Sarebbe stato facile

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Sarebbe stato facile

Una commedia dai toni sopra le righe, protagoniste due coppie. Una ragazza determinata alla Lilli Salander, un giovane deciso con l’aria da macho, un’ imprenditrice raffinata, cattolica e di buona famiglia, un giovane dolce, sensibile, intelligente, anche lui di buona famiglia e soprattutto carico di dubbi esistenziali. Quattro persone normalissime che condividono un segreto : agli occhi di tutti sono due belle coppie eterosessuali, ma nella realtà sono tutti e quattro omosessuali e innamorati tra di loro. Di fare outing non se ne parla assolutamente e nel tempo, grazie ad una profonda amicizia reciproca, si crea un’alleanza per “sopravvivere” al giudizio altrui. L’esistenza quasi fosse un banalissimo mazzo di carte da gioco finisce per essere “mescolata” : ne escono così due finte coppie etero. Necessità che si fa più forte allorché il desiderio di avere una famiglia con figli adottivi non è più arginabile.
Ci sono adesso due matrimoni “finti” da organizzare e bisogna imparare a muoversi in una fitta rete sotterranea in grado di aiutare le due coppie gay : medici, avvocati, addirittura un alto prelato che diventa il vero Deus ex machina ed una delle figure centrali ed emblematiche del film. Saranno queste le persone che aiuteranno i quattro a realizzare il proprio sogno.
Matrimonio civile prima, poi il matrimonio religioso di coscienza (i parenti ci tengono e anche due di loro sono credenti), due case comunicanti, le pratiche per l’adozione, arrivano finalmente i figli. Quello che appare come un inganno e un monumento all’ipocrisia diventa in realtà un’impresa pionieristica e rivoluzionaria: la costruzione di un nuovo modello di famiglia.
Il film si apre e si conclude con il pranzo di Natale in un futuro indeterminato,con i figli ormai grandi e sposati. In un contesto apparentemente normale e borghese si affacciano sulla scena uno alla volta i personaggi il cui ruolo inizialmente per lo spettatore rimane vago. Due mariti e due mogli, normali battibecchi, la comparsa di un foglio di giornale che suscita emozione e turbamento in una delle donne…Un flashback che ripercorre tutte le tappe della vicenda fino a tornare ai giorni nostri.
Il giornale? Il giornale datato 24 Dicembre 2041,dà la notizia della benedizione da parte della Chiesa delle unioni gay e relative adozioni… ma loro ormai sono già oltre con la loro famiglia allargata.
Paradossalmente le due figure di rottura e rivoluzionarie per il quieto vivere sono costrette ad accettare il “perbenismo” degli altri due, che alla fine si rivela più dirompente ed innovativo, tale da portare ad un modello di famiglia diverso dai canoni ai quali siamo abituati.
Insomma, una commedia all’italiana vecchio stile, comica ma anche con dei risvolti drammatici, dove il “bene”, quello che adesso è bloccato da restrizioni e ghettizzazioni, in un futuro prossimo forse… riuscirà a vincere. (Cinemaitaliano.info)

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NOTE DI PRODUZIONE:

L’idea del film dal titolo “Sarebbe stato facile” nacque allorchè l’attore toscano Graziano Salvadori fu spinto ad una profonda riflessione durante un colloquio con un amico omosessuale che gli fece notare la fortuna, attualmente prerogativa esclusiva degli eterosessuali, di poter formare una famiglia e dare affetto ai figli. Da allora quell’iniziale constatazione si è trasformata in voglia di comprendere; ha preso vita così una ricerca analitica, un viaggio in un mondo sconosciuto, fatto di colloqui con omosessuali, medici e anche avvocati ben disposti a spiegare il complicato mondo delle adozioni. Lo sceneggiatore ha quindi cominciato a scrivere con Mario D’Imporzano (vignettista de Il Vernacoliere) la storia di due coppie gay (due uomini e due donne) che desiderano adottare un figlio al punto di decidere di celebrare fra loro due finti matrimoni incrociati per poter chiedere l’adozione. La storia, che fondamentalmente è una commedia brillante, ha anche risvolti drammatici viste le travagliate vicende a cui devono far fronte i protagonisti desiderosi di creare un loro nucleo familiare. Ambientata inizialmente in un futuro prossimo(siamo nel 2040), durante un pranzo di Natale con i figli adottivi già grandi e consapevoli in cuor loro dell’enorme sacrificio fatto dai genitori, la storia riporta con un flasback lo spettatore indietro nel tempo, al momento dell’incontro delle due coppie e all’inizio delle peripezie che determineranno il destino delle loro vite.

CRITICA:

“… In “Sarebbe Stato Facile” certi meccanismi teatrali nei quali lo stesso Salvadori, Niki Giustini e Katia Beni si muovono a meraviglia male si adattano al cinema che esige ritmi molto diversi. Ci sono ingenuità, difetti di regia, battute poco divertenti, luoghi comuni e macchiette non funzionali alla storia. Ma di questa opera come detto dobbiamo cercare e apprezzare altro, l’onestà dell’intento e del messaggio e lo sforzo produttivo. Anche lo spettatore meno attento coglierà nei vari product placement piazzati davvero senza diplomazia l’”aiuto” per portare a compimento il progetto che vede anche la partecipazione di Beatrice Maestrini, Alessandro Paci e Cristina De Pin, forse i tre più a loro agio nei rispettivi ruoli.” (Elena Dal Forno, cinemaitaliano.info)

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