Dalla rassegna stampa Cinema

Auditorium, film di Luigi Ontani fra danze, miti e maschere Thai

Al lavoro ha partecipato il regista del film-cult “Beautiful Boxeur”

L´artista parla del video girato a Bangkok con ballerini e boxeur. Prodotto da Musica per Roma, sarà proiettato il 5 giugno durante una performance
Lo spettacolo sarà allestito nei resti della villa romana

Le maschere di Luigi Ontani, innanzitutto. Di legno, cartapesta, pelle, oro, colore. Messe in mano a otto danzatori tailandesi che incrociano passi e gesti con altrettanti lottatori di thai boxe. Accompagnati dalla musica dal vivo di quattro strumentisti, percussioni e fiati, d´Oriente. Ma nel contesto, occidentalissimo, dei resti di un´antica villa romana: «È lo spazio più “altrove” pur essendo al tempo stesso radice del luogo», spiega l´artista. Ontani il 5 giugno all´Auditorium di viale Pietro de Coubertine sarà al tempo stesso attore, regista e deus ex machina di una messa in scena che avverrà sovrapponendo i corpi in movimento al telone su cui sarà proiettato il film della stessa danza con i medesimi artefici.
Sarà questa l´occasione della presentazione, e reintrepretazione live, della prima produzione all´estero della Fondazione musica per Roma. Il presidente, Goffredo Bettini, ha promosso e seguito le riprese del film (18 minuti), girato in un curioso edificio sul mare a pochi chilometri da Bangkok, attraverso il quale Ontani ha plasmato danza e miti tailandesi alla luce del suo straordinario eclettismo. Per presentare «con, una sorta di rito, il nuovo ciclo dell´Albero delle Maschere», s´è fatto guidare nelle ripresa da Ekachai Uekrongtham, regista del film cult Beautiful Boxer – la storia, vera, di un lottatore transessuale di thai boxe divenuto campione combattendo vestito e truccato da donna – il cui protagonista è stato coinvolto nelle riprese del tableaux vivant voluto da Musica per Roma.
Mai l´artista italiano s´era spinto tanto lontano. Non in senso geografico (da sempre il suo lavoro ha incrociato le rotte di culti e culture d´Asia e d´America, combinando esotismo e razionalità, santi nostrani e divinità indù). Ma dal punto di vista della contaminazione dei linguaggi: musica e danza, teatro e pittura, sport e cinema. «Lo schermo sarà piazzato tra il prato e gli ulivi – progetta Ontani – mentre la danza vorrei che avvenisse nella villa romana».
Tra i resti della dimora venuta alla luce durante la costruzione dell´Auditorium, e divenuta spazio museale del Parco della Musica, l´artista si esibirà con in campo il serpente Naga, a sette teste, dalla coda di 33 metri. E ci saranno le maschere “a mano” dell´Elefante, di Rama («usa arco e frecce, e a me ritorna come San Sebastiano» dice Ontani) o del Gigante. Sono state realizzate da Tabthib Kacwduangyai, mascheraia erede di una famiglia di artisti del settore, che Ontani ha conosciuto nel corso della sua permanenza alla Silpakorn University di Bangkok. «Per il tableaux vivant che realizzai in quell´occasione – racconta l´artista – chiesi al maestro di danza Surat Jongda di far indossare ai danzatori maschere di animali “feroci”». Era l´omaggio a Corrado Feroci che, con il nome di Silpa Bhirasri, visse 40 anni in Thailandia. Lì fondo la Silpakorn e rimase influenzato da quella cultura che fuse con la sua tradizione di scultura toscana. Sulle orme di Feroci, Ontani ha inventato per i boxeur tailandesi un combattimento fantastico. Vestendoli delle sue maschere trasformate in burattini.

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