Dalla rassegna stampa Svizzera  Cinema

Monica, travestito a Locarno

Locarno. Un travestito anima la placidità elvetica del festival di Locarno. . .

Locarno. Un travestito anima la placidità elvetica del festival di Locarno. Con il suo secondo film, «Venti centimetri» (nella foto, una scena), il quarantaduenne di Malaga Ramón Salazar sembra non voler deludere quanti in occasione del suo corto d’esordio lo salutarono come «il degno successore di Pedro Almodovar». I venti centimetri tra le gambe che Adolfo sente come qualcosa di estraneo, innescano, infatti, quelle trasgressioni estreme, quelle provocazioni naturali e quegli equivoci comici cari al maestro madrileno. Anche se poi l’odissea amorosa di Marieta – questo il nome femminile scelto da Adolfo per battere i marciapiedi di Madrid – prende la strada della commedia musicale e brillante per approdare a un finale liberatorio e consolatorio. Un nano per confidente, Adolfo-Marieta si concede a pagamento a maschi che non le sono grati giacché una singolare forma di narcolessia colpisce Marieta ogni volta proprio sul più bello. Addormentandosi, infatti, Marieta sogna i musical e si vede di volta in volta nei panni delle bellissime protagoniste: bravissima, Monica Cervera passa da atteggiamenti più femminili alla respinta mascolinità per ritrovarsi poi nei panni di Marlene Dietrich o Ginger Rogers. «Ho pensato a quelle grandi commedie musicali nell’ideare questa storia», spiega il regista, «perché cercavo un ruolo su misura per Monica con cui avevo già fatto il mio cortometraggio d’esordio e il successivo ”Piedras”, con cui sono arrivato fino al festival di Berlino. Volevo che Monica riportasse sullo schermo quel che dentro di lei, magari inconsciamente, c’è di Liza Minnelli, Marilyn Monroe, Mick Jagger e Andy Warhol». Marieta è ossessionata dall’idea di farsi operare e di diventare una donna a tutti gli effetti, ma per la classica beffa del destino, trova l’amore di un gay che apprezza proprio l’insolita dimensione del suo membro. Questo però non le impedirà di affidarsi ai medici per dare l’addio definitivo ad Adolfo. Sesso torrido, invece, al centro del film cileno «En la cama» che con l’unità di tempo e di luogo (l’unico spazio circoscritto della camera di un motel) racconta il progressivo cambiamento del rapporto tra due giovani, Bruno e Daniela, che passano da anonimi amplessi sfrenati alla conoscenza intima e all’attrazione sentimentale. «Fratricide» del turco Yilmaz Arslan, trapiantato in Germania all’età di sette anni, infine, è un film potente, duro e violento che descrive senza indulgenza e comodi compromessi culturali il passaggio dall’innocenza alla corruzione all’interno di una comunità curda. Arslan segue con occhio lucido e spietato l’odissea del giovane Azad che, deciso a trovare i soldi necessari per salvare il padre malato, lascia la propria terra e la famiglia e raggiunge il fratello maggiore che vive in Germania facendo il magnaccia.

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