Dalla rassegna stampa Cinema

Moda in festa per il film con Meryl Streep La costumista: ho mescolato tutti gli stili

…Ma chi ha «vestito», in realtà, nell’ intero film la dispotica Miranda-Anna Wintour-Meryl Streep e tutte le sue vittime, la graziosa Anne Hathaway, la segretaria tuttofare e vera schiavetta Emily Blunt, il bravissimo editor della rivista superglamour Runaway,
ossia uno Stanley Tucci omosex …

LOOK ALLA MOSTRA

VENEZIA — Oggi sarà la giornata di Il diavolo veste Prada, tra risate per un copione che è anche acuto e ironico nei confronti delle fashion victims, strizzatine d’occhio agli sponsor firmatissimi della pellicola, ambiti parties. Valentino, che nel film appare nei panni e nel trucco di se stesso, ne offrirà uno sulla sua barca e si è cominciato sin da ieri sera, per accogliere la diva-divina Meryl Streep e tutti gli attori e dirigenti Fox, con una festa nell’antico Club Casinò veneziano sul Canal Grande riempito di 2.000 rose rosse, 2.000 bianche, piume, candele e specchi a riflettere la beltà e gli abiti non sempre «haute couture» delle signore presenti, che tuttavia con una guerra di comunicati avevano avvertito preventivamente chi le avrebbe vestite, ingioiellate o moderatamente svestite.
Ma chi ha «vestito», in realtà, nell’ intero film la dispotica Miranda-Anna Wintour-Meryl Streep e tutte le sue vittime, la graziosa Anne Hathaway, la segretaria tuttofare e vera schiavetta Emily Blunt, il bravissimo editor della rivista superglamour Runaway,
ossia uno Stanley Tucci omosex in stato di grazia? Attenzione, con una ironica e geniale intuizione, il regista David Frankel ha scritturato la più anticonformista, creativa e fuori da ogni schema tra le costumiste del mondo cinematografico e televisivo americano.
Alias Patricia Field, sangue greco e armeno, che ha vestito e calzato tutta la serie Sex and the City, trasformando la sua amica Sarah Jessica Parker in una star che fa tendenza qualsiasi cosa e colore e tacco si metta. Patricia — in barba alla stilizzata e perfezionista Anna Wintour, la direttrice di Vogue Usa sulla quale ha ricalcato il personaggio di Miranda l’autrice del libro Lauren Weisberger (anche lei è a Venezia), già assistente piena di veleni della temuta Wintour — è una donna vitalissima, curiosa, vestita perlopiù di cuoio o con pantaloni da gaucho e cinturoni da cowboy, capelli rosso fiamma con talvolta ciocche blu e un’età misteriosa, con diversi «anta», che mai e poi mai svelerà.
Presentando il film in Usa, Patricia ha ben illustrato la sua filosofia nel lavoro svolto e che ha concorso al successo del film: «Non m’interessava vestire le protagoniste come tanti santini o icone della moda. Quello che ho voluto fare è regalare personalità, non sempre asservita ai dettami della moda, a ciascuna di loro. L’operazione ha reso la pellicola digeribile e ironica per tutti i tipi di spettatori. Prada? Si vede solo all’inizio una borsa brandita come un’arma da Meryl- Miranda. La verità è che a me non piacciono affatto le riviste di moda tutte più o meno eguali e, dunque, ho mescolato le carte».
Il gioco è riuscito come è riuscito alla Field nei suoi negozi newyorkesi, che certo non assomigliano ad asettici ed essenziali laboratori minimalisti di moda e stile. Ci sono poster e paccottiglie di ogni genere, tappeti leopardati, divani zebrati, vestitini da mercato delle pulci, abiti vintage e t-shirt che vanno a ruba con un costo da dieci dollari a 50 tra tutte le ragazze ricche o con stipendi da commesse. Senza dimenticare che i suoi punti vendita sono meta ambitissima di tutte le drag queen d’America.
«La moda — dice Patricia — per me è creazione e divertimento. Io non studio le modelle, ma donne e uomini e gay, che inventano un loro charme anche provocatorio. I miei modelli? Sicuramente Gwen Stefani, che ha saputo creare la sua immagine inconfondibile, poi le divertenti Paris Hilton e Nicole Richie, che preferisco di gran lunga a tante altre statuine da tappeti rossi. Tenendo ben presente queste mie preferenze, e utilizzando tutto quello che gli stilisti generosamente e anche per calcolo pubblicitario, ma senza i quali non avremmo mai potuto realizzare il film, hanno prestato ho reinventato il look del film. In parallelo con i sentieri molto più veri e interessanti dei percorsi interiori dei personaggi. Ora copie dei vestiti e degli accessori del film, con tocchi più eccentrici da me personalizzati, vanno a ruba nei miei negozi e online».
«I miei modelli preferiti? Soprattutto Gwen Stefani, ma trovo divertente Paris Hilton»

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