Alberto Castellano Per il suo secondo lungometraggio, «20 centimetri», il quarantaduenne cineasta di Malaga Ramón Salazar non ha voluto deludere quanti, dopo l’uscita del suo cortometraggio d’esordio, lo salutarono come il degno successore di Pedro Almodovar. I fatidici venti centimetri che il protagonista Adolfo sente come qualcosa di estraneo alla sua intima natura femminile innescano infatti quelle trasgressioni estreme, quelle provocazioni naturali, quegli equivoci comici cari al maestro di Madrid. Anche se poi l’odissea amorosa di Marieta – questo il nome femminile scelto da Adolfo per battere i marciapiedi di Madrid – prende la strada della commedia musicale e brillante per approdare a un finale liberatorio, consolatorio. Con un nano per confidente, Adolfo-Marieta si concede a pagamento ai maschi che restano insoddisfatti, giacché una singolare forma di narcolessia colpisce il travestito ogni volta sul più bello. Addormentandosi, infatti, il protagonista sogna i mitici musical di un tempo e si vede di volta in volta nei panni delle bellissime protagoniste. Adolfo è ossessionato dall’idea di farsi operare e di diventare donna a tutti gli effetti, ma per la classica beffa del destino trova l’amore di un gay che apprezza proprio l’insolita dimensione del suo membro. Questo non gli impedirà di affidarsi ai chirurghi per dare l’addio definitivo alla sua vecchia identità. Salazar tratta il motivo dei conflitti e dei pregiudizi legati all’identità sessuale con i toni leggeri della commedia e con il collaudato espediente dello «sdoppiamento», facendo evadere Marieta dalla squallida realtà quotidiana a colpi di canzoni e balli. Il punto di forza del film è la straordinaria interpretazione di Mónica Cervera, presente in tutti i film del regista e sua musa ispiratrice. «Marieta ha qualcosa di Liza Minnelli e di Marilyn Monroe – ha detto Salazar – un che della Dietrich, di Mick Jagger e di Warhol, ma soprattutto ha moltissimo di Mónica Cervera, ho scritto il film pensando a lei». L’attrice, dunque, passa con disinvoltura da atteggiamenti femminili alla respinta mascolinità, alle donne che popolano i suoi sogni. Le sequenze musicali sono assortite con brani pop come «Tómbola», «Parole, parole», «True Blue», «I Want to Break Free» che scandiscono i suoi travestimenti in una donna raffinata, una prostituta, una giovane sposa e la trasformazione definitiva in Marieta dopo l’operazione.
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