Abbiamo pensato a questo film come a una vacanza. Nelle migliori condizioni girare un film è come una rock band in tournée
Nel 2005 il regista era a New York per un altro film. Poi ha deciso di lavorare a questo, concepito esclusivamente per Norah Jones
Wong: “Nel mio paese giriamo come se fossimo in famiglia Qui devo spiegare che alcune cose devo poterle fare a modo mio”
NEW YORK – Sul set di Soho nell´agosto scorso Jude Law e Norah Jones sono diventati intimi. Molto intimi. Per la precisione, si sono baciati più di 150 volte negli ultimi tre giorni. L´occasione che ha innescato questa passione è My blueberry nights, il primo film in lingua inglese di Wong Kar-wai, il regista anti-conformista di Hong Kong diventato l´icona del cool cosmopolita. Quella particolare sera si soffocava mentre la troupe si riversava fuori dal Palacinka, un piccolo caffè su Grand Street, che costituiva la location principale di New York, in attesa di un´altra ripresa della scena denominata “il bacio”.
Il locale sta per chiudere e Jones, l´ultima cliente rimasta, è crollata sul bancone, con gli occhi chiusi. Sul suo labbro superiore vi è un baffo di panna, segno palese di un dolce appena consumato. Law, che sta pulendo dietro il bar, la guarda, si sporge lentamente in avanti e le ruba un bacio prolungato. Quando lui si rialza, la panna sul labbro di Jones è sparita. La ripresa dura meno di un minuto, ma il numero di varianti possibili che Wong e Darius Khondji, suo cineoperatore, hanno deciso di girare – quindici, secondo chi controlla la sceneggiatura – lascia intendere che si tratterà di una scena centrale del film, una volta che sarà finito. Il bacio è stato girato a diverse velocità, da una moltitudine di angolazioni diverse: col grandangolo, dal punto di vista di lui, dal punto di vista di lei, attraverso la finestra, con oggetti in secondo e in primo piano. «Non ho mai lavorato con nessuno che desse un´importanza tale a un´unica scena» ha detto Law quella sera tra i vari ciak. «È straordinario il modo col quale prende una singola scena, la gira nuovamente e la spezza in varie parti».
Wong ha 48 anni ed è entusiasta quando descrive My blueberry nights – un road movie girato tra New York, Memphis, Las Vegas ed Ely in Nevada, nel cast del quale compaiono anche Natalie Portman, Rachel Weisz e David Strathairn – alla stregua di un nuovo inizio. Alla metà degli anni Novanta, mentre incombeva su Hong Kong la prospettiva di tornare sotto la sovranità della Cina, Wong ha diretto in rapida successione tre film: “Hong Kong Express”, “Angeli perduti” e “Happy together”. Girate come se fossero in sequenza, queste pellicole hanno un´aggressiva immediatezza da Polaroid. I film seguenti, “In the mood for love” e “2046” sono fantasticherie radicate nella melanconia della fugacità. «In cinque anni si possono fare cinque film, ma io ne ho impiegati cinque per farne soltanto uno». My blueberry nights – a dispetto di quel bacio ripetuto infinite volte – è un tentativo consapevole di recuperare la sua solita andatura. Prima di tutto Wong lo ha girato in sole sette settimane. «Abbiamo pensato a questo film come a un film-vacanza, spontaneo e contemporaneo» ha detto. «Nelle migliori condizioni girare un film è come una rock band in tournée» ha aggiunto, indossando sempre, come suo solito, gli occhiali da sole, anche durante le riprese notturne a New York. Wong ha detto che il progetto «gli è venuto in mente nottetempo». L´anno scorso si era recato a New York a svolgere indagini e sopralluoghi per un altro film, “The lady from Shanghai”, un film drammatico senza rapporto alcuno con il noir di Orson Welles, nel quale avrebbe dovuto recitare Nicole Kidman (che poi ha rinunciato), girato in Russia, a Shanghai e a New York. Ma essendo stato posticipato quel film, ha deciso di lavorare a qualcosa di più corto, improvvisato e spontaneo, che ha concepito esclusivamente per Norah Jones, la cantante vincitrice dei Grammy che non aveva mai recitato prima d´ora. «È spontanea» ha detto, precisando poi di averle detto di non prendere lezioni di recitazione. Per come lo vede Wong, My blueberry nights è in un certo senso un film sul volto di Jones che reagisce ai diversi ambienti. «A Memphis nel suo aspetto c´è qualcosa di molto classico, mentre a New York c´è qualcosa di molto contemporaneo». Lei pare meno fiduciosa del regista: «Non ho idea di come mi vede, né di ciò che vede in me. Quando mi ha chiamato, ho pensato che gli interessasse qualche pezzo musicale per i suoi film. La sensazione strana è quella di essere stata minuziosamente studiata, in ogni video musicale che ho interpretato».
