Dalla rassegna stampa Cinema

17° London Lesbian and Gay Film Festival.

Il successo di pubblico e di attenzione della stampa conferma un trend inaspettato.

Nag, Nag, Nag e’ stata la parola d’ordine di Londra in questi giorni di Festival. E non si tratta di una parola magica. La diciassettesima edizione del London Lesbian and Gay Film Festival si è conclusa di recente e il successo di pubblico e di attenzione della stampa conferma un trend inaspettato. E’ ancora molto cool to be gay. Ne parla anche l’ultimo numero di Attitude e infatti pare che tra i corsi e ricorsi dei trend epocali, sia da poco ricominciato un nuovo momento di gloria per tutto cio’ che e’ gay. In una nuova formula che mischia tutte le modulazioni dell’essere e del raccontarsi.

Tutto nasce ancora una volta dall’incontro felice tra le forze dell’undergound e quello che i comuni mortali vivono alla luce del sole. In questo cocktail di energie e creativita’ la cultura cosiddetta queer londinese si e’ finalmente coniugata con la realta’. Da qui il mix (molto anni ottanta, ma forse non solo), per cui al cinema in fila a comprare i bilgietti per il nuovo film di Ventura Pons tratto da David Leavitt, Food of love, non ci sono solo gli ultratrentenni, come ci dovremmo aspettare se ascoltassimo gli esperti di marketing. Troviamo invece un miscuglio di tutte le eta’, dove la questione di genere si confonde con altre dinamiche, sociali ed economiche e dove il look e’ l’espressione massima dell’unicita’ del se’.

Inaugurato il festivalone con il film italiano Gasoline (Benzina) della nostrana Monica Stambrini, definito da varie voci ufficiali “very hip” (il look ancora una volta), il festival ha superato le aspettative degli organizzatori in termini di box office. Mentre quindi sulla rinata South Bank lungo il Tamigi il National Film Theatre ospita le giornate dell’evento, la gratitudine dei londinesi va al British Film Institute, la gloriosa istituzione pubblica che realizza e promuove il tutto e al team di simpatici ed efficienti organizzatori. A cavallo con le giornate che hanno visto la positiva svolta radicale negli eventi bellici, il dibattito sull’attualita’ che a Londra mi e’ sembrato sempre molto civile e aperto, si e’ esteso anche a temi da noi meno discussi, ma non meno importanti.

Si e’ parlato di prevenzione e HIV, sia con Giorni di Laura Muscardin, apprezzato da un numeroso pubblico, che con il film documentario The gift, presentato anche alla recente Berlinale, in cui si affronta il tema attualissimo di un fronte di guerra incredibile come quello del barebacking, fino ad arrivare a temi un po’ meno politici, ma sempre attuali, come il coming out che racconta il francese You’ll get over it. Fino al piccolo gioiello che è stato film di chiusura mercoledi 16 aprile, la pellicola del duo Ducastel & Martineu, cui il festival dedica anche una miniretrospettiva. Si tratta di Ma vraie vie a Rouen, storia di un giovanissimo adolescente della provincia francese che scopre attraverso una piccola telecamera digitale una nuova visione del mondo e di se’. Tanti film (quasi duecento titoli) per raccontarsi a una comunita’, quella londinese, che e’ tra le piu’ variegate ed eterogenea del mondo. Ma allora perche’ Nag, Nag, Nag? Perche’ la scena londinese e’ davvero riuscita a riaccendere in uno dei locali piu’ hip del momento, il Ghetto (che e’ una specie di Plastic semidistrutto e appiccicoso), quel fermento e quell’energia che nasce dall’incontro/scontro tra le differenze. Giovanissimi semi punk, molto queer e molto truccati, si mischiano in questa one night che si risolve in un frullatone degli ultimi vent’anni riletto con stile contemporaneo. Musica electro potentissima, ambiente underground nel senso letterale, tipo vero scantinato. E mercoledi scorso una Yoko Ono impazzita che ha cantato per festeggiare il suo compleanno. Ma quasi nessuno si e’ accorto che era veramente lei.

Rientrato nella amata Milano, in attesa dell’inizio dell’esordio degli eventi di cinema gay nostrani, prima quello torinese e poi quello milanese, coltivo il ricordo di una Londra rinnovata e dinamica. Una citta’ dove tra il Substation South a Brixton, il Beyond (l’after hour ospitato dall’ex Colosseum), il DTPM che ha appena compiuto dieci anni, il centralissimo Ghetto con la sua one night di successo, ci sta un affollatissimo National FIlm Theatre, che unisce e mischia, palestrati, queer alternativi, giovani e vecchi, tutti pronti a ridere, a piangere, a farsi commuovere da un’altra storia meravigliosa raccontata dal magico insostituibile grande schermo. E che Nag, Nag, Nag sia.


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