Loev

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Loev

Due notizie si collegano a questo film, la prima, assai buona, è che Netflix ha comperato i diritti di distribuzione e che il film sarà disponibile dal 1 maggio 2017, con sottotitoli in italiano. La seconda, assai triste, è che uno dei due protagonisti principali, il giovane Dhruv Ganesh (che interpreta Sahil), è deceduto per tubercolosi, a soli 29 anni, poco dopo la fine del film, che per questo gli è stato dedicato. Il film, coraggiosa opera prima del regista Sudhanshu Saria, è stato girato in India, quasi in segreto, un Paese dove l’omosessualità era un crimine fino al 2009, ma che a tutt’oggi rappresenta ancora un grave tabù in gran parte del Paese (una sentenza della Corte Suprema del 2013 la reinclude nel codice penale nella sezione che riguarda i “rapporti carnali contro l’ordine della natura”). Nonostante questo il regista ha dichiarato di non aver avuto difficoltà a trovare i protagonisti ed il cast del film. Il film, il cui titolo riporta un’espressione deviante di love usata spesso in tono umoristico da coloro che temono il più impegnativo love, sebbene tratti argomenti assai ricorrenti nel cinema queer occidentale, si presenta con uno stile assai differente ed originale, pieno di sensibilità e dolcezza (senza insistere sulla musica come tipico dei film di Bollywood), e inaspettatamente ci mostra come gli omosessuali nella società indiana contemporanea si trovino completamente a loro agio con la loro sessualità (sebbene in una scena in taxi vediamo che il protagonista evita di essere toccato dal compagno). Sahil è un giovane produttore discografico indiano che vive col suo compagno Alex in un modesto appartamento. Tra i due però le cose non sembrano funzionare bene. Alex si dimostra incapace di prendere le cose sul serio, si dimentica perfino di pagare le bollette, e cosa assai più grave, lascia accesa la stufa a gas, causa dell’ultimo litigio tra i due. Non li vediamo mai baciarsi, nemmeno per i quotidiani saluti. Quando arriva la notizia che un vecchio amico di Sahil, Jai, ora un pezzo grosso di Wall Street, viene per un paio di giorni a Mombay per lavoro, Sahil non vede l’ora d’incontrarlo. Comprendiamo subito che tra i due amici c’è un forte legame, sebbene non sappiamo cosa possa esserci stato tra loro in passato (supponiamo qualcosa di più dell’amicizia) e non sappiamo nemmeno quale sia l’attuale vita sentimentale di Jai negli USA. I due amici trovano il tempo per una gita nei dintorni di Mombay, durante la quale sembra che la tensione amorosa sia sul punto di rivelarsi da un momento all’altro, ma avances più intime vengono rifiutate… Tornati a Mombay si sistemano nella lussuosa suite dell’hotel prima della riunione di lavoro di Jai. Qui però le cose sembrano accelerare: Jai diventa più esplicito con Sahil che però, quasi scioccato, si prende ancora tempo. Alla cena serale vengono raggiunti da Alex e da un amico che gli aveva tenuto compagnia nel weekend. L’atmosfera è molto tesa ed è chiaro che il rapporto tra Sahil e il fidanzato Alex ha raggiunto il livello più basso…
Il film si mantiene sempre su un tono misurato e sincero. La ricerca della felicità e delle relazioni che possono regalarcela non è sempre facile ed immediata, spesso bisogna attraversare campi minati, con alti e bassi che si alternano. Il film si presenta come una delle prime opere completamente queer del cinema indiano e ci regala un interessante affresco della comunità gay contemporanea in India. Premio del pubblico come miglior film al Frameline 2016 e al The Tel Aviv International LGBT Film Festival 2016

synopsis

Tells the story of two friends with a complicated past: Wall Street deal maker Jai (Pandit) and Mumbai-based music producer Sahil (Ganesh). The two share an emotional weekend on a road trip into the hills and canyons of Maharashtra, where chances are missed, truths are evaded and an unexpected love develops.

La recensione del critico e scrittore Vincenzo Patanè

"Loev" di Sudhanshu Saria

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8 commenti

  1. A me personalmente non è piaciuto, perché ci ho rivisto la violenza maschilista in una scena in particolare, in cui viene “normalizzato” uno stupro, e anche se è tra due persone dello stesso sesso, a mio parere, non toglie dall’essere comunque violenza sessuale.

  2. ..interessante,spesso cercavo credibilità e logica..senza risposte,proprio come nella vita reale tra incertezze e poco coraggio.Straordinari gli attori…i silenzi..mentre gli occhi parlavano..

  3. Buon film, un pò inconcludente perché la trama è poco più che un canovaccio, bravi gli attori protagonisti e belle le location, più di valore simbolico che cinematografico.

  4. Intenso ed a tratti molto forte, lascia l’amaro per l’incapacità del protagonista di imporsi sulla propria vita. Bellissima esperienza poter vedere una cultura così lontana dalla nostra affrontare le stesse “dinamiche”. Emozione.

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