Dalla rassegna stampa

I FILM CHE CAMBIANO LA VITA

18° festival internazionale di film con tematiche omosessuali

Come un astronauta che atterra su un pianeta sconosciuto, quest’anno il 18° Festival Internazionale di Film con tematiche omosessuali di Torino si è proposto di fare una panoramica sul cinema gay a 360°, senza focalizzarsi su un unico aspetto. L’ambizioso filo rosso della manifestazione è stato I FILM CHE CAMBIANO LA VITA. Un’impresa non facile da svolgere in 9 giorni, ma la magia del cinema, si sa, permette questo ed altro.

Giovanni Minerba, direttore artistico del festival, ha posto al centro di questa edizione 2003 la necessità dell’affermare in libertà la propria scelta di vita, la propria identità.
L’identità di genere, la crisi d’identità, il confronto con i coetanei e il desiderio di essere accettati dalla società, ma anche la sessualità e l’imparare a vivere serenamente una vita sessuale non comune, sono i principali temi portati dai film a Torino.

Ha lasciato il segno il film di Eytan Fox (premiato dal pubblico come miglior lungometraggio): “Yossi & Jagger”, storia di due soldati israeliani, che vivono segretamente la loro relazione al confine tra Israele e Libano, in quella zona calda del mondo, dove la vita è già di per sè densa di pericoli.

Commozione per il documentario “Brother Outsider: The life of Bayard Rustin”, la vita di un uomo (quasi dimenticato), che ha messo tutto se stesso nella lotta per il riconoscimento dei diritti civili, organizzatore della marcia su Washington nel 1963 (una delle più grandi dimostrazioni pacifiste che siano mai state fatte negli Stati Uniti), si dichiarò omosessuale in pubblico, motivo per il quale venne minacciato, picchiato e messo a tacere in un’epoca fortemente omofobica.
Il festival, che si è concluso con le premiazioni venerdì 25 aprile, non è stato unicamente una rassegna cinematografica. Ha proposto anche sfumature diverse come la retrospettiva dedicata a Jean Cocteau, poeta, romanziere, drammaturgo, pittore, scomparso nel 1963 e la celebrazione di Brigitte Bardot, una delle più amate e inneggiate icone gay.


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