Harem Suare

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Harem Suare

Il regista, raccontando la storia dell’ultimo harem e dell’ultima concubina, attraverso un incastro di tempi e volti ed espressioni diversi, riesce a illustrare un universo per noi lontano senza la retorica dell’esotismo coatto e imposta una storia di rimpianti e ricordi. Il film ci riporta nel 1908, tra le stanze, gli eunuchi, i riti e le congiure dell’harem. Intrecciando i piani temporali, in un mix di esotismo fantastico e ricerca storica, Ozpetek impagina un film elegante e sfuggente, che nel tentativo di sottrarsi ai famosi luoghi comuni sull’harem – visto come paradiso di soffice perversione erotica – finisce con l’essere forse un po’ troppo asessuato.

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4 commenti

  1. luca/ch

    Solo recentemente sono riuscito a vedere questo film ed ero molto curioso. Devo dire che mi ha sorpreso positivamente e mi è piaciuto molto. Mi ha colpito soprattutto l’atmosfera mentre la semplicità (e la non grande originalità) della storia non mi ha dato, nel complesso, la sensazione di “incapacità” narrativa. Il film contiene anche una carica sensuale gradevole che non ritrovo negli altri film di Ozpetek. Brava, oltre che molto bella la protagonista.

  2. zonavenerdi

    Questo è il film più problematico di Opzetek. Quello più criptico e meno a contatto con la realtà dell’oggi. Ma ha una sua dignità, non vedo perchè degradarlo …

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Luglio 1908, alla vigilia del crollo dell’impero Ottomano. Nel palazzo del sultano Abdulhamit II, Safiyè, ragazza di origini italiane, stringe un patto di alleanza con Nadir, uno dei giovani eunuchi dell’harem. Safiyè mira a diventare la favorita del sultano, e poi la madre di uno dei suoi figli. Mentre portano avanti questo piano, Safiyè e Nadir provano un’attrazione reciproca che diventa una storia d’amore, anche fisica, che supera le barriere del proibito per lei e della condizione di evirato per lui. Intanto l’obiettivo viene raggiunto e Safiyè, per mantenere la propria posizione deve ora difendersi dalle numerose rivali e non si accorge che nel frattempo la struttura di potere nella quale vive sta crollando. Nasce il figlio ma poco dopo, misteriosamente, muore avvelenato. Il Sultano parte per l’esilio, abbandonando tutta la corte e l’harem viene chiuso. Safiyè e Nadir si affacciano ora su una realtà ostile e sconosciuta in cui non sanno come muoversi. Fallito ogni tentativo di conservare la situazione, Safiyè torna in Italia e, dopo aver raccontato la propria storia ad una ragazza alla stazione, fa rivivere quel passato di odalisca su un palcoscenico, come un’attrazione esotica.

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