Interno berlinese

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Interno berlinese

II soggetto è tratto dal romanzo di Junichiro Tanizaki «La croce buddista», ambientato nel 1928 ed inserito nel contesto della Germania nazista. Nella Berlino del ’38, Luise, giovane moglie di un funzionario, scopre l’amore per un’altra donna, la figlia dell’ambasciatore giapponese. Ben presto il marito se ne accorge e si inserisce nella relazione. Travolti dall’insana passione i tre amanti si distruggono reciprocamente, fino a quando scoppia lo scandalo. Non resta che il suicidio, ma Luise, senza capire il perché, sopravvive. Uno dei film meno riusciti della Cavani, che non riesce ad andare oltre a una bellezza formale e forse troppo ricercata, lasciando inesplorata la ricchezza delle problematiche interiori dei personaggi. Molto sesso, quasi un film softcore.

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5 commenti

  1. Film che in termini di ambiguita’ sessuale e atmosfere ovattate e seducenti rivaleggia con l’altro caposaldo del cinema Cavaniano: Portiere di notte. Qui la storia fra le due donne va sfumando lasciando posto alla torbida relazione fra il marito e la bellissima amante giapponese di Luise. Non di certo il miglior film della Cavani. Mille volte meglio Milarepa o il Portiere di Notte con una Charlotte Rampling da capogiro.

  2. Un film politicamente rivoluzionario, come è nello stile di Liliana Cavani, ben si adatterebbe anche all’italia perbenista di oggi…. trasgressivo e immorale quanto basta, scava nell’ambiguità dell’eros fino a giungere ad un finale (quasi) a sorpresa

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Berlino 1938. Louise von Hollendorf, la giovane e bella moglie di un alto funzionario del Ministero degli Esteri, frequenta una scuola di disegno. Là conosce Mitsuko, figlia dell’ambasciatore giapponese e ne rimane sedotta. L’intesa fisica tra le due donne appare ben presto non solo perfetta, ma ineluttabile, gli incontri si susseguono, sia in casa di Louise, che in uno squallido albergo cittadino. Heinz, il marito di Louise, non tarda troppo ad avvertire, per mille segni di sotterfugi, che nella vita di Louise c’è qualche cosa di nuovo: le continue visite della giapponese sono inequivocabili. Se la prende con la moglie, ma questa è ancora più debole nella volontà che nella propria carne e così Heinz finisce stranamente con il tollerare la situazione. Intanto il nuovo regime estende ed intensifica la propria campagna moralizzatrice, che è anche pretesto per eliminare personaggi scomodi o avversari. Il capo della polizia di Berlino, che è uno stretto congiunto di Heinz, coglie in trappola, giusto nella casa degli Hollendorf che non hanno potuto rifiutargli il favore, l’anziano generale von Heiden, accusandolo di intrattenere rapporti omosessuali con un giovane pianista, all’uopo invitato per una serata. Anche in relazione a tale episodio, Heinz intuisce i pericoli che sovrastano non solo il suo onore, ma la sua stessa carriera, se l’anormale rapporto di Louise, i suoi va e vieni e quelli di Mitsuko, nonchè la sgradevole complicità della servitù dell’una e dell’altra parte dovessero fare esplodere un clamoroso scandalo. Senonchè, poco a poco anche lui cade nella rete di Mitsuko, che comincia a coinvolgerlo nel suo gioco di seduzione non solo sottile e torbido, ma anche indecifrabile, fatto com’è di verità e di menzogne, di incidenti veri o simulati. Un giorno, nel modestissimo Hotel Leipzig, Louise, all’uopo convocata dall’amica, scopre che questa è la con il proprio amante (un italiano, Joseph Benno, insegnante nella scuola di disegno ormai non più frequentata dalle due donne). Sconvolta e gelosa, Louise viene ricattata da Benno e costretta a firmare un documento, in cui si dichiara disposta ad accettare che Mitsuko sia indifferentemente pronta a darsi sia a lei, che allo stesso Benno, il quale intende sposarla, dato che la ragazza è incinta. Heinz avrà poi dall’italiano il documento, eppure Heinz non riesce a vincere la propria debolezza, affascinato com’è dalla giapponese, che ormai è quasi sempre nella casa dei due coniugi, odiosamente possessiva e gelosissima, per distribuire addirittura dei sonniferi dopo cena, affinchè essi non abbiano rapporti. Alla fine, però, lo scandalo scoppia. Il capo della polizia fa sparire Benno, chiude un giornale che con articoli e fotografie ha denunciato il comportamento dei von Hollendorf ma, pur volendo salvare i suoi parenti, deve temporaneamente ritirare loro i passaporti. Così Heinz induce le due donne a fuggire con lui ad Amburgo, fidando in un successivo imbarco clandestino, e tutto ciò proprio nel momento in cui egli potrebbe essere promosso al rango di Ambasciatore. Questa storia vischiosa e insana sarà conclusa da Mitsuko a modo suo: essa versa nei tre bicchieri una delle sue misteriose misture, ma questa volta si tratta di veleno, di cui moriranno Heinz e lei stessa. Louise si salverà ma per l’ennesima volta si chiederà se nel cuore e nei sensi di Mitsuko era più presente lei o il marito: o per confessare più tardi ad un vecchio scrittore antinazista, autore di libri sul sesso, che da tempo conosce e stima e che il nuovo regime ha posto al bando, tutta quella amara vicenda, che le ha dato voluttà e sofferenza.

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