TORINO – Il XXI Festival del cinema gay si aprirà giovedì a Torino, madrina la cantante Dolcenera oltre a Fabio Canino e a Caterina Guzzanti, con l’anteprima di Rent di Columbus, il film tratto dal musical sulle scene della vita di bohème nell’East Village dilaniato dall’Aids negli anni ’90. Tra le centinaia di titoli divisi nelle 4 sezioni, uno si assicura subito massimo interesse e forse scandalo: Go West , «deb» del 35enne regista di Sarajevo Ahmed Imamovic e del cinema serbo bosniaco che non aveva mai affrontato un racconto d’amore omosessuale calato nella guerra degli anni ’90. Il film non avrà vita facile in patria: poche proiezioni d’assaggio hanno già scatenato la peggiore omofobia razzista mettendo stavolta d’accordo le varie etnie. Jeanne Moreau, oltre a una piccola parte (giornalista di un talk show), ha messo soldi nella produzione di Bosnia, Croazia ed Erzegovina e verrà a Torino, ospite speciale, a raccontare quest’avventura. É la prima volta che due gay si raccontano dall’ex Jugoslavia: uno è serbo, l’altro bosniaco e musulmano. Prima che scoppi la guerra, il film racconta teneramente il loro amore country, come in una Brokeback mountain balcanica, poi i due fuggono per sopravvivere e il bosniaco violoncellista Kenan si traveste da donna per evitare rappresaglie nel villaggio serbo dove sono ospiti. E dove egli diventa, sempre in abiti femminili e dopo che l’amico è partito per la guerra, il miglior confidente di una donna che coltiva un segreto, mentre il pope ortodosso integralista lancia, dalla sedia a rotelle, fulmini contro i peccatori. Tolleranza zero. Il destino si accanisce, l’amico muore in guerra e nel finale a Parigi il musulmano torna uomo.
Trattasi di classico esempio barocco di esuberanza espressiva balcanica, alla Kusturica, ovvio; surreale ed eccessivo, ma politicamente una conquista perché di argomento tabù. La Moreau lo sostiene a spada tratta, non solo per i soldi messi nella lavorazione: è sempre stata amica della causa, ha girato con Fassbinder e in un altro film di Torino, lo struggente Le temps qui reste di Ozon, fa la nonna di un gay malato e incurabile. Tra le anteprime del festival diretto da Giovanni Minerba, Breakfast on Pluto di Neil Jordan, autore della Moglie del soldato , su un cabarettista trans nella Londra dei ’70 e Happy endings di Roos, tutti in uscita.
Piatto forte è la retrospettiva omaggio a Ken Russell, genio scomparso dei Diavoli e Donne in amore , 50 anni di cinema compresi capolavori su grandi musicisti come Chaikovskji e Mahler. Chiusura con la Spagna di Zapatero: El Calentito di Gutierrez sul golpe anni 80 con un Almodovar comparsa.
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