VENEZIA – Simpatico pasticcio napoletano alla Settimana della Critica, la sezione dedicata agli esordi: Mater natura di Massimo Andrei. Simpatico perché è divertente l’idea che un gruppo di provvidi e appassionati trans partenopei che si dividono più o meno allegramente fra marchette e filodrammatiche decida di aprire un agriturismo (anzi, «un agrifuturismo») alle pendici del Vesuvio per preparare marmellate biologiche, dispensare consigli sentimentali agli etero in crisi e soprattutto sfuggire un destino infame. Pasticcio perché non bastano colore, folklore, canzoni, balletti, battute e richiami alla realtà di Vladimir Luxuria, un autoironico Enzo Moscato nei panni del gay colto che educa i bimbi di strada sognando di diventare «la Maria Montessori del vicolo», a fare il film. Ci vuole anche una regia, un disegno più saldo, una storia meno pretestuosa di quella del trans fuggito dal padre paesano (Maria Pia Calzone e Franco Javarone) per poi innamorarsi di un marcantonio (Valerio Foglia Manzillo) che finisce per sposarsi in chiesa con una brava ragazza. Altrimenti il film non decolla e quel piccolo mondo fragile resta un bozzetto, senza la forza della denuncia né l’energia del divertimento vero.
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