Fuga di mezzanotte

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Fuga di mezzanotte

Un giovane americano viene condannato in Turchia a trent’anni di prigione per contrabbando di droga. Scoprirà che la sua unica possibilità di salvezza è la fuga. É una storia vera, cruda e violenta. Quello che mi ha sempre fatto incazzare è che il film tradisca uno degli aspetti fondamentali di questa storia vera: William Hayes, il personaggio reale, ebbe, durante la prigionia, una storia omosessuale, dopo la quale rimase gay per tutto il resto della sua vita. Il film è coraggioso quando mostra il bacio tra due uomini che si accarezzano completamente nudi ma diventa subito pusillanime quando fa vedere che Hayes non vuole proseguire nell’intimità del rapporto. Falsando la realtà. Come nella scena crudele di quando il protagonista morsica la lingua di un altro uomo. Un’altra insopportabile falsità offerta sull’altare dell’ipocrisia sociale dominante.

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In vacanza a Istambul con la fidanzata Susan, l’ingenuo giovane americano William Hayes, detto Billy, si lascia appioppare da un tassinaro due chili di hashish e si presenta all’aeroporto con la droga incollata al corpo. E’ il 6 ottobre 1970. Ispezioni severe a causa di recenti attentati terroristici mettono il ragazzo nelle mani della polizia turca. Gli interventi del console statunitense Daniels, l’arrivo del signor Hayes in soccorso del figlio, le manovre del viscido avvocato Vesil, non impediscono né il processo né la condanna a 4 anni e due mesi nel carcere turco di Sagmacilar, diretto dal feroce Hamidou. Il ragazzo fa amicizia con il connazionale stravagante Jimmy, con lo svedese Erich e con l’allucinato albionico Max. L’ambiente, già terrificante per lo stato di abbandono, è ancor più terribile per la brutalità dei secondini e per la disumanità dei carcerati. L’irriducibile Jimmy tenta la fuga da solo; e male gliene incoglie. Una nuova strada verso la libertà viene intrapresa da Jimmy con la compagnia di Billy e di Max; ma un imprevisto li induce a desistere. Intanto Nixon irrita i Turchi, accusandoli di troppa permessività nei riguardi della droga. Il Pubblico Ministero, che già aveva chiesto l’ergastolo, ha buon gioco per indurre Ankara a impugnare la prima sentenza. Nel nuovo processo, Billy che ormai era a 53 giorni dalla scarcerazione viene condannato a 30 anni. Mentre si trova nel braccio manicomiale per avere aggredito il lercio detenuto-spia-commerciante Rifki, Billy riceve la visita di Susan, e un gruzzolo di dollari. L’involontario assassinio del direttore Hamidou che, in risposta a un tentativo di corruzione, lo picchia e minaccia di sodomizzarlo, apre uno spiraglio per la fuga. E’ il 4 ottobre 1975.

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