Lei disse sì

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Lei disse sì

“Lei disse si” è una storia d’amore fatta di musica, di rifiuto e abbandono, di accoglienza e condivisione, di imprevisti, speranze, amici e parenti, testimoni allegri di un sogno che si avvera. E’ il racconto di due donne che si amano. “Lei disse si” è un frammento di Italia, di boschi e laghi svedesi ed è una festa dove il menù di nozze è a base di diritti civili. Per un bambino è facile: due persone si amano, due persone si sposano! Come nei sogni, nelle favole e nei paesi civili. Nell’Italia del 2013 invece non è tutto così semplice e sposarsi con una persona del tuo stesso sesso non è consentito. Lorenza e Ingrid da 7 anni vivono una storia d’amore e desiderano sposarsi: per questo coinvolgono amici e parenti nella preparazione del matrimonio che si svolgerà in Svezia, dove il matrimonio è per tutti, durante la festa di mezza estate: il 21 giugno 2013. Consapevoli di amplificare la voce di tutti coloro cui è negato il diritto di immaginarsi un futuro insieme, le due donne danno vita a una racconto romantico, politico, serio e scanzonato allo stesso tempo, dove il tema della felicità passa dall’importanza della condivisione, dalla scelta degli abiti e tutte quelle “piccolezze” che nutrono il matrimonio come rito.

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‘Just say yes’ is a tale of two women who love each other. ‘Just say yes’ is a fragment of Italy, a collection of Swedish woods and lakes, it’s a wedding party where the main ingredients on the menu are civil rights. Lorenza and Ingrid have been living a seven year long love story and their wish is to get married (In Italy the same sex wedding is not allowed): that’s why they get friends and family together for the preparation of their wedding celebration in a country where everyone has the right to get married, Sweden, on the day of midsummer feast. (IMDB)
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Date e orari di programmazione a Milano:

Apollo Spazio Cinema (Galleria de Cristoforis, 3)
da giovedì 23 a lunedì 27 – ore 22.10
martedì 28 – ore 13.00
mercoledì 29 – ore 22.10
Biglietti: 8€
Prevendita: www.spaziocinema.info

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INTERVISTA (da http://lezpop.it/)

Maria Pecchioli, la regista di “Lei disse sì”: «Il matrimonio gay è un atto rivoluzionario»

A quasi un anno dal matrimonio, avvenuto in Svezia il 21 giugno del 2013, finalmente è possibile vedere Lei disse sì, il documentario che racconta la lunga strada che Ingrid e Lorenza hanno dovuto percorrere, da Firenze fino al paese scandinavo, per potersi sposare, semplicemente «perché in Italia due persone dello stesso sesso non possono farlo». Il sottotitolo del documentario è “La rivoluzione a colpi di bouquets è appena cominciata”, frase ironica, che però riassume il significato politico e l’importanza di un lavoro come questo. Ne abbiamo parlato con Maria Pecchioli, la regista del documentario, o come spesso viene definita “la terza sposa”.

Com’è nata l’idea di realizzare “Lei disse sì”?
Era settembre del 2012, quando Ingrid e Lorenza annunciarono che si sarebbero sposate in Svezia. Quella sera, tra un brindisi e l’altro, eravamo tutti commossi. Ed il fatto che la coppia fosse circondata da una comunità di persone che le sosteneva così tanto mi colpì. Questa dimensione comunitaria, il fatto che Ingrid e Lorenza vivessero il loro rapporto d’amore in maniera aperta, senza doversi nascondere, mi portò a pensare che avremmo dovuto raccontarlo.

Quindi siete partite subito con le riprese?
No, in un primo momento Lorenza voleva mettere su solo un blog, mentre io, che ho sempre lavorato nell’ambito dell’audiovisivo, pensavo di realizzare dei video. All’inizio è nato il sito (leidissesi.net), con delle pillole video e dei testi che documentavano i preparativi al matrimonio. Quando abbiamo deciso di raccontare la seconda fase, cioè la cerimonia, abbiamo lanciato il crowdfunding per realizzare il documentario. La risposta è stata più che positiva, così siamo riuscite ad avere il budget necessario il questo lavoro.

La storia di Ingrid e Lorenza è una storia personale, in che modo pensi possa arrivare a tutti?
Vedere Ingrid e Lorenza vestite da spose, vedere le foto con tutta la famiglia allargata ha un potere enorme. È potere dell’immaginario. Loro possono essere da esempio per tutta una serie di persone che non hanno mai osato immaginarsi in una situazione simile. Adolescenti, ma anche donne adulte, possono sognare di sposarsi, e possono farlo con tante persone intorno. Mi viene in mente un progetto bellissimo, The representation project, il cui motto è “You can’t be what you can’t see”. Non puoi essere ciò che non vedi, ciò che non ti puoi immaginare. Per questo è importante costruire un immaginario sul matrimonio tra due persone dello stesso sesso.

