No Regret

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No Regret

In questa primo lungometraggio, Leesong Hee-il racconta la storia di un amore gay che fa riferimento tanto al melodramma queer del cinema asiatico quanto al realismo sociale dei romanzi di Charles Dickens. Su-min è cresciuto in un orfanatrofio del paese. Quando arriva a Seoul per studiare disegno vede un mondo che gli è completamente sconosciuto. All’inizio trova lavoro in una fabbrica ma lo perde subito in conseguenza a licenziamenti per esuberanza di manodopera. In breve tempo Su-min si ritroverà a fare marchette in un bar gay. Fra i suoi corteggiatori c’è Jae-min, il figlio di una agiata famiglia, che fa tutto quello che è in suo potere per conquistare il cuore di Su-min e naturalmente il suo desiderio. Il padre di Jae-min è il proprietario di una fabbrica. La sua famiglia è molto conservatrice e i suoi parenti non accetterebbero volentieri il suo orientamento sessuale. Su-min cede finalmente al suo ammiratore e inizia così una appassionante storia d’amore. Ma la felicità dei due giovani ha breve durata. La pressione della famiglia di Jae-min riesce a trasformare una felice relazione in una insopportabile sofferenza e la loro storia finirà in tragedia (Berlinale 2007)

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11 commenti

  1. Film che ricalca in pieno la cinematografia dell’amore gay nei paesi orientali che è sempre intento a scoprire l’interiorità dei rapporti tra due uomini. Ottimo film, solo che il finale riesce inverosimile dopo una prima parte davvero affascinante. Comunque da vedere, buona la recitazione del protagonista Yeong-hoon Lee che fa da cornice alla sua bellezza fisica.

  2. Un melodrammone coreano pieno di lacrime che , come hanno sottolineato nei commenti precedenti , si può dividere in due parti. Credibile , romantica e abbastanza avvincente la prima – assurda e immotivatamente granguignolesca la seconda. A questa sceneggiatura piuttosto sgangherata si contrappone l’attore che impersona il protagonista Su-min . Belloccio e sufficentemente bravo. Voto 6.

  3. Sarà tipo la quarta volta che me lo rivedo. L’ho trovato stupendo, forse anche perché sono di parte XD (amo Kim Nam Gil, ovvero l’attore che prima si faceva chiamare Han Lee). Boh, m’è proprio piaciuto. E concordo nel dire che forse nella recensione andrebbe scritto che non finisce male. XDXD Anzi, io alla fine son scoppiata a ridere come una cretina. Dopo tutto quel macello, metterci un finale simile è semplicemente da geni. Lo consiglio tantissimo come film!

  4. webmaster

    Gentile Streetsound, perchè non ci scrivi tu una recensione più appropriata? Noi la pubblichiamo subito. Quella attuale è presa, come indicato, dal catalogo della Berlinale.

  5. streetsound

    Ma le recensioni si scrivono a cavolo, anche tra gli addetti ai lavori?
    Il film finisce bene, per quanto con un incidente.
    Onestamente non è malvagio, per quanto un po’ lento in molte parti.
    Ad ogni modo consiglio a chi scrive le recensioni di controllare bene le fonti, così si evitano figure barbine imbarazzanti davvero.

  6. malinconico43

    Ma perchè su internet si trovano questi film con sottotitoli in spagnolo e mai in italiano?Il pubblico iberico deve essere più avanzato di quello italiano che effettivamente è più ignorante.
    E’ vero c’è del melodramma e del sentimentalismo( in particolare nell’ultima parte)ma ci sono anche verità sociali e verità psicologiche..comunque lui è bellissimo!

  7. Ho visto finalmente questo film. Sia con i sottotitoli in italiano che con quelli in inglese. Mi aspettavo di più.
    Il film parte bene, la regia sembra avere buoni ritmi e buone idee, il protagonista (Su-min) ha un intrigante mix di sfrontatezza e introversione. Tuttavia qualcosa piano piano si sfalda. Le situazioni, ben congegnate e ben messe in scena fino a circa metà del film, cominciano a farsi sempre meno originali. Sempre più banali e prevedibili. Con un graduale, inevitabile e deleterio decadimento nel più melenso melodramma. Ancor più perchè trattasi di melodramma costruito secondo i canoni del cinema coreano di genere, che alla prevedibilità delle situazioni aggiunge una (a questo punto) insopportabile sospensione dei tempi e dei ritmi. Il film è un’opera prima, e ciò in parte spiega l’incapacità dell’autore di tenere in piedi l’opera nella sua interezza. Però alla fine il risultato è troppo sfibrato, incongruo e alla fine inconcludente. Un peccato.

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