardano solo la Turchia e il mondo islamico. Anche l’Italia non scherza. Basta pensare alla Lega di Bossi o alle pesanti ingerenze della Chiesa nella sfera della politica su questioni che dovrebbero riguardare la libera coscienza di ciascuno. Ciò detto, anche in Turchia, paese che amo incondizionatamente, molte cose devono cambiare. E non solo l’articolo 301 del codice penale che limita la libertà d’espressione. Dink è stato lasciato solo, come è stato lasciato solo Pasolini. Questo attentato era in preparazione da anni. Ma lo Stato non è intervenuto, ha lasciato che l’intolleranza e il razzismo si espandessero nella società come un cancro. Emblematica, anzi tragica, l’immagine dell’assassino con la bandiera turca abbracciato dai poliziotti”.

Dopo tanti film italiani, non desidera fare un film in Turchia?

“Mi piacerebbe. Ma devo ancora capire cosa fare esattamente. Potrebbe essere un film sulla mia infanzia circondato da una famiglia di donne. Un progetto che accarezzo da tempo e che mi divertirebbe molto. Oppure potrebbe essere un thriller. Adesso sono ancora troppo coinvolto da ‘Saturno contro’. Dopo l’uscita del film, appena sarà possibile, voglio sparire per almeno dieci giorni su un’isola deserta. Poi al ritorno si vedrà”. n

Tra Ferzan e Ratzinger

Occhi chiari, sgranati sul mondo in una espressione di stupore e ironia, quelli dell’attrice turca Serra Yilmaz. Uno sguardo inconfondibile che accompagna Ozpetek da quando è sbarcato in Italia. Era in ‘Harem soirée’, nella ‘Finestra di fronte’, nelle ‘Fate ignoranti’ e ora si riaffaccia in ‘Saturno contro’ nel ruolo irresistibile di una traduttrice turca, sposata con un poliziotto (Filippo Timi). Amatissima in patria, con al suo attivo una trentina di film e una lunga militanza nel teatro civile, Serra Yilmaz ha conquistato anche il pubblico italiano, recitando in teatro ne ‘L’ultimo Harem’, spettacolo di Angelo Savelli, che ha registrato fino all’ultima replica il tutto esaurito. Serra si definisce “un’artista a tutto tondo”, non solo per la taglia extra large che indossa con humour e leggerezza, ma per via dell’altra sua professione. È stata l’interprete che ha accompagnato papa Ratzinger nel suo viaggio in Turchia, e sempre in questo ruolo ha partecipato al recente incontro tra il premier turco Tayyip Erdogan e il presidente della Repubblica Giorgio Napolitano. Descrive il papa “un uomo dallo sguardo malizioso, meno distante di quanto possa sembrare”. Si è fatta benedire? “No, dal momento che non sono cattolica”. Gli ha baciato la mano? “Non bacio la mano a nessuno a meno che non abbia uno scopo erotico”. A un giornalista che

le domandava dell’incontro con Napolitano ha risposto: “Ho chiesto al presidente se potevo far parte della commissione che seleziona i corazzieri”. Era solo una battuta, ovvio. Ma ha fatto il giro del mondo. Nel quotidiano così come sulla scena Serra non rinuncia al suo umorismo, come spesso accade a chi della vita ha sperimentato anche i risvolti più drammatici.

La nonna circassa era cresciuta nell’harem dell’ultimo sultano Abdulhamid. Il marito, un attivista politico condannato a lunghi anni in prigione dopo il colpo di Stato dei militari del 1970. Serra è preoccupata dai crimini compiuti in nome dell’identità turca.

“Non mi spaventano tanto i terroristi quanto il consenso di cui godono. Come hanno dimostrato i poliziotti che hanno accolto come un eroe l’assassino di Hrant Dink”.

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