COME «un gatto di Roma» che si accoccola dove sta più comodo e non lo smuovi più. Anzi, «come un casalingo disperato» che passa le serate in casa a cucinare per gli amici con rare puntate all’esterno (e allora, quando decide di avventurarsi a Campo de’ Fiori o magari a piazza Vittorio, si sente un po’ parente dei Vitelloni), Ferzan Ozpetek ha scoperto negli anni di essere in simbiosi con il proprio quartiere: l’Ostiense. «E’ cambiato, com’è cambiata la stessa città. Molti alberi sono stati abbattuti; il pa rcheggio è ormai una chimera anche nel tardo pomeriggio. E si è persa quell’aria di paese che si respirava una volta, c’è sempre più gente in giro, un po’ di calore umano se n’è andato. Ma io in via Ostiense e dintorni mantengo i miei punti di riferimento, le vecchie amicizie, in una parola il piacere di vivere a Roma», racconta in una mattinata finalmente primaverile, nella pasticceria Andreotti (uno dei famosi punti di riferimento), il regista turco più italiano del mondo.
Ozpetek sbarca nella Capitale, da Istanbul, nel lontano ’76. E’ subito colpo di fulmine, voglia prepotente di mettere le radici. Nel palazzo di via Ostiense dove abita ancora oggi, il futuro maestro approda una dozzina di mesi dopo. In 29 anni ha cambiato solo il piano e, grazie al successo, è riuscito ad annettersi l’appartamento vicino. Mentre ha visto, per “colpa” o merito proprio, l’intera zona schizzare verso la cima della hit parade del mercato immobiliare: il primo film che nel 2001 consacrò il talento di Ozpetek, Le fate ignoranti , fece scoprire al grande pubblico il fascino del Gazometro e dei Mercati Generali, la poesia della lunga strada costruita dagli antichi romani per congiungere la città alla foce del Tevere, un quartiere a misura d’uomo dove c’è ancora spazio per amicizia e solidarietà. E mentre in sala gli spettatori si lasciavano stregare dalla storia atipica ma umanissima tra il “gay” Accorsi e la Buy, il quartiere diventava improvvisamente trendy .
«La zona dove abito e dove ho girato quel film mi ha visto crescere professionalmente, ha vissuto in presa diretta il mio successo e continua ad accompagnare la mia vita. Mi basta una passeggiata al Gazometro, meraviglioso Colosseo industriale, per smaltire un’arrabbiatura. E per gli appuntamenti di lavoro non esco mai dal perimetro che conosco», racconta Ferzan. Eccola, la sua personale mappa dell’Ostiense: il barbiere «dove vado una volta alla settimana anche se i capelli non sono ricresciuti», la pasticceria Andreotti «che per fortuna è rimasta com’era» e non a caso confezionò le spettacolari torte di Giovanna Mezzogiorno in La finestra di fronte , altro grande successo di Ozpetek, e poi la giornalaia che ancora oggi deve indicare ai passanti incuriositi i punti in cui era ambientato Le fate ignoranti , la pizzeria “L’abadia” di via del Gazometro «che fa le pizze migliori di Roma», il nuovo “Estrobar”, il ristorante “Cacio e Cocci” dove il regista incontrerà presto l’«attrice famosa» che sarà probabilmente la protagonista del nuovo film Saturno contro .
«Legata al mio amore per l’Ostiense c’è una buona dose di nostalgia: per Roma com’era tanti anni fa, certo, ma soprattutto per le emozioni che ero capace di provare un tempo», riflette il regista che ha ridato onore al cinema dei sentimenti. E aggiunge che non ha mai avuto la tentazione di lasciare il suo quartiere, nemmeno quando i lavori in casa lo hanno “esiliato” per qualche mese vicino al Colosseo (dove avrebbe poi ambientato Cuore sacro ). Ha scoperto di recente piazza Vittorio, dove abita il collega e amico Matteo Garrone: «E’ stata una folgorazione, ho ritrovato la stessa vitalità, il gusto della comunità che c’è dalle mie parti». Ozpetek sorride: «L’altro giorno un milanese mi confessava di non essere riuscito ad ambientarsi a Roma. Non riesco a capire la gente come lui. Come fai a non amare questa città, che è tutta stupenda?».
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