La Talpa

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La Talpa

Bello e intelligente film del regista svedese Tomas Alfredson (grande rivelazione con ‘Lasciami entrare’), tutto ambientato all’interno dello spionaggio inglese negli anni ’70, dove non mancano personaggi gay o bisessuali. Lo stile del film è esattamente all’opposto di quello dei film su James Bond, spesso più fracassoni che altro. Qui abbiamo davanti un’ambiente, quello dei vertici dello spionaggio inglese, assai più realistico, più dimesso, come fosse una normale azienda d’impiegati. Le atmosfere sono molto fedeli a quelli descritte da Le Carre nei suoi romanzi, da cui è stato tratto il film, così come i personaggi. Il protagonista, l’agente Smiley, interpretato ottimamente da un asciutto e compassato Gary Oldman, mostra una sofferenza, a stento trattenuta, quasi in ogni momento del film. Il suo lavoro sembra più un dovere che un piacere. All’inizio del film viene licenziato insieme al suo diretto superiore per una missione finita male. Ripescato in segreto dai massimi livelli deve scoprire la talpa russa che si nasconde nel gruppo di cui faceva parte. Ci riuscirà, naturalmente, ma dopo un intricato percorso che ci viene raccontato in 127 minuti di film, durante i quali non potete distrarvi un attimo se volete partecipare alla difficile e complessa indagine, che comunque non utilizza i soliti colpi di scena, nemmeno verso il finale, e nemmeno capovolgimenti o inattese sorprese. Quello su cui punta la regia, così come il libro, più dell’azione (che pure c’è), è lo studio dei personaggi, dei loro comportamenti, delle loro espressioni, di come reagiscono e di come si rapportano. Per noi è un vero piacere seguire un mirabile gruppo di attori, che peraltro abbiamo già visto in diverso ruoli gay, come Gary Oldman, Colin Firth, John Hurt, Toby Jones e Benedict Cumberbatch, l’eccezionale interprete dell’ambiguo Sherlock Holmes della serie inglese ‘Sherlock’, qui invece sicuramente gay, costretto a separarsi dal suo compagno convivente con le lacrime agli occhi. Cumberbatch interpreta l’agente Peter Guillam, personaggio parallelo a quello del Dr. John Watson in quanto aiutante e assistente di Smiley/Oldman, quindi figura di primo piano nella storia (è lui a svolgere le azioni più pericolose). Ma nel film abbiamo anche una bella storia d’amore gay, condensata in poche ma significative immagini, tra il bisessuale Bill Haydon (Colin Firth) e Jim Prideaux (un sexy Mark Strong). Anche qui scorreranno lacrime d’amore. Se amate il genere spionaggio non potete quindi perdervi questo intelligente film, già in concorso all’ultima Mostra veneziana.

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Questo film al box office

Settimana Posizione Incassi week end Media per sala
dal 3/02/2012 al 5/02/2012 13 57.045 1.267
dal 27/01/2012 al 29/01/2012 8 248.258 1.306
dal 20/01/2012 al 22/01/2012 4 645.341 2.016
dal 13/01/2012 al 15/01/2012 2 1.115.402 3.359

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4 commenti

  1. Giuseppe81

    Film ke secondo me va visto più x la ricostruzione realistica del periodo della Guerra fredda e x le straordinarie interpretazioni, infatti la trama è effettivamente labirintica. Nel complesso è un ottimo film.

  2. zonavenerdi

    Thriller bello, ma faticoso da guardare. Devo dire anche io che francamente non ho capito tutti i passaggi del film, ma nel complesso si. Forse, leggendo anche i commenti precedednti, siamo troppo abituati a vedere il patinato James Bond.

  3. A me è piaciuto abbastanza. Un po’ strano, è vero, e tutt’ora alcuni passaggi non li ho capiti (c’è anche da dire che non l’ho visto tutto insieme ma diviso, e certo questo non ha giovato), ma nel complesso direi che è stata una visione coinvolgente, a tratti commovente ma sempre posato, le emozioni velate, i misteri svelati con poche parole. Mi è piaciuta molto la scena finale (che ovviamente non spoilerò).
    yayo: non parla di coppie gay, né bisessualità, e infatti la G è solo una. Ma certo non è troppa visto che uno dei protagonisti è gay e un altro bisex… e se non ha rilevanza per la parte spy (e come potrebbe) certamente influisce molto sull’emotività del finale… direi straziante, quasi, se non ho capito male qualche pezzo.

