Dalla rassegna stampa Cinema

Cibo d`amore

Dal romanzo “Il voltapagine” di David Leavitt è tratto il film di Ventura Pons, la storia di un amore tra un giovane aspirante musicista e un pianista di fama mondiale.

Come tutte le cucine, anche l’amore ha i suoi ricettari. Esce finalmente anche in Italia, un film che sull’amore ha tanto da raccontare. Titolo originale Food of love. In realta’ stiamo parlando della storia de Il voltapagine, penultimo romanzo di David Leavitt. Si tratta di un bel mix, preparato un anno fa da un ispirato Ventura Pons, affermato regista catalano, molto amato nel circuito festivaliero per i suoi melodrammi d’ispirazione teatrale. Abbiamo quindi da un lato l’umanità meditterannea di Ventura Pons, regista di teatro sin dall’età di 21 anni. Dall’altra l’amato Leavitt, che ha vissuto infanzia e adolescenza a Palo Alto, in California e ha esordito come scrittore nel 1984, a soli 23 anni. Si trattava della raccolta di racconti Ballo di famiglia, un classico della nuova narrativa americana. Dotato di una scrittura raffinata e precisa nel descrivere l’originalità della normalità, è sicuramente il più importante dei rappresentati del movimento minimalista, nato nella metà degli anni Ottanta. Erano gli anni caldi delle mie letture, e ricordo con particolare passione questo suo libro, fu il mio primo racconto che parlasse dell’essere gay come di una realtà integrata e ricca di mille possibili affascinanti sfumature.

Food of love e’ tratto da un altro suo romanzo di successo, edito come sempre in Italia da Mondadori, Il Voltapagine, che racconta la storia di Paul, uno studente di musica, bello e pieno di talento, che viene assunto per fare da voltapagine durante un concerto a San Francisco. L’affascinante Kennington è il pianista di fama mondiale cui Paul dovrà diligentemente voltare le pagine dello spartito. Alcuni mesi più tardi, per caso i due si rincontrano a Barcellona, dove Paul è in vacanza con la madre, che si è appena separata ed è distrutta dall’abbandono del marito. Paul e Kennington si innamorano. Ma le ricette, anche in amore sono solo delle tracce cui ispirarsi, non ci sono formule. Infatti Kennington, per paura di impegnarsi, scappa da Barcellona e torna a New York dal compagno di una vita. Paul amareggiato lo segue, con la scusa di frequentare la prestigiosa scuola di musica Julliard School. Inizia cosi a vivere all’ombra di potenti e maturi mecenati musicisti e agenti. Ma bellezza e giovinezza non si sostituiscono al talento. (Una saggia verità, che vale per tutti gli esibizionisti e non, in cerca di fortuna. Belli si, ma con un cuore che batte e qualche pensiero nel cervello e’ meglio).

Trama minimal, come i libri di Leavitt, ma Ventura Pons ha la capacità di illuminare l’amarezza del minimalismo di Leavitt di una commovente luce malinconica. E tiene una lezione inedita sul complesso e spesso conflittuale rapporto che unisce e allontana il cinema e la letteratura. Da notare che originariamente ambientato in Italia, dove Leavitt ha vissuto per anni ritirato in esilio dorato in Toscana, il film riscrive l’originale avvincente trama del romanzo, liberandola dai vincoli spaziali, trasformandola in una contemporanea girandola di aerei e fusi orari. Esilarante la scena delle mamme, quelle dell’Agedo americana, che si riuniscono nei loro salotti borghesi, per raccontarsi e confidarsi le storie di coming out dei proprio figli gay. E come sempre nell’immaginario di Leavitt, le madri sono comprensive, nevrotiche e represse. E vent’anni dopo ancora solo attraverso gli occhi dei figli gay avvistano quel mondo di libertà che si sono negate da sempre. E così il rapporto madre-figlio, amaro e indistruttibile, anche in Food of love ricalca la freschezza ispirata e sincera di quei primi racconti autobiografici. Quelli che Leavitt scriveva giovanissimo. E tanti anni dopo fa piacere e fa un po’ sorridere scoprire che quel ballo di famiglia iniziato più di vent’anni fa, non sia ancora finito.

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