Nel corso degli anni Wong ha messo insieme un elenco di personaggi stellari che hanno imparato a cogliere e rispondere alle sue richieste. My blueberry nights sottopone il suo cast stellare a un processo a finale aperto che sarebbe inconcepibile in un film di una casa cinematografica (il film è stato acquistato per la distribuzione americana dalla Weinstein Company). My blueberry nights è nato dal progetto originario intitolato “Tre storie sul cibo”. Il primo capitolo è diventato “In the mood for love” (2000). Il secondo, servito di base per Blueberry, è stato girato come un corto con Tony Leung e Maggie Cheung, ed è stato proiettato un´unica volta, al Festival del Cinema di Cannes del 2001. Quel corto, intitolato “In the mood for love 2001”, conteneva già l´idea del “bacio”. A mano a mano che Wong ne allargava la sceneggiatura, si è trasformato in un road movie e Wong ha inventato la scena romantica per mandare il personaggio di Jones in viaggio. «Ha bisogno di tempo per riflettere, quindi prende la strada più lunga che attraversa tutta l´America, dall´Atlantico al Pacifico». La troupe ha effettuato tre sopralluoghi in campagna alla ricerca delle location giuste. Wong ha preso in considerazione l´idea di girare a New Orleans dopo la devastazione di Katrina, ma la logistica era proprio scoraggiante. Ha optato invece per Memphis, dove Jones incontra l´infelice coppia, costituita da Strathairn e Weisz. (Wong ha definito la parte girata a Memphis un tributo a Tennessee Williams).
Wong ha chiesto fiducia completa ai suoi attori, ma si è detto anche disponibile a tagliare su misura per loro le parti che dovevano interpretare. Ciò è valso soprattutto per il personaggio di Law, il proprietario del bar, che all´inizio è un ruolo tranquillo, e diventa sempre più spavaldo a mano a mano che il carisma e l´energia dell´attore diventano evidenti. «Non ho fatto altro che dirgli di farsi sentire» ha detto Wong. Dopo più di un mese di riprese, nonostante il ritmo a rotta di collo e l´incertezza come unica costante, l´atmosfera sul set era relativamente serena. Di Wong, Law ha detto: «In lui c´è una calma incredibile». Eppure, vi sono alcuni aspetti di fondo della produzione in questo Paese che intralciano la sua spontaneità così tanto apprezzata: per esempio le domande di autorizzazione devono essere presentate con grande anticipo, i regolamenti sindacali prevedono indennità e ammonimenti in caso di giornate lavorative troppo lunghe, e questo preclude la possibilità di intraprendere quelle sessioni-maratona per le quali egli è noto. «A Hong Kong giriamo i film come se fossimo in famiglia» dice Wong, «mentre qui tutto deve essere abbastanza circostanziato. Qui devo spiegare alla troupe che anche se rispetto le loro regole, alcune cose devo poterle continuare a fare a modo mio». Per dirla con Jones, «Wong è disponibile a tutto, ma sa molto bene quello che vuole».
(Copyright
New York Times-la Repubblica
Traduzione di Anna Bissanti)