A proposito di matrimonio, ultimamente sembra che in Italia gli unici a volersi sposare siano le coppie omosessuali. Perché questa ”ossessione” col matrimonio?
In questo momento, per le coppie omosessuali il matrimonio rappresenta una legittima rivendicazione di uguaglianza. Se ami una persona del tuo stesso sesso e desideri sposarla devi poterlo fare, perché allora significa che sei un cittadino alla pari degli altri. Se ciò non accade vuol dire che sei vittima di una discriminazione.

A lungo il movimento LGBT ha considerato il matrimonio un’istituzione borghese, voi invece parlate di rivoluzione a colpi di bouquets…
Il matrimonio ha una struttura borghese, ma in questa nuova chiave ha in sé il germe dell’uguaglianza, e quindi è rivoluzionario. Non solo per le persone omosessuali, ma per tutti. Vivere in una società ingiusta è un problema di tutti. È una responsabilità di cui dovrebbero farsi carico eterosessuali e omosessuali. Una società più giusta, e non mi riferisco solo alle questioni LGBT, ma anche alle discriminazione di genere o al razzismo, è un vantaggio per tutti. Per questo vorremmo che Lei disse sì raggiungesse quelle persone che non hanno particolare sensibilità rispetto ai temi LGBT. Vorremmo mostrare loro la semplicità di un amore, di come il desiderio di due persone di stare insieme vada al di là del genere della coppia. E di come questo desiderio si concretizzi in un rito condiviso da una comunità che si stringe attorno a due persone che rivendicano il loro di diritto di sposarsi.

Cosa ti aspetti da “Lei disse sì”?
Qualche tempo fa Lena Dunhan, regista e attrice di Girls, ha detto che non si sposerà fin quando non sarà un diritto di tutti. Ecco, vorrei tanto poter vedere Lei disse sì insieme a lei, magari davanti ad un gin tonic a Greenpoint!

Se anche volete vedere Lei disse sì, l’appuntamento è domenica 8 giungo a Bologna, dove il documentario sarà proiettato in anteprima al Biografilm Festival, alle ore 18.30 presso il Cinema Lumière – sala Scorsese.

Il mio consiglio? Non perdetevelo!


“Lei disse sì” il documentario diretto da Maria Pecchioli verrà presentato in anteprima mondiale alla decima edizione del Biografilm, festival del cinema dedicato alle vite che presenta un’ampia selezione di pellicole documentarie e per la prima volta biopic di finzione che si tiene a Bologna dal 6 al 16 giugno. La proiezione è prevista l’8 giugno (al cinema Lumiere) nella sezione Biografilm Italia.
L’idea del film nasce dal seguitissimo blog di Ingrid e Lorenza “Lei disse si” (www.leidissesi.net) che racconta l’avventura di queste due ragazze fiorentine in viaggio per convolare a giuste nozze. Il documentario dal sottotitolo “La rivoluzione a colpi di bouquets è appena cominciata” racconta il viaggio di Ingrid e Lorenza da Firenze fino in Svezia “perché in Italia due persone dello stesso sesso non possono farlo”.
“Per noi è un’occasione molto importante poter presentare questo film in un festival che non sia solo ed esclusivamente GLBT – hanno dichiarato Ingrid e Lorenza – È una grande conquista e speriamo che la partecipazione verso i diritti civili sia sempre maggiore anche in Italia. Il film racconta una storia molto intima, il nostro viaggio verso il matrimonio, ma è anche qualcosa di estremamente collettivo, per la fortuna di avere avuti presenti i nostri amici che hanno creato una grande famiglia allargata.”
Il documentario parte dall’inizio della storia di amore tra Lorenza e Ingrid, che vivono insieme da 7 anni, una festa di fidanzamento in Toscana fino alla festa di matrimonio con i loro amici, personaggi incontrati e sullo sfondo un paese, la Svezia. Coinvolgono amici e parenti nella preparazione della cerimonia che si svolgerà proprio durante la festa di mezza estate: il 21 giugno 2013.
Con il documentario “decidono di rendere pubblico il loro giorno più bello, per smuovere le coscienze di un Paese, l’Italia, dove il matrimonio omosessuale non è ancora riconosciuto”. “È una denuncia – dicono le protagoniste del documentario – contro la grave arretratezza italiana in materia di diritti civili, e un modo per indicare la direzione giusta: la strada fino a quella cerimonia nei boschi, a quella famiglia allargata riunita senza pregiudizi attorno alla realtà dell’amore”.
Un film semplice che si ascrive più nel genere del cinema privato piuttosto che in quello più prettamente documentaristico ma che proprio grazie a questa vicinanza con le sue protagoniste riesce a trasmettere un messaggio positivo e intimo. Un messaggio importante che travalica le questioni politiche per diventare semplicemente il racconto del viaggio di due persone innamorate.

(Diego Garufi, stamptoscana.it)

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