Ho visto le stelle!

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Ho visto le stelle!

Due Vincenzo Salemme: un gay troppo smorfioso, un aspirante attore napoletano truffato a Milano. Due Claudio Amendola gemelli: uno, boss innamorato succubo del suocero a Milano; l’altro, centurione al Colosseo, lavoratore della Storia che in corazza da antico romano si lascia fotografare per soldi dai turisti. Un’idea brillante sprecata: capovolgendo «The Truman Show» di Peter Weir, in cui Jim Carrey credeva di vivere nella realtà mentre viveva nella finzione d’uno spettacolo televisivo seguìto da milioni di persone, il protagonista Salemme crede di vivere in un reality show spiato da telecamere e circondato da attori mentre, vittima d’una truffa, vive nella realtà in mezzo a persone vere. (L. Tornabuoni)

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10 commenti

  1. zonavenerdi

    Davvero peccato perchè questo film parte davvero da un buono spunto; ma poi lo rovina con mosse, mossette e sceneggiate. L’omosessualità, in questo film è una cosa negativa… e il film non è nemmeno degli anni ’90. Nato vecchio.

  2. L’interpretazione gay è tutta mossette, perché non è un vero gay ma un etero (ignorante e ingenuo ai limiti della stoltezza) che si finge tale… il film a pregi e difetti, nel complessivo il mio giudizio è mediocre (6)

  3. Questa volta Salemme spreca un’idea brillante e non riesce quasi a far ridere.
    Personaggi ridotti a fumetti con l’interpretazione del gay tutta mossette e urletti che non si vedevano + dai tempi del “Vizietto”.
    Anche i comprimari fiacchi e arrendevoli.
    Che delusione!!!

  4. Splendida la canzone “E Femmene” e divertentissimo, emozionante e grandioso il film! Salemme è 1 grande!!!!

    N.b.: (non riesco a trovare il titolo ed il cantante della canzone che balla nel locale Alena!)

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La comicità di Vincenzo Salemme in Ho visto le stelle perde un pizzico di follia e acquista in dolcezza. Nei suoi precedenti film era trascinato da intrecci assurdi e surreali anche se ispirati alla realtà, qui sembra tenere maggiormente i piedi per terra pur volando con la sua interpretazione, accompagnato alla perfezione da Maurizio Casagrande. L’elemento che lo tiene ancorato sono i canovacci di Totò, i suoi film visti e rivisti sempre con lo stesso stupore, ma non è subito chiaro il collegamento. Il film è stato scritto pensando a lui, ne potrebbe una spia anche il prologo patetico con un nonno milanese (interpretato da Gian Fabio Bosco, in arte Gian), da cui trarre ispirazione e indicazioni per la vita futura. Attirato da una sorta di Grande Fratello a Milano (classico viaggio di Totò e Peppino) si trova nel bel mezzo di una truffa insieme al suo amico del cuore. Ma Antonio non se ne accorge e pensa di essere continuamente spiato da telecamere e microfoni nascosti da una Organizzazione russa. La persona da mettere sotto contratto, gli dicono, deve essere gay e lui dice di essere proprio la persona giusta, si immedesima perfettamente nel personaggio trascinando con sé l’amico nella commedia degli equivoci. È ingaggiato dal padrone del locale dove lavora come cameriere per controllare la sua ragazza, una russa clandestina che balla nel locale, finché sarà impossibile continuare a mentire sulle sue preferenze sessuali poiché se ne innamora. (Silvana Silvestri – Il Manifesto)

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