  4. film strano, trama contorta a tratti volutamente noiosa e ripetitiva. Parla di tutto tranne di coppie gay, bisesualità o amore gay. Da una scena di 20 secondi trapela che, forse, uno dei protagonisti è gay ma il tutto è irrilevante ai fini della storia

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trailer: La Talpa

Varie

In the early 1970s during the Cold War, the head of British Intelligence, Control, resigns after an operation in Budapest, Hungary goes badly wrong. It transpires that Control believed one of four senior figures in the service was in fact a Russian agent – a mole – and the Hungary operation was an attempt to identify which of them it was. Smiley had been forced into retirement by the departure of Control, but is asked by a senior government figure to investigate a story told to him by a rogue agent, Ricky Tarr, that there was a mole. Smiley considers that the failure of the Hungary operation and the continuing success of Operation Witchcraft (an apparent source of significant Soviet intelligence) confirms this, and takes up the task of finding him. Through the efforts of Peter Guillam, Smiley obtains information that eventually leads him to Jim Prideaux, the agent at the heart of the Hungary fiasco. He is then able to put together the pieces of the puzzle, which lead him to the identity of the mole and the true intent of Operation Witchcraft. (Imdb)

CRITICA:

“…Scostandosi spesso dal romanzo di Le Carré, il film mostra un mondo quasi esclusivamente maschile, composto di agenti segreti da cui dipende la sicurezza del loro paese, simili a impiegati qualsiasi, che organizzano in ufficio persino le feste di Natale. Certo scattano le trappole, ci sono i morti ammazzati, le torture, ma anche gli amori gay: uffici di massimo squallore, appartamentini miserandi, un clima di sospetto, paura, sfiducia, grigiore, la minaccia in ogni incontro, in ogni telefonata, in ogni oggetto. La talpa mette insieme un regista svedese, Tomas Alfredson, noto per un film di vampiri adolescenti, un attore, Gary Oldman, amato soprattutto come Sirius Black nella saga di Harry Potter, l´ultrapremiato re balbuziente Colin Firth e una serie di altri eccellenti attori tra cui il rugosissimo John Hurt, nel ruolo di Control, il capo silurato degli agenti. Il risultato è appassionante, se si lascia perdere la voglia di capire cosa sta succedendo e non ci si lamenta del fatto che quelli erano i tempi in cui esisteva il muro di Berlino, di cui non ci viene detto nulla, malgrado il turbinare di spie, compreso l´agente sovietico Karla, che compare per la prima volta in un romanzo di Le Carré e quindi, sia pure fuggevolmente, nel film.” (N. Aspesi, La Repubblica – voto: 4,5/6)

“…Come il romanzo, a cui resta sostanzialmente fedele, anche il film salta spesso dal presente al passato, svelando ogni volta un tassello nuovo, dal fallimento matrimoniale di Smiley (il vero tallone d’achille di un agente praticamente perfetto) alle ambizioni e ai vizietti degli altri boss dei servizi, Percy Alleline (Toby Jones), Bill Haydon (Colin Firth), Roy Bland (Ciarán Hinds) e Toby Etsterhase (David Dencik). Qualche volta la necessità di conservare la suspence rende un po’ ardua l’immediata comprensione di quello che sta avvenendo sullo schermo (non per chi ha presente il libro, una lettura che consiglio caldamente) ma lo spirito di le Carré è certamente rispettato in questa versione cinematografica. Che della sua mette in campo un gruppo di attori tutti davvero perfetti nel restituire le sfumature dei singoli personaggi e le complessità di un mestiere che ha ben poco di eroico e di gratificante. Ma che per lo spettatore può essere l’occasione per riconciliarsi con un cinema professionale, avvincente e, perché no?, intelligente.” (P. Mereghetti, Corsera – voto 2,5/4)

“…Un incarico che comportava due sfide. Una quella di competere con un’ottima serie tv, realizzata a botta calda nel 1979, con Sir Alec Guiness nel ruolo protagonista di George Smiley, spia infallibile all’aspetto bruttino e dimesso. Il secondo problema era rendere viva e comprensibile una storia ambientata in un contesto internazionale di Guerra Fredda ormai remoto. Ora, se la sceneggiatura di Peter Straughan e di Bridget O’Connor provvede a restituire gli elementi essenziali della labirintica trama, Alfredson ben coadiuvato da ottimi collaboratori, fra cui il direttore di fotografia ungherese Hoyte van Hoytema, riesce a imbastirla come una suggestiva partita a scacchi costruita sugli sguardi, i silenzi, le atmosfere e un raffinato tessuto di recitazione. La trovata vincente è che scene e costumi hanno uno stile fuori dal tempo, suggerendo che i personaggi implicati, ovvero lo staff dirigenziale del Circus dove si cela la talpa, vengono da un passato lontano e comune. E sia chi, come Smiley, lavora per al servizio della patria, sia chi per motivi ideologici ha tradito, appartengono tutti a una stessa generazione di ex idealisti disillusi. In un cast di prima classe che include Colin Firth, John Hurt, Mark Strong, Gary Oldman incarna uno Smiley severo, solitario, chiuso in una maschera di impassibilità da cui tuttavia trapela una dolente emozionalità e un inattaccabile senso morale. Perfetto, memorabile.” (A.L.Kezich, La Stampa – voto: 5/5)

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