Cinemacoreano.it ha incontrato a Rotterdam Kim In-sik, che alla sua opera prima ha diretto un magnifico, fiammeggiante mélo, una storia d’amore non corrisposto tra le più devastanti del cinema degli ultimi anni.
Cosa hai fatto prima di dirigere Road Movie?
Ho studiato cinema per sei anni a Parigi e ho scritto molte sceneggiature per diversi film diretti da altri registi, titoli comunque di scarso rilievo. Poi ho scritto anche la sceneggiatura di Road Movie.
Come è nato il progetto?
Il mio produttore mi ha proposto l’idea di esordire nella regia, dirigendo un film incentrato su personaggi gay. Io non sono gay, quindi ho iniziato un lavoro di ricerca nella comunità gay coreana, per documentarmi su questa realtà ed elaborare il copione. Il produttore mi ha suggerito l’idea di fondo di un personaggio omosessuale che incontra un uomo eterosessuale, del viaggio che intraprendono insieme e della morte alla fine dell’omosessuale. Tutto il resto, personaggi e situazioni, stile, sono tutti mia creazione, mi è stata concessa la libertà più completa.
E’ stato facile produrre il film?
No, non è stato facile. La parte più difficile è stata senza dubbio il casting. In Corea è difficile mettere in piedi una produzione se non si hanno nel cast delle star, e trovare attori noti per interpretare ruoli che hanno a che vedere con l’omosessualità era praticamente impossibile. Abbiamo quindi scelto degli esordienti per i due ruoli principali, due attori coraggiosi e bravissimi, ed abbiamo realizzato un film assolutamente low budget.
Guardando il film, si ha l’impressione netta che Road Movie potrebbe benissimo non essere un gay movie, che la storia potrebbe essere vissuta da personaggi straight e che quindi, a conti fatti, il film tratti più universalmente di amore non ricambiato.
Sì, questa è l’interprestazione corretta del film. Se avessi voluto fare un film genuinamente gay avrei di certo scritto una sceneggiatura differente. Del resto, non conoscendo approfonditamente il mondo gay, volevo fare un film su individui con problemi che non fossero unicamente legati all’identità gay, che avessero degli elementi di universalità.
Raccontando una storia d’amore non ricambiato, il film riesce a dare un’immagine fortemente positiva del personaggio gay, anche agli occhi dello spettatore etero.
Questo era un procedimento intenzionale. Volevo presentare una storia d’amore gay che fosse accettabile anche per le persone che gay non sono. Volevo rendere gli spettatori etero consapevoli che anche le persone gay amano davvero. Questo era ciò che m’interessava davvero. Il mio scopo era che gli straight comprendessero che anche l’amore tra uomini può essere vero come quello tra le altre persone.
Penso che uno degli elementi più efficaci al raggiungimento di questo effetto sia la dinamica dei processi di identificazione con i personaggi.
Sono d’accordo. Vedendo Road Movie penso che solo il 20-30% degli spettatori si identifichi inizialmente con il personaggio di Dae-shik, mentre tutto il resto del pubblico si identifica con Suk-won. Alla fine del film penso però che tutti riescano a comprendere e ad identificarsi anche con Dae-shik.
Nel finale, quando Suk-won porta Dae-shik nel deposito del sale, lo lava e lo cura, c’è un momento fortissimo, in cui Suk-won esce fuori nella pioggia, completamento nudo, per poi offrirsi infine ad un Dae-shik morente. Cosa c’è dietro a questo istante potentissimo?
Fino a quel punto, fino alla scena nel deposito di sale, il film mantiene un ancoraggio alla realtà, ma poi la abbandona completamente e entra nel territorio del simbolismo. Il lavarsi sotto la pioggia, non significa certo che Suk-won si sia trasformato in gay, che abbia ora intenzione di fare sesso con Dae-shik, bensì che egli finalmente comprende, troppo tardi, che Dae-shik gli aveva offerto amore vero ed amicizia, qualcosa di profondo significato che non aveva nulla a che vedere con la sessualità. Ora lui non ha più niente da dare e non conosce un modo di esprimere i suoi sentimenti. Quindi l’unica cosa che può fare è lavare il proprio corpo e abbracciare l’uomo che sta morendo.
Il film si apre con una scena di sesso omosessuale assai cruda, cosa che pare incongrua rispetto ad una storia che parla d’amore non corrisposto, e in cui per di più i due protagonisti mai faranno sesso assieme.
La scena di sesso nella prima sequenza del film è intesa come una diretta interpretazione di come le persone straight vedono i gay e come pensano sia il sesso gay, come pensano che gli uomini facciano l’amore tra loro. Ho voluto dare l’immagine di ciò che ci si aspetta da personaggi gay per poi lavorare più a fondo sulla verità dei personaggi. La ragione per cui Dae-shik non tenta mai degli approcci di tipo sessuale nei confronti di Suk-won è cha sa che nessun tipo di relazione sarebbe poi più possibile, che la loro amicizia ne risulterebbe irreparabilmente distrutta. La relazione tra i due prende senso nella scena della toilette, in cui Suk–won scopre che Dae-shik ha appena fatto sesso con un altro uomo. Qui esplode la tragedia del personaggio gay: Dae-shik ama Suk-won, e il momento in cui i suoi sentimenti sono rivelati, scoperti, arriva subito dopo l’aver fatto sesso con un uomo. La relazione tra loro non può che essere finita.
Perché l’inizio del film è girato in bianco e nero, mentre tutto il resto è a colori?
Il film si struttura in tre capitoli corrispondenti a tre ambienti: la città, la costa e l’entroterra. La prima parte dipinge Seoul come una giungla d’asfalto, di cemento. Volevo rendere l’idea di come tutto nella città sia secco, asciutto, quindi ho fatto uso del bianco e nero, per comunicare una sensazione di soffocamento. In un luogo in cui tutto è di cemento la gente non può che essere stressata, si sente soffocare. In riva al mare invece si percepisce un’atmosfera di liberazione. Nella terza parte infine si impone la disperazione della roccia della cava. Il bianco e nero quindi era anche un modo per inviare un’immagine di pessimismo.
Com’è andato il film in Corea?
Ha fatto molto discutere, ancora prima della sua uscita. Commercialmente in sala è stato un fiasco, ma l’opinione della critica è stata molto positiva. Bisogna poi dire che si è creato un seguito che lo ha eletto a vero e proprio cult movie, soprattutto con numerosi forum di discussione su internet, e che l’uscita in dvd probabilmente amplierà questa onda lunga.
Per la tua carriera futura pensi che il flop di Road Movie potrà influire in qualche modo? O per contro che lo status di cult movie, nonché l’aura di controversia, potranno avere qualche effetto in senso opposto?
Molte persone hanno grandi aspettative rispetto ad un mio secondo film. Non so di preciso cosa potrà succedere in relazione all’immagine che si è creata di me. Molto dipende dal fatto se decidere di abbordare un progetto più commerciale. Penso comunque che sia bene essere controversi, anche se non l’avevo inteso di proposito. Penso che la gente rimanga più impressionata e più a lungo da film provocatori.
DA CINEMACOREANO